mercoledì 20 febbraio 2019

FAHAD AL AHMED AL SABAH L'EMIRO CHE SI SOSTITUÌ ALL'ARBITRO


21 giugno 1982: Paolo Rossi non è ancora “Pablito”, e quel giorno a Valladolid si gioca
la quarta sfida del gruppo D che oppone la Francia al Kuwait, capace quattro giorni prima, nella sua gara d’esordio nella massima competizione calcistica, di imporre un inatteso pareggio alla navigata Cecoslovacchia.
Questa volta non c’è partita: pochi minuti dopo l’inizio del secondo tempo i francesi vincono agevolmente per 3-0 grazie alle reti di Genghini, Platini e Six, mentre almeno la nazionale mediorientale riesce, a un quarto d’ora dalla fine, a segnare il punto della bandiera con un gol dell’attaccante Al Buloushi, scatenando un pittoresco balletto di tifosi e sceicchi in tribuna.



La pratica è comunque archiviata. Ma Alain Giresse, al minuto 78, segna il 4-1, ed ecco che una partita buona solo per gli almanacchi si ritaglia un posto nella leggenda.
È lì che entra letteralmente in scena Al Ahmed Al Sabah, fondatore del Comitato Olimpico del Kuwait e al tempo presidente della Federazione calcistica del suo Paese, invadendo il terreno per sostituirsi all’arbitro.



Convinti di avere sentito un fischio dell’arbitro (ma il fischio arrivava dalle tribune), i giocatori del Kuwait si fermarono, Giresse segnò una rete perfettamente regolare e tutto sembrò chiudersi lì.
Non per lo sceicco che prima, in un conciliabolo a distanza con i dirigenti federali che sedevano in panchina - assieme al ct Carlos Alberto Parreira - fece segno di ritirare la squadra, poi stupendo tutti scese la gradinata dello stadio Zorrilla per conferire direttamente con l’arbitro, il russo Miroslav Stupar.
“Aspettate, ora scendo io”, mimò, ed eseguì. La partita restò interrotta per nove minuti con il campo, tra militari della Guardia Civil, giocatori, ufficiali, tecnici e fotografi, invaso da una sessantina di persone. Ad Al Ahmed Al Sabah, padre-padrone del calcio in Kuwait e dunque abituato al decisionismo, parve normale: se quel Mondiale si fosse disputato nella sua patria, probabilmente avrebbe requisito il pallone e mandato tutti a casa.
Ma alla fine, in effetti, anche allora decise lui: l’arbitro Stupar, evidentemente intimorito o forse semplicemente troppo poco sereno per far valere la propria autorità, annullò così una rete regolarissima, e quando lo sceicco tornò in tribuna applaudendo
toccò ai giocatori francesi e al loro ct Hidalgo lamentarsi, non tanto dell’annullamento del gol quanto delle modalità piuttosto inconsuete. Il 4-1 arrivò poi all’ultimo minuto della gara, grazie a un gol di Maxime Bossis. Quel Francia-Kuwait fu l’ultima gara diretta ai Mondiali da Stupar: la Fifa, subito dopo, lo radiò dalle competizioni internazionali, e la sua carriera cominciò un rapido declino.



Meglio andò allo sceicco, che venne sanzionato con una multa di 5mila sterline, una cifra a quel tempo decisamente elevata, ma risibile in confronto alle sconfinate ricchezze della famiglia reale del Kuwait e di quelle personali dello stesso Fahad, che qualche anno più tardi sarà poi rieletto - ma sarebbe meglio dire riacclamato - alla guida della Federazione. Quella dello sceicco fu la prima invasione di campo “umana” ai Mondiali, tuttavia non fu in assoluto la prima curiosa invasione nella storia del torneo iridato.
L'Emiro morì in circostanze tragiche e cioè quando l’Iraq di Saddam Hussein, nella notte fra l’1 e il 2 agosto 1990, invase il Kuwait dando di fatto inizio alla prima guerra del Golfo, migliaia di soldati iracheni vennero diretti all’aeroporto di Kuwait City per prenderne possesso.
La British Airways, nonostante il deterioramento della situazione politica lo sconsigliasse, decise comunque di operare il volo 149 da Londra a Kuala Lumpu con scalo previsto proprio a Kuwait City. Si rivelò un drammatico errore: da lì, l’aereo non ripartì più, i 367 passeggeri e i 18 membri dell’equipaggio vennero presi in ostaggio. Molti non furono liberati prima di diverse settimane. Ma, fra tutti, un passeggero venne immediatamente identificato e ucciso dalle milizie di Saddam, che poi del suo corpo fecero pubblico scempio. Si trattava di un membro della famiglia reale del Kuwait, il fratello dell’Emiro proprio lo sceicco Fahad Al Ahmed Al Sabah.
Così finì la vita di un uomo che, otto anni prima, era entrato di diritto nella storia dei Mondiali. Già, perché pur non essendo un calciatore, un allenatore e nemmeno un arbitro, lo sceicco Fahad rimane il protagonista assoluto di uno degli episodi più controversi - e francamente più farseschi - mai avvenuto in un Campionato del Mondo.



Danilo Crepaldi

 

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