martedì 10 aprile 2018

ANASTOPOULOS E LA DANNATA ITALIA

Grazie alla promozione in serie A ottenuta nella stagione 1977/1978 l'Avellino regala a tutta l'Irpinia il massimo splendore calcistico della storia, contribuendo alla formazione di giovani talenti italiani ed alla proposta di più o meno validi giocatori stranieri.
Con la riapertura delle frontiere ed il successivo aumento del numero di calciatori esteri, la squadra, passata in corso d'opera all'indimenticabile presidente Antonio Sibilia, attinge volentieri al bacino estero per portare in biancoverde buoni giocatori così come qualche inevitabile meteora.
Nell'estate del 1987 la dirigenza irpina decide di affiancare all'affabile attaccante tedesco Walter Schachner un attaccante di grande livello europeo, in grado con i suoi gol di garantire la solita salvezza tranquilla e, magari, anche qualcosa in più dell'ottavo posto della stagione precedente.
La scelta cade sul prolifico centravanti greco Nikos Anastopoulos, ventinovenne attaccante dell'Olympiakos ritenuto numeri alla mano un portentoso realizzatore, tanto da essere valutato 500 milioni di lire.


 
Contrariamente alla alte aspettative, pagherà un mancato quanto clamoroso adattamento al nuovo contesto calcistico, diventando involontariamente un negativo simbolo della retrocessione dei Lupi.


A dire il vero gli esordi sono confortanti, quasi trionfali, dal momento che l'attaccante ellenico segna una doppietta contro la Sambenedettese ed il gol decisivo contro il Piacenza durante il girone di qualificazione inziale della Coppa Italia.
In campionato invece il rendimento è negativo, tanto che nelle 16 partite disputate non arriva neanche un gol, ma bensì un cartellino rosso nella gara con l'Inter che gli costa ben 3 giornate di squalifica.
Anastopoulos viene considerato inadeguato al torneo italiano, subendo pesanti critiche dalla stampa, finendo anche per essere accantonato nel concitato finale di stagione da Eugenio Bersellini, che nel frattempo era subentrato in panchina a Vinicio.
Paradossalmente la sua parabola italiana mostra una andamento simile a quello dello juventino Ian Rush, al quale è accomunato anche dal baffo d'ordinanza.
Proprio come il centravanti gallese, il giocatore nativo di Atene può vantare una prestigiosa carriera in patria, dove ancora oggi è considerato un autentico mito, grazie alla marea di gol realizzati.
Dal punto di vista numerico basterebbe forse segnalare come ancora oggi sia il miglior realizzatore di tutti i tempi della nazionale greca, con 29 reti in 75 apparizioni.
In tale storica classifica precede attaccanti dal "gol facile" come Aggelos Charisteas, Dīmītrīs Saravakos o Dīmītrios Mimīs Papaïōannou, riservandosi un posto di riguardo nella storia del calcio ellenico.
Sempre in relazione allo stesso contesto viene ricordato come l'autore del primo gol della Grecia in un Europeo: nel 1980 la nazionale allenata da Alketas Panagoulias partecipa al torneo ospitato dall'Italia, pareggiando contro la Germania Ovest e perdendo contro Olanda e Cecoslovacchia.
Nella sconfitta per 3-1 contro la squadra di Antonín Panenka arriva l'unica rete segnata nel torneo, ad opera come anticipato del baffuto attaccante dell'Olympiakos.



Ad ulteriore riprova delle sue doti realizzative vi sono i gol segnati con la squadre di club,  nel periodo pre e post Avellino.
Una volta rientrato dall'Italia, infatti, Anastopoulos gioca una stagione nel Panionios, prima di fare ritorno all'Olympikos, con il quale terminerà la carriera nel 1994, dove un'annuale esperienza con l'Ionikos.
Le 199 reti segnate in 442 presenze sono un bottino di altissimo livello, così come i 4 titoli di capocannoniere del campionato conquistati nella prima parte della carriera spesa in patria.
Addirittura nel 1983 le 29 reti realizzate gli valgono il terzo posto nella Scarpa d'Oro, vinta dal portoghese Fernando Gomes, a conferma di un'eccelsa capacità realizzativa quantomeno nei confini nazionali.
In tale contesto il suo fiuto del gol ed il suo ampio campionario di segnature lo rendono un incubo per tutte le difese avversarie, molte volte beffate da tocchi ravvicinati o da improvvise girate a rete.
Se a livello nazionale tali doti e tali reti sono decisive per svariati successi a livello di collettivo, nel contesto internazionale la bassa competitività del calcio ellenico lo priva della stessa visibilità.
Il Panionios e l'Olympiakos non vanno quasi mai oltre il secondo turno di qualificazione nelle coppe europee, come confermano le sole 33 presenze di Moustakias (il Baffuto) sommando tutte le partecipazioni.
E' pur vero che le reti realizzate nelle suddette apparizioni sono 17, quantitativo statisticamente molto buono, ma che non si abbina a soddisfazioni a livello di squadra, mancando storicamente anche l'occasionale "cavalcata europea" che saltuariamente caratterizza anche squadre di modesto blasone.
Pur non rappresentando un esempio in termini di stile calcistico o tecnica di base, Anastopoulos eccelle nelle tipiche doti di attaccante d'area, dove il fisico compatto e solido lo rendono eccellente anche nelle soluzioni aeree, dove il grande tempismo ed i tagli sul primo diventano un'autentica specialità.

 

 
Una sua peculiarità sono i rigori calciati con la classica Paradinha, vale a dire rallentando ad arte la rincorda per disorientare il portiere per poi spiazzarlo inesorabilmente.
Il profilo è quindi quello del tipico attaccante delle sua epoca, scaltro e freddo nei pressi della porta, così come i numeri sono a confermare una notevole e duratura capacità realizzativa.
Quindi cosa non ha funzionato ad Avellino?
Probabilmente possono aver influito le differenza culturali tra Grecia ed Italia, in un'epoca che precedeva di qualche anno la creazione dell'Unione Europea volta a favorire la mobilità tra paesi.
Considerando il solo contesto calcistico non si può non rimarcare un livello superiore del calcio italiano, principalmente riguardo il versante tattico e l'efficacia difensiva, da sempre fiore all'occhiello del nostro movimento.
Non entrando nel merito dell'approccio personale del giocatore, può quindi passare il messaggio che il valore dello stesso fosse sotto lo standard che la nostra serie A imponeva.
Probabilmente il salto è stato imponente, ma non vanno sottovalutati gli anni spesi al Pireo e a mettere a punire tassativamente ogni difesa greca.
Se è vero che la verità sta nel mezzo un giudizio complessivo ed equo dovrebbe tenere conto degli alti e bassi della carriera, tracciando il profilo di un buon attaccante.
Troppo facilmente gli stranieri infelicemente protagonisti nel nostro campionato vengono etichettati come bidoni, ma per Moustakias tale aggettivo è ingiusto e storicamente offensivo.






Giovanni Fasani

 

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