martedì 2 dicembre 2014

IN MACCHINA CON ANGEL LABRUNA

In molte occasioni per descrivere il valore di un campione è sufficiente citarne le cifre, magari quantificandone le vittorie, le presenze ed i gol segnati.
In tal senso sarebbe possibile iniziare e chiudere questo articolo parlando di un grande attaccante, vincitore di 9 campioni argentini ed autore di 293 con la maglia del River Plate, bottino che lo rende il miglior realizzatore della Primera Division (in coabitazione con Arsenio Erico).
Se ci limitassimo ai freddi numeri l'articolo in questione sarebbe un semplice trafiletto, che mal descriverebbe le gesta e l'importanza del personaggio in questione.
Fortunatamente Angel Labruna non è stato solo un formidabile centrattacco, ma uno dei personaggi principali di una squadra epocale.


I primati considerati vengono ottenuti dal centravanti di Buenos Aires nei vent'anni da lui trascorsi con la maglia dei "Los Milionarios" che indossa dal 1939 al 1959, quando a 41 anni, non viene confermato dalla dirigenza, lasciando in lui un indelebile senso di delusione.
Come anticipato, Labruna passa alla storia per aver fatto parte di uno dei quintetti offensivi più forti e famosi di tutti i tempi: la famigerata "Maquina", che negli anni '40 ha incantato il pubblico argentino e non solo.
Tale termine pare essere stato coniato dal giornalista Ricardo Lorenzo Rodriguez, il quale paragona ad una vera e propria macchina la perfezione dei movimenti dei giocatori del River, con particolare riferimento ai cinque campioni del reparto offensivo.
Questo strepitoso assetto offensivo è composto da Juan Carlos Munoz, Josè Manuel Moreno, Felix Loustau, Adolfo Pedernera ed appunto Labruna.


I movimenti offensivi e gli schemi vengono inzialmente creati da Renato Cesarini ed infine perfezionati da Josè Minella, ma sono inequivocabilmente il frutto di una talento calcistico di altissimo livello.
Tra questi cinque campioni è molto artificioso stabilire chi giocasse in una determinata posizione, essendo data grande libertà agli stessi e