domenica 17 dicembre 2017

CI SONO DUE CINESI A BELGRADO ....

La recente nuova politica cinese a favore dello sviluppo del calcio ha di fatto riacceso i riflettori internazionali sul suddetto campionato, grazie principalmente agli ingenti investimenti messi in atto per attrarre campioni o presunti tali.
Volente o nolente la Cina è diventata uno dei massimi riferimenti per la carriera di un giocatore, al momento con finalità prevalentemente economiche, ma con la previsione di rivaleggiare con Europa o Sudamerica in termini di competitività e blasone (per maggiori informazioni in tal senso consigliamo "Il Sogno Cinese" di Nicholas Gineprini e "Storia Del Calcio Cinese" di Marco Bagozzi e Andrea Bisceglia).
Precedentemente l'interesse verso il calcio nello stato asiatico ha seguito un andamento incostante con picchi massimi seguiti da momenti di scarsa attrazione, direttamente proporzionali alle politiche socio-economiche perseguite dall'apparato governativo.
Negli anni '80 ad esempio si è verificato un flusso inverso a quello attuale, con talenti cinesi acquistati da club europei, anche di alto livello.
Accanto ai trasferimenti di Xie Yuxin allo Zwolle e di Gu Guangming al Darmstadt, nel 1987 il Partizan Belgrado acquista due giocatori cinesi rispettivamente dallo Shanghai Team e dal Bayi: parliamo dell'attaccante Liu Haiguang e Jia Xiuquan, autentici apripista in grado di piazzare lo stato del Dragone Rosso sulla cartina calcistica mondiale.



Entrambi approdano nel campionato jugoslavo nel gennaio del 1987, pagando inevitabili difficoltà di ambientamento, ma vivendo la stessa esperienza in modo leggermente diverso.
Il primo può essere definito come uno dei migliori attaccanti cinesi di tutti i tempi, in virtù di un fiuto del gol e di una completezza tecnica che gli permette ampia visibilità nel continente asiatico.
Sono soprattutto i suoi gol con la nazionale (20 in 58 partite) a segnalarlo nel vecchio continente, gettando le basi per il suddetto passaggio nella Prva Liga per vestire la maglia del Partizan.
Le due stagioni passate con i Crno-beli lo vedono impiegato con il contagocce, giocando solamente sei partite in campionato e trovando saltuariamente spazio anche nelle coppe europee, così come nella coppa nazionale.
La concorrenza rappresentata principalmente da Slađan Šćepovi, Nebojša "Uške" Vučićević e Fadil Vokri è in gran parte la causa dello scarso utilizzo, a dispetto del grande entusiasmo e dell'immensa grinta messa in campo dal venticinquenne attaccante cinese.
Il suo nome figurerà tra i vincitori della coppa nazionale nella stagione 1988/1989, senza però poter giocare la trionfale finale vinta per 6-1 contro il Velez Mostar.
Nella stessa estate fa ritorno in Cina sempre nella file dello Shanghai Team, distinguendosi sempre per le notevoli doti di realizzatore.


Con l'acquisto di Jia Xiuquan il Partizan fa suo quello che può essere definito come il miglior difensore del calcio cinese, soprattutto alla luce dell'eccezionale Copa d'Asia giocata nel 1984.
Durante tale torneo viene eletto miglior giocatore, trovando anche la rete in tre occasioni che gli valgono il titolo di capocannoniere del torneo in coabitazione con Shahrokh Bayani e Nasser Mohammadhtani.
Tale evento rappresenta una piacevole eccezione in una carriera che lo vede così avvezzo alla segnatura; valgano come esempio le 9 reti totali in nazionale in 55 apparizioni.
Leader e capitano della rappresentativa cinese, è proprio grazie al suo carisma che il Partizan decide di metterlo sotto contratto nel 1987.
i due allenatori avvicendatisi in panchina,  Milutin Šoškić e Momčilo "Moca" Vukotić, gli concedono una discreta fiducia, anche se non risulta mai essere una prima scelta in senso assoluto.
Difficile per lui scalzare due giocatori del calibro di Vladimir Vermezović e Darko Milanič, in assoluto i due difensori maggiormente affidabili della rosa bianconera.
Con Vukotić ha la possibilità di giocare anche in Coppa Uefa, così come di giocare qualche partita nei turni di eliminazione della Coppa nazionale, non prendendo però parte al vittorioso atto finale.
Così come il connazionale fa ritorno nel 1988 in patria, per poi approdare successivamente anche nel neonato campionato giapponese, per giocare con il Gamba Osaka.


Probabilmente risulterebbe troppo semplicistico etichettarli come meteore, sottovalutando in tal senso la portata e l'eccezionalità del vedere due calciatori cinesi giocare in Europa negli anni '80.
Le differenze culturali e la provenienza da un contesto calcistico brullo in termini di dettami tecnico-tattici, con l'aggravante di non aver avuto una storia calcistica recente, sono cause decisive per la parzialità del loro impiego.
La loro storia è però la prova provata di un movimento calcistico in grande ascesa, con la partecipazione al Mondiale 2002 come apice assoluto e punto di partenza per un'ulteriore seppur difficoltosa crescita.
Noi italiani siamo soliti associare il calcio cinese al nome di Ma Ming Yu, primo ed unico calciatore della Jia-A League ad aver militato nel nostro campionato, per giunta senza essere mai sceso in campo in campionato e lasciando solamente una serie di tendenziose leggende metropolitane.
Storie come quella di Liu Haiguang e Jia Xiuquan spiegano in parte perché la Cina è destinata a diventare un ambito di riferimento primario nell'universo pallonaro.
Il Gigante si è svegliato, anche grazie ai pionieri come i suddetti calciatori, espressione di un entusiasmo mai assopito ed ora più che mai motore volto a cambiare il futuro del calcio.



Giovanni Fasani


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