mercoledì 21 febbraio 2018

PIET E IL TABACCAIO

Per ragioni più o meno volontarie vi sono persone che entrano nella nostra vita in momenti decisivi della stessa, creando più o meno direttamente scombussolamenti e ahimè, conseguenze negative per il diretto interessato.
A livello sportivo la storia ci tramanda ataviche rivalità, laddove due atleti si contendono in modo acerrimo una vittoria o addirittura la supremazia in un'intera disciplina.
La contesa però può vedere opposti anche compagni della stessa squadra, o perché no dello stesso ruolo, con una più o meno velata ambizione di avvantaggiarsi sul rivale ed ottenere la titolarità di una maglia.
Se chiediamo al portiere olandese Piet Schrijvers chi sia il suo incubo calcistico senza ombra di dubbio risponderebbe Jan Jongbloed .



All'origine di tutto vi è il mai banale ruolo di portiere al quale il giovane Pieter Schrijvers inizia a dedicarsi all'inizio degli anni '60, inizialmente a livello dilettantistico, fino a che non viene tesserato dal DWS di Amsterdam, club nel quale affina e completa le sue qualità tecnico/fisiche.

Nonostante a prima vista non abbia la tipica fisionomia del portiere, sopperisce ad un evidente eccesso di peso con l'estremo coraggio con il quale respinge anche le conclusioni più ravvicinate.
La massiccia corporatura viene appunto usata come un vantaggio, identificandolo come un autentico muro per l'avversario che si trova a calciare verso la porta.
Inizialmente la sua tecnica di base è approssimativa e lo stile non è impeccabile, ma l'efficacia delle sue parate è altissima: Schrijvers respinge indistintamente con mani e piedi, talvolta anche con parti meno idonee, concentrandosi unicamente sul respingere la conclusione avversaria, mettendo in mostra in tal senso un'inaspettata agilità.
Tra i pali non è propriamente un gatto, ma nel corso del tempo affina anche tale ambito, arrivando a raggiungere quella straordinaria efficacia che sembra essere la sua caratteristica principale.
Grande talento lo dimostra invece nei calci di rigore: con pazienza attende fino all'ultimo per scegliere un angolo e molte volte tale tendenza si rileva vincente, andando a vincere la diretta sfida con il battitore.
Sono queste qualità che convincono la squadra di Amsterdam a puntare su di lui, anche se inizialmente come dodicesimo; il titolare è proprio Jongbloed, che appare per la prima volta nella carriera di Schrijvers.
Sono ovviamente sporadiche le possibilità di mettersi in mostra e nei tre anni trascorsi con il DWS vede il collega di ruolo scendere in campo con maggiore continuità.
Jongbloed sulla carta non è nemmeno un professionista e la sua attività risulterebbe quella di gestore di una tabaccheria. Inoltre vive come un vero passatempo il proprio ruolo, nel quale non sembra evidenziare particolare talento, se non per un'interpretazione "moderna" dello stesso.
Si crea un inevitabile dualismo tra i due, con l'allenatore Leslay Talbot che decide di puntare sull'esperienza di Jongbloed, lasciando sostanzialmente libero il più giovane estremo difensore, in parte limitato anche dai postumi temporanei di un incidente automobilistico.
Nel 1968, a 22 anni compiuti, per Schrijvers si apre però la possibilità di trasferirsi al Twente, il cui allenatore, Rijvers Kees ha apprezzato ampiamente la sua concretezza tra i pali, ritenendolo il portiere del futuro nel contesto olandese.



