domenica 17 febbraio 2019

UN PO' BEST, UN PO' RIVERA, MOLTO DELIKARIS

Gli anni 60 e 70 hanno rappresentato anche per il calcio un periodo di rottura con i costumi del passato, con l'anticonformismo inizia ad accattivare i più giovani ed a far inorridire i benpensanti e gli inguaribili bigotti.
Anche in Grecia in un periodo politico fortemente instabile, segnato dalla "Dittatura dei Colonnelli" e dalla seguente improba restaurazione della democrazia, non mancano personaggi che in qualche modo hanno allineato le lancette del tempo a quelle di buon parte dell'Europa occidentale.
Uno in particolare, Georgios Delikaris, si pone come uno degli esponenti di una nuova generazione di calciatori, fortissimi in campo quanto non allineati nelle scelte di vita.


Nato ad Atene e cresciuto nella realtà del Pireo tra sobborghi e porticcioli, muove i primi passi calcistici nell'Argonaut Piraeus formalmente come ala sinistra, ma in pratica agisce più o meno dove vuole, guidato solo dal suo talento ed in piena anarchia tattica.
La grande tecnica e la naturale facilità nel saltare in serie più avversari lo segnala all'attenzione dell'Olympiakos, autentico sogno per ogni giovane calciatore cresciuto nel comune portuale adiacente alla capitale.
Gli Erithrolefki si assicurano le prestazione del diciassettenne nel 1968, vincendo la concorrenza delle rivali ateniesi, versando all'Argonaut la somma di 1.050.000 GRP e trasferendovi, a quanto dicono le cronache dell'epoca, ben cinque giocatori.
Per Delikaris quella dell'Olympiakos è in assoluto una seconda pelle e ci mette davvero poco per finire nel giro della prima squadra, esordendo ufficialmente in campionato l'anno dopo nell'infuocato contesto del Toumba di Salonicco contro il PAOK.
Il suo stile di gioco è quanto di più spontaneo ci possa essere ed in campo incanta per facilità di dribbling ed inventiva, specializzandosi nel fornire passaggi geniali per i compagni, i quali gli perdonano volentieri qualche pausa e qualche atteggiamento sopra le righe.
I tifosi iniziano ben presto a idolatrarlo, in quanto sedotti dal suo atteggiamento in campo e dalla sua generosità, dimostrata nell'altruismo con la quale rinuncia a volta alla gloria personale in favore dei compagni e, soprattutto, nella tendenza a giocare anche acciaccato e vessato dagli interventi degli avversari.
A livello numerico segna poco per essere un giocatore offensivo, prediligendo però le realizzazioni spettacolari ed acrobatiche come quella di seguito.


Il gol in questione è segnato contro la Germania Ovest, rivale per la qualificazione all'Europeo del 1976: la compagine teutonica avrà la meglio su quella ellenica per un solo punto nel girone, dopo che i due scontri diretti si erano conclusi con altrettanti pareggi (2-2 e 1-1), Decisiva per la mancata qualificazione è la sconfitta che la Grecia patisce clamorosamente a Malta per 2-0, assolutamente inaspettata visto il divario della due squadre in campo.
Durante l'arco delle partite del girone Delikaris offre il meglio della sua arte calcistica, segnando inoltre in entrambe le sfide contro la Germania Ovest




Per la sua tendenza a fare assist più che segnare viene paragonato a Gianni Rivera dalla stampa ellenica, stregata anch'essa dalle sue giocate che valgono il paragone con il vincitore del Pallone d'Oro 1969.
La nomea di Rivera Greco gira anche tra la tifoserie biancorossa, per la quale il giovane calciatore è molto più di un idolo, meritevole di ottenere il perdono per qualsiasi cosa, anche per alcuni comportamenti poco professionali.


L'inguaribile predisposizione alle uscite fino a tarda notte e la sensibilità ai piaceri della vita lo porta all'accostamento con George Best, con il quale condivide anche la collocazione ideale in campo e la capacità di puntare e saltare il diretto opponente.
Sospinto dal forte ego e dalla stima dimostratagli dal tecnico Stjepan Bobek, decide di cambiare nel 1971 il numero di maglia, passando dal 7 all'iconico 10, volendo altresì dimostrare la sua qualità senza confini spaziali sul campo.
Il 1971 è un anno molto importante per la sua carriera, in quanto ottiene la sua prima presenza in nazionale contro l'Inghilterra a Wembley (sconfitta per 0-3), iniziando altresì il periodo di leva militare: il suo stile di vita e la sua mentalità mal si sposano con i dettami della coercitiva vita militare, attirando in tal senso le attenzioni non proprio positive della stampa per le punizioni e le multe ricevute.
La stessa predilige quindi il paragone con il giocatore del Manchester United unicamente per le abitudine fuori dal campo, le quali gli costano in più di una circostanza multe salate dalla società ed anche sospensioni dagli allenamenti e anche clamorose esclusioni da partite ufficiali.
I suoi rapporti con la società sono burrascosi anche in virtù del suo impegno per l'ottenimento di salari più elevati, che lo porta a disertare addirittura un allenamento quale clamorosa forma di protesta.
La dirigenza si trova in un'angusta situazione: da un lato il giocatore è l'idolo incontrastato dei tifosi, per giunta nominato capitano nel 1975 e ben visto anche dalla stampa estera, in virtù della eccezionali prestazioni in campo internazionale nelle coppe europee e con la nazionale. Dall'altro si ritrova un vero e proprio "piantagrane",  più volte ripreso per i sui atteggiamenti e sempre in polemica in virtù del suo ruolo di sindacalista all'interno dello spogliatoio.
Va aggiunto come alcuni dei dirigenti siano molto vicini al potere politico, con alcuni di essi che intrattengono stretti rapporti con la giunta militare, attenta a censurare in ogni modo ogni atteggiamo di libero pensiero e comportamento.
Delikaris vive tale tensioni con la massima serenità possibile, trascinando la squadra al successo in tre campionati ed in tre coppe nazionali, togliendosi a livello personale due grandissime soddisfazioni.


