sabato 30 luglio 2016

IL DEPOR DIVENTA SUPER

Con il basco Javier Irureta in panchina il  Deportivo La Coruna ha toccato l'apice assoluto in termini di prestigio e risultati, arrivando ad essere conosciuta in tutta Europa.
In tutto il continente si comincia a parlare di Super Depor, grazie alle splendide prestazioni della compagine biancoblu in Champions League, esemplificate dai due quarti di finale ottenuti nel 2001 e nel 2002 e dalla semifinale centrata nel 2004.
Proprio in quest'ultima edizione la squadra galiziana fa valere il proprio valore tecnico/tattico anche contro le squadra italiane, eliminando nell'ordine la Juventus ed il Milan (quest'ultimo rimontando clamorosamente in casa il 4-1 subito a San Siro).
Il Porto futuro vincitore della competizione mette fine alle velleità degli spagnoli, ma negli occhi di tutti gli appassionati resta il gioco intenso e metodico del Super Depor, riconosciuto da tutti come un modello da seguire.
Tutto però ha inizio nella stagione 1999/2000 quando Irureta guida il Deportivo al suo primo e finora unico titolo nazionale, forgiando ed implementando una squadra dove talento e disciplina tattica si sposano alla perfezione


Il tecnico nativo di Irun propone un 4-2-3-1 a prima vista complesso, ma estremamente pratico sul campo, dove l'acume tattico dei singoli gioca un ruolo chiave nel successo del collettivo.
Irureta è consapevole di pagare qualcosa dal punto di vista difensivo, quindi protegge la difesa con due mediani "puri", lasciando alle tre mezzali il compito di creare gioco per l'unica punta di ruolo proposta.
Il Deportivo gioca a gran ritmo, pressando in modo sistematico in fase di non possesso, dove ogni giocatore ha il proprio compito e la propria zona di riferimento, al fine di ribaltare il prima possibile l'azione.
Infortuni ed alcuni momenti di difficoltà mettono a nudo qualche problema difensivo (40 le reti subite), ma non minano la sicurezza della squadra e la qualità del gioco espresso, che si concretizza in 21 vittorie e 66 gol realizzati.
Tra i pali il camerunese Jacques Celestine Songo'o  assicura un costante rendimento, abbinando le notevoli doti acrobatiche fornitegli da madre natura ad una solida  esperienza maturata principalmente in Francia.
La linea difensiva viene schierata a zona, con un'applicazione sistematica del fuorigioco, dove elementi quali Noureddine Naybet e Donato Gama da Silva eccellono per tempismo e capacità di guidare i movimenti della linea.
Donato, con un ottimo passato da centrocampista anche nelle file dell'Atletico Madrid, è un giocatore di 37 anni atleticamente rivedibile, ma dotato di un senso della posizione innato.


Proprio questa sua straordinaria capacità gli ha permesso di tramutarsi in centrale difensivo a La Coruna, ergendosi ben presto come leader assoluto del pacchetto arretrato.
Non potendosi permettere "duelli" diretti con gli attaccanti avversari, Donato è efficacissimo nel mettere in offside gli stessi, così come negli interventi in seconda battuta.
Schierato saltuariamente nel vecchio ruolo di mediano, realizza 3 reti nella stagione in corso, una della quali nel match contro l'Espanyol che vale la conquista del titolo.
Nonostante i limiti fisici giocherà fino a 41 anni, mantenendosi sempre competitivo grazie alla proverbiale capacità di anticipare sempre la giocate delle punte opponenti.
Più fisico è invece il marocchino Naybet, il quale si integra al meglio con il compagno di reparto brasiliano, mostrandosi inoltre molto efficace nel gioco aereo.
Molto più di un alternativa è il ruvido argentino Gabriel Schürrer, giocatore dal grande temperamento e dalla notevole solidità difensiva.
Sulle fasce Irureta vuole elementi dotati di grande corsa, in grado di accompagnare costantemente l'azione offensiva, sovrapponendosi con continuità alle mezzali di riferimento.
Manuel Pablo ed Enrique Romero assolvono in pieno a tale funzione, con il primo che diventa un simbolo delle spirito indomito della squadra, facendosi ammirare per continue quanto ficcanti azioni offensive.
Sulla destra fornisce buone prestazioni il giovane argentino Lionel Scaloni, che diventerà titolare nelle stagioni a venire.
Determinanti per gli equilibri della squadra sono i due mediani davanti alla difesa, chiamati a dare copertura ed a sostenere fisicamente e tatticamente i 4 giocatori deputati all'azione offensiva.
Mauro Silva è il classico giocatore capace di essere sempre al posto giusto, dimostrando un senso tattico magistrale ed un'intelligenza calcistica sbalorditiva.


Il calciatore brasiliano, definito da Arrigo Sacchi "un fenomeno", è un giocatore poco appariscente, ma in grado di dare grande sostanza al centrocampo, puntellando al meglio la zona mediana e garantendo altresì un'ottima circolazione di palla.
Completa la coppia l'altro brasiliano Flávio Conceição, centrocampista estremamente concreto, in grado di leggere con tempismo ogni azione di gioco, garantendo inoltre grande corsa e fisicità nella zona nevralgica del campo.
Nella stagione in questione realizza anche 4 reti, mettendo in mostra doti di inserimento fino al momento mai espresse.
Al posto di  Conceição gioca talvolta il serbo Slaviša Jokanović, altro elemento di grande intelligenza tattica, abilissimo nell'integrarsi subito nella sua prima ed unica stagione a La Coruna.
Il trio di centrocampisti offensivi vede nel brasiliano Djalminha l'elemento in grado di determinare con la sua tecnica ogni giocata offensiva della squadra.

 
Il trequartista di San Paolo è un vero e proprio giocoliere del pallone, in grado di saltare l'uomo con grande facilità, così come di smarcare con tocchi geniali i compagni nei pressi dell'area di rigore.
Dotato di un piede sinistro fatato, è in grado di trovare con grande rapidità e coordinazione la battuta a rete, così come essere letale nei calci da fermo.
Carente solo della giusta continuità, Djalminha rappresenta un punto di rottura negli schemi di Irureta, che lo lascia libero di agire, puntando sull'imprevedibilità delle sue giocate.
Maggiormente guidati sono invece i movimenti di Víctor Sanchez e Fran González, finalizzati sia alla ricerca del cross per la punta, che al taglio in area di rigore per la conclusione in prima persona.
Victor, molto stimato anche da Fabio Capello al Real Madrid, dimostra grande capacità di inserimento, sfruttando al meglio gli spazi aperti dal centravanti.
Fran, dotato di un piede sinistro molto educato, rende al meglio quando riesce a guadagnare il fondo dove calibra precisi traversoni per il centravanti di riferimento.
Quest'ultimo si identifica nell'olandese Roy Makaay, attaccante letale nei sedici metri avversari ed in possesso, inoltre, di una tecnica di grande livello.
 


Il Pistolero fruisce al meglio delle giocate dei tre centrocampisti alle sue spalle, segnando con grande continuità ed in tutti i modi, senza partecipare alla fase di costruzione del gioco.
Chiamato anche il Fantasma per tale caratteristica, risulta decisivo per il successo finale grazie alle  22 reti realizzate in 24 presenze, ispirate dal trio di mezzali al "suo servizio".
Durante le assenze del centravanti olandese si mettono in mostra il portoghese Pauleta e l'argentino José Oscar Flores, entrambi autori di 8 gol ed entrambi molto efficaci anche a partita in corso.
Con questi uomini Irureta porta la squadra galiziana alla storica vittoria della Liga, gestendo con maestrìa anche le situazioni di difficoltà, soprattutto all'indomani delle 11 sconfitte patite nel torneo in questione.
Ciliegina sulla torta di una stagione trionfale è il 5-2 inflitto al Real Madrid al Riazor, letteralmente in festa al termine dell'incontro.


Il successo dei galiziani rappresenta una grandissima impresa in un campionato storicamente dominato da Barcellona e Real Madrid, dove sono rare le intromissioni di altre squadre.
La squadra di Irureta ha ovviamente approfittato del vuoto di potere delle due grandi, ma ha inevitabilmente primeggiato per la bontà e la concretezza del gioco espresso, gettando le basi per quello che sarà il Super Depor di livello europeo.


Giovanni Fasani

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