I Tukkers sono una squadra di medio livello in Eredivisie, ma conta sulla crescita di giovani calciatori per fare un salto di qualità e guadagnarsi con costanza l'accesso all'Europa.
L'apporto di Schrijvers è di altissimo livello, diventando un punto di forza della squadra, confermando in pieno quei progressi che la sua esuberanza fisica lasciavano intravedere.
Nel 1971 avviene anche il suo esordio con la nazionale olandese in un'amichevole giocata contro la Scozia; il commissario tecnico Rinus Michels lo stima molto, ma come titolare continua a preferirgli Jan Van Beveren, di due anni più giovane e ritenuto uno dei talenti più fulgidi a livello europeo.
Pur non arrivando vittorie di rilievo, con il Twente si toglie la soddisfazione di arrivare costantemente a ridosso della grandi del calcio olandese, grazie soprattutto ad un'eccezionale solidità difensiva.
Apice in tal senso è la stagione 1971/1972 quando i gol incassati sono solamente 13 in trentaquattro partite, con il venticinquenne portierone che guida una difesa dove eccellono elementi quali Kees Van Ierssel, Epi Drost e Willem de Vries.
Con la stessa solidità l'anno successivo la squadra arriva fino alla semifinale di Coppa Uefa, venendo estromessa dal fortissimo Borussia  Mönchengladbach, perdendo entrambe le partite.
L'anno dopo il Twente si gioca fino alla fine la vittoria del campionato, arrivando a soli due punti dal Feyenoord campione.
Il 1974 è però l'anno dei Mondiali in Germania Ovest, nei quali l'Olanda ritorna a prendervi parte dopo l'edizione del 1938, terminata immediatamente per mano della Cecoslovacchia.
Schrijvers  ha avuto la possibilità di scendere in campo due volte durante le qualificazioni e, appreso dell'infortunio di Van Beveren, prende coscienza della possibilità di essere il portiere titolare degli Orange durante la rassegna.
Ma ancora una volta si imbatte nel suo "rivale" Jongbloed: Michels, con l'intercedere più o meno celato di Johan Cruijff, predilige il portiere in forza all'FC Amsterdam per la sua abilità a giocare con i piedi ed al suo modo spavaldo di interpretare il ruolo.
L'idea del Calcio Totale parte proprio dal considerare l'estremo difensore come un vero e proprio giocatore di movimento, punto di partenza per la costruzione della manovra ed ipotetico libero in una posizione avanzata in fase di non possesso.
Schrijvers si deve ancora una volta accomodare in panchina vedendo la magnifica Arancia Meccanica perdere la finale contro la Germania Ovest padrona di casa.



A consolarlo per la delusione arriva il passaggio all'Ajax, non più l'armata invincibile di stampo europeo, ma ancora fortemente competitiva a livello nazionale.
Ci mette poco il corpulento portiere a farsi apprezzare dal pubblico del De Meer, grazie all'alto rendimento ed a partite dove sembra realmente imbattibile, come in quella riportata di seguito contro il PSV.


Due anni più tardi arriva finalmente la possibilità di essere il numero uno dell'Olanda in un grande torneo, vale a dire l'Europeo in Jugoslavia.
L'Olanda fallisce però l'appuntamento con la vittoria, venendo sconfitta in semifinale dalla Cecoslovacchia ed ottenendo un dignitoso terzo posto battendo i padroni di casa nella "finalina".
Schrijvers vuole però giocare un Mondiale e l'occasione arriva due anni dopo, quando l'Olanda vola in Argentina per rifarsi della delusione del 1974.
Non c'è più Cruijff, ma la rappresentativa è comunque di alto livello, con il tecnico Ernst Happel che decide di confermare proprio il portiere dell'Ajax come titolare.
Quest'ultimo difende con profitto la porta nelle gare contro Austria (5-1) e Germania Ovest (2-2) fino ad arrivare al 21' della partita con l'Italia, quando un infortunio lo costringe ad uscire dal campo.
E chi potrà mai essere il suo sostituto? Ovviamente Jan Jongbloed, il quale nuovamente torna nell'undici titolare giocando anche la finale contro l'Argentina, essendo il problema fisico di Schrijvers non risolvibile nell'immediato.
Sono in molti ancora oggi a ritenere che il forzato avvicendamento tra i pali abbia penalizzato l'Olanda, dal momento che il trentottenne estremo difensore  risulta quantomeno rivedibile in almeno due dei tre gol.
I successi ottenuti con l'Ajax (5 campionati e due Coppe d'Olanda) mitigano in parte un rapporto con la nazionale tormentato, dove la preferenza verso il rivale/amico Jongbloed e un po' di sfortuna gli hanno impedito di passare alla storia come il portiere della grande Olanda del Totaalvoetbal.
Rammarico che non si attenua neanche al pensiero del brillante finale di carriera speso con la maglia dello Zwolle, con il quale termina la carriera nel 1985.


Resta il ricordo di un portiere "vecchia scuola", magari scarsamente adattabile alla rivoluzione calcistica in atto durante la sua attività, ma sicuramente talmente efficace ed affidabile da giocare fino a trentanove anni.
Nel mezzo quaranta presente in nazionale, anche se a suo dire mancherebbero quelle che avrebbe giocato molto volentieri...




Giovanni Fasani

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