La prima è rappresenta dalla soddisfazione di essere invitato all'addio al calcio del grande Paul Van Himst, dove gioca in una selezione mondiale accanto a fenomeni del calibro di Johan Cruijff e Pelè.
Sempre legato ad un fuoriclasse del calcio mondiale è legato il secondo episodio, avvenuto durante una delle sfide tra Grecia e Germania Ovest del 1975; nel corso della stessa si permette di fare un tunnel a Franz Beckenbauer, il quale a fine match si complimenta pubblicamente per il suo grande talento.
Ogni stagione che passa però sembra continuare a buttare benzina sul fuoco, minacciando ad esempio nel 1975 di non giocare a causa della mancata autorizzazione del club al permesso matrimoniale prima di una sfida contro l'Atromitos.
Ancora, dopo una gara contro il Celtic, dove incanta il pubblico scozzese, non fa nulla per smentire le voci di un suo possibile trasferimento a Glasgow, gettando nella disperazione la tifoserie del Pireo.
La società stanca di tali atteggiamenti e in parte infastidita dai continui infortuni, secondo le malelingue talvolta inventati, decide di togliergli la fascia di capitano, per darla a Costas Aydinio.
E' l'inizio della fine del rapporto, con la dirigenza che arriva a sospenderlo per 6 mesi dopo che una visita medica smentisce l'infortunio da lui millantato; al tempo tesso Delikaris accusa i compagni di non passargli volutamente il pallone, sbottando letteralmente in una gara contro il PAOK dove arriva a gettare la maglia per terra ed a lasciare il campo.
Nelle stesso periodo sfoga le tensioni con il club in nazionale, giocando un'indimenticabile partita contro la Finlandia, quando con 2 reti e le classiche magiche intuizioni guida i Biancoazzurri al successo per 8-2. 
Tra alti e bassi e reciproche aperture il rapporto va avanti fino al 1978 quando dopo 226 presenze e 25 gol decide di abbandonare il Pireo per andare clamorosamente a rinforzare le file dei rivali storici del Panathinaikos.


Mentre i tifosi dell'Olympiakos restano sbigottiti per tale trasferimento, il nuovo legame tra l'istrionico giocatore e l'ambiente caro al Trifoglio inizia nel peggiore dei modi: la parte più calda del tifo verdebianco contesta decisamente il suo arrivo, mentre il giocatore si rivela pentito della scelta il giorno stesso in cui la stessa viene formalizzata  a livello contrattuale.
In campo il suo rendimento ne risente in modo tangibile e quando arriva la prima sfida contro l'Olympiakos chiede formalmente di non giocare, ricevendo in cambio la proposta di andare in panchina; non volendo in nessun modo giocare contro la sua amata squadra rifiuta di subentrare a partita in corso, rendendo pubblico il suo diniego allontanandosi da bordo campo e rientrando negli spogliatoi.
Il settore dei tifosi dell'Olympiakos gli tributa un'autentica ovazione, dimostrando come al netto di ogni polemica Delikaris resta il simbolo assoluto non solo di un gruppo di sostenitori, ma di un'intera generazione.
In tre anni con la maglia verde con il trifoglio mette insieme ben poche presenze (solo 35 in campionato), regalando ben poche soddisfazioni ed isolati sprazzi del suo immenso talento.
La più nota è la grande performance da lui offerta in Coppa Uefa contro la Juventus, quando con un gol e giocate strabilianti guida il Pana alla vittoria per 4-2.


Nell'ottobre del 1981, a soli 30 anni, quando tutti sono in attesa di nuovi eclatanti sviluppi, Delikaris prende la decisione più clamorosa possibile, vale a dire ritirarsi dal calcio giocato emarginandosi da qualsiasi successivo coinvolgimento calcistico e respingendo con veemenza le richieste di spiegazioni dalla stampa.
Paradossalmente solo qualche giorno prima di aver appeso gli scarpini al chiodo, aveva giocato la sua ultima partita in nazionale contro l'Italia, uscendo nel primo tempo per infortunio.


Molto si è detto e discusso sulle motivazioni che hanno portato Delikaris al ritiro anticipato, passando dalle sue difficoltà ad adattarsi ad un calcio sempre più atletico alla personale insoddisfazione per non essere riuscito ad imporsi come il suo talento gli avrebbe permesso.
Nel 2005 decide di apparire in pubblico in uno shop dell'Olympiakos, dichiarando pubblicamente di aver sbagliato ad andare al Panathinaikos, scusandosi per aver abbandonato quella che per lui era ed è molto di più di una squadra.
La risposta del pubblico? Lacrime, abbracci e cori a lui dedicati, perché non c'è Rivera o Best che possano sostituire nel cuore di un tifoso dell'Olympiakos il grande Giorgos Delikaris.




Giovanni Fasani



Fonte blessedfootball.blogspot.com

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