sabato 24 febbraio 2018

E SE CI FOSSE STATO EL TARASCA?

La finale del Mondiale 1930 tra Uruguay ed Argentina rappresenta quanto di meglio il calcio potesse offrire sotto ogni punto di vista, per qualità dei giocatori ed avanguardia tattica complessiva.
A conferma dell'egemonia del calcio Platense vi è anche la finale dei Giochi Olimpici di due anni prima, disputata sempre tra Celeste ed Albiceleste.
In entrambe le occasioni è il leggendario Uruguay del capitano José Nasazzi ad aggiudicarsi il titolo, al termine di autentiche battaglie, nobilitate dalle giocate di autentici fenomeni dell'epoca.
Nell'Argentina nelle due partite vi è una profonda differenza, legata alla presenza di un fenomenale realizzatore, trascinatore con 11 reti ad Amsterdam nel 1928, ma clamorosamente assente a Montevideo nel 1930.
Stiamo parlando di Domingo "El Tarasca" Tarasconi, eccellente attaccante del Boca Juniors, al tempo uno dei migliori prospetti di tutto il Sudamerica.


Affermare che l'esito della finale del Mondiale potesse avere esito diverso con la sua presenza è, ovviamente azzardato; non va infatti trascurato come la selezione argentina potesse ovviare alla sua assenza con elementi quali Manuel Ferreira, Guillermo Stabile, Francisco Varallo e Carlos Peucelle.

Ancora oggi tali nomi trovano spazio nella assoluta eccellenza storica del calcio argentino, lasciando al mero campo delle ipotesi la possibilità di inserire un altro elemento in una linea di Delanteros di tale livello.
El Tarasca ha però alle spalle una storia calcistica di altissimo livello, legata appunto agli Xeneizes, con i quali esordisce nel 1921 iniziando da subito a segnare con strepitosa continuità.
Fino al 1930 le statistiche riportano 185 reti in 208 partite ufficiali, numeri impressionati che valgono il successo in ben 9 tornei di vario livello, per la gioia infinita del pubblico dell'Estadio de Brandsen y Del Crucero.
Tarasconi è un attaccante dal tiro potentissimo, un'autentica sentenza quando decide di calciare dalla corta-media distanza, mettendo in mostra doti di smarcamento ed un senso del gol notevoli.
Anche fuori dall'area di rigore si fa valere in virtù della grande corsa e dalla grande resistenza fisica, rendendolo a tutti gli effetti un attaccante completo.
Come altri contemporanei è un po'restio a colpire di testa, per paura di scombinare la sempre perfetta acconciatura, il centravanti nativo di Buenos Aires è per molti il miglior attaccante del campionato argentino ed i cinque titoli di capocannoniere fungono da innegabile conferma.
La sua fama spinge anche il leggendario Carlos Gardel ad inserirlo nel 1928 nel testo del tanga "Patadura",  risaltandone la capacità realizzativa con la frase "Hacer como Tarasca, de media cancha un gol".


I consensi superano quindi i confini Xeneizes per estendersi a tutto il territorio argentino, visto il suo ingresso nel giro della nazionale già nel 1922, quando  a soli 19 anni si affaccia al calcio professionistico.
Stranamente dopo l'esordio avvenuto il 10 dicembre 1922, guarda caso contro l'Uruguay, impiega 12 partite per trovare il suo primo gol con l'Albiceleste: trova infatti la rete nel match  contro il Paraguay nel Campeonato Sudamericano del 1925, vinto proprio dall'Argentina.
La seconda arriva contro il Cile nel torneo dell'anno successivo, questa volta conclusa al secondo posto alle spalle dei rivali dell'Uruguay
Dopo un anno di assenza dalle convocazioni Tarasconi viene incluso nelle rosa dei partecipanti ai Giochi Olimpici, trovando proprio in territorio olandese la consacrazione internazionale e l'apice della sua carriera.


L'attaccante del Boca parte a razzo segnando 4 reti nella vittoria per 11-1 contro gli Stati Uniti agli ottavi, per poi ripetersi con un altro straordinario poker contro il Belgio, in un'appassionate vittoria per 6-3.
Tarasconi si "limita" ad un tripletta in semifinale contro il sorprendente Egitto, regolato con un perentorio 6-0 che apre la strada alla finalissima contro l'Uruguay.
Come anticipato sarà quest'ultimo a laurearsi campione olimpico, con El Tarasca che non riesce a segnare al grande portiere Andres Mazali.
La delusione per la mancata vittoria non mette in ombra le prestazioni in quello che è il torneo più importante per nazioni in attesa della nascita della Coppa Rimet.
L'anno 1929 è però un anno tormentato a causa di un brutto infortunio al ginocchio, che lo costringe a saltare buona parte del campionato con il Boca Juniors (solo 6 presenze) e ad assistere da spettatore alla vittoria dell'Argentina nel Campeonato Sudamericano, per il quale viene comunque convocato.
Con la nazionale gioca l'ultima partita sempre con l'immancabile Uruguay nel giugno dello stesso anno, venendo poi accantonato per sempre alla luce di un'integrità fisica incerta e della forte concorrenza nel ruolo.
Non è dato sapersi se tale decisione dipenda solo da tale ragione, ma è indubbio come, dopo uno ottimo campionato disputato nel 1930, le sue prestazioni inizino repentinamente a deperire.
Resta ancora due anni al Boca mettendo insieme 28 partite segnando 8 reti, utili a portare il suo totale a 193, salvo tentare l'avventura con il Newell's Old Boys, arrendendosi poco dopo e con solo due apparizioni in tutto.
Neanche il passaggio alla Lega Amatoriale nelle file del General San Martin, dove in effetti il suo talento superiore fa la differenza, inducendolo ad un clamoroso ritorno nel massimo campionato con l'Argentinos Juniors.
Sono però sufficienti 8 partite senza gol per convincerlo definitivamente che sia arrivata ll'ora di terminare la carriera, splendida ed entusiasmante fino al 1929.

 
Rispondere alla domanda del titolo è pretenzioso e fortemente arbitrario, nonostante numeri e fama del periodo possano far aumentare il rammarico per non averlo visto all'opera al Mondiale.
L'exploit del 1928, in quella che ai tempi era l'apice calcistico mondiale, lo tramanda alla leggenda, così come i portentosi numeri realizzativi messi a segno con il Boca.
Nella Hall of Fame del club gialloblu il suo nome è inserito a caratteri cubitali, quale quarto marcatore di tutti i tempi e quale eccezionale giocatore nei gloriosi anni'20.






Giovanni Fasani

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