martedì 6 gennaio 2015

VITA, MORTENSEN E MIRACOLI

Se pensiamo per un attimo al gergo calcistico ci rendiamo conto di come molti termini derivino storicamente dalla gesta di qualche giocatore.
Nel corso degli anni ci siamo abituati a paragonare una giocata o un particolare gol a quello fatto da qualche altro atleta in tempi più o meno recenti.
Ad esempio, negli ultimi venti anni, un gol segnato di destro a giro dal vertice sinistro dell'area di rigore è diventato un gol "alla Del Piero", rendendo omaggio alle varie prodezze compiute dall'ex giocatore juventino in tale spettacolare maniera.
Tale simpatica abitudine ha origini molto più antiche ed ancora oggi tale retaggio è ancora vivo nelle parole di qualche telecronista o nella nostra personalissima nomenclatura.
Il bello del calcio tante volte risiede proprio nei ricordi, permettendoci di emozionarci ancora al pensiero di grandi campioni del passato o a particolari giocate.
Probabilmente solo qualcuno si ricorda oggi del famigerato "gol alla Mortensen", essendo passati quasi 70 anni dalla sua realizzazione.
La bellezza e la difficoltà di tale realizzazione la rendono davvero unica e quasi irripetibile (per gustarvelo posizionatevi al 30° secondo del video sottostante).


La particolare traiettoria impressa al pallone e la precisione con la quale lo stesso si infila all'incrocio rendono immortale e difficilmente ripetibile tale poderosa conclusione.
Per tale leggendaria prodezza dobbiamo ringraziare un centravanti del calibro di Stanley Harding Mortensen, passato però alla storia per quell'incredibile rete realizzata nel 1948, ma in assoluto uno dei più forti attaccanti inglesi di tutti i tempi.


La partita in questione è Italia-Inghilterra e vede la netta affermazione della squadra inglese per 4-0. Tale sfida oltre che celebrare il cinquantesimo anniversario della federazione italiana resta nella storia per la straordinaria marcatura di Mortensen, al quale dobbiamo la celebre similitudine.
Ma la vita e la carriera di tale formidabile attaccante non si limitano solo a questo avvenimento, mettendo alla luce episodi particolari e alcuni primati ancora oggi imbattuti.
Come molti suoi contemporanei ha l'obbligo di partecipare alla seconda guerra mondiale, che lo vede impiegato attivamente. Il destino lo mette di fronte ad un tragico incidente: l'aereo sul quale viaggia durante un trasferimento precipita, uccidendo tutti i trasportati tranne lui.
Inevitabilmente la consapevolezza di essere un vero e proprio sopravvissuto lo fortifica e lo rende estremamente coriaceo anche in campo.
Come anticipato è detentore di alcuni record, uno dei quali resterà per sempre nella storia del calcio inglese ed anche nelle fredde statistiche.
Nel 1950 l’Inghilterra decide per partecipare per la prima volta ad un Mondiale, volando in Brasile con la ferma intenzione di dimostrare il suo presunto superiore valore.
Come sappiamo il risultato restituito dal campo è esattamente l’opposto, con la compagine allenata da Winterbottom sconfitta nelle ultime due partite del girone da USA e Spagna.
Nonostante la negativa spedizione, per Mortensen c'è la soddisfazione di aprire le marcature nella vittoria contro il Cile per 2-0: tale marcatura rappresenta la prima rete realizzata dall’Inghilterra nelle fasi finali di un Campionato del Mondo.
Indipendentemente dal pessimo ricordo che tale Mondiale suscita, il suo nome resterà per sempre nella storia della nazionale inglese, per la quale segna 23 reti in sole 25 apparizioni, confermandosi come uno dei centravanti più prolifici dell’epoca.
Tra le sue più brillanti prestazioni con i "Three Lions", spiccano i 4 gol segnati in un'amichevole con il Portogallo del 1947 terminata 10-0.
L'anno successivo ne realizza tre in una partita giocata contro la Svezia, ad ulteriore riprova di un eccezionale feeling con la porta.
Tale prolificità la dimostra in tutta la sua carriera, specie con la maglia del Blackpool, con la quale realizza 198 reti nel solo campionato inglese.
Legata alla sua esperienza con i “The Tangerines” è anche la sua unica vittoria in carriera, ovvero la Coppa d’Inghilterra 1952/1953, della quale il centravanti di South Shields è grande protagonista, ponendo nuovamente il suo nome nella storia del calcio inglese.
Nella finale contro il Bolton, il Blackpool riesce ad imporsi con uno spettacolare 4-3, dove Mortensen segna una strepitosa tripletta, decisiva per l'esito finale del match.


Questa partita passa però alla storia come la "Matthews Final", in quanto rappresenta il primo ed unico trofeo vinto dal grande campione inglese nella sua carriera.
A dire il vero Matthews gioca una grandissima partita, illuminando il gioco della squadra e mettendo in secondo piano i gol segnati da Mortensen.
Con queste tre realizzazioni si impossessa però di un altro record: risulta essere il primo e finora unico giocatore ad avere realizzato una tripletta in una finale di FA Cup.
Se consideriamo i grandi giocatori che hanno giocato tale partita negli anni a venire, ci rendiamo conto della portata di tale primato.
Ancor prima di tale match, Morty (suo storico soprannome) si rende protagonista di una rilevante serie realizzativa, sempre nella Coppa d'Inghilterra.
Dal 1945 al 1950 va a segno per 12 partite consecutive, mettendo il suo sigillo anche nella sfortunata finale del 1948 persa contro il Manchester United.
Anche in questo caso i suoi eccellenti numeri sono in parte offuscati dalla stella di Matthews, in assoluto uno dei giocatori più amati dai tifosi.
Lo stesso Mortensen, a dire il vero, è il primo a non creare un dualismo interno, riconoscendo al forte compagno una buona parte dei meriti per tutti i gol realizzati.
Una volta lasciato il Blackpool prosegue la sua carriera con le maglie di Hull City, Southport, Bath City e Lancaster, chiudendola alla soglia dei 41 anni, ormai provato da ingenti problemi alle ginocchia.
Nonostante un rendimento in fase calante si dimostra sempre attaccante coriaceo ed implacabile nei pressi dell'area di rigore, venendo ricordato con piacere da tutte le tifoserie.


Una delle sua peculiarità è sicuramente il carattere, dimostrato ampiamente in campo, grazie ad un atteggiamento grintoso all'apparenza immune da ogni paura.
Tale carisma lo dimostra anche in nazionale ed a tal proposito è giusto citare la sua ultima apparizione con tale selezione: tale match viene giocato contro l'Ungheria a Wembley e termina con un sonante 3-6 per i magiari, abili ad infliggere la prima sconfitta tra le mura amiche ai "maestri" inglesi.
Mortensen esce distrutto da tale pesante tonfo e decide di chiudere con la nazionale e con il contesto internazionale.
A livello di rappresentative nazionali conta anche una presenza con il Galles, al quale è legato un episodio molto divertente: durante un'amichevole tra lo stesso Galles e l'Inghilterra, un giocatore gallese si infortuna e viene sostituito proprio da Mortensen, al momento in panchina per la selezione inglese.
Al termine del match è il "solito" Matthews a rivelare il particolare avvicendamento, destando stupore tra i presenti, ignari di quanto fosse successo.
Con Morty gli episodi particolari ed eccezionali sono davvero numerosi ed alcuni davvero al limite della realtà.
Malgrado l'unico trofeo vinto, il suo spirito è quello di un vincente, assolutamente incapace di arrendersi, anche di fronte ad avversari superiori.
Tale mentalità gli ha permesso di imporsi come centravanti di altissimo livello e di restare per sempre nella storia del calcio.
Il gol alla Mortensen l'ha reso celebre, tutti gli altri da lui segnanti l'anno reso immortale.


Giovanni Fasani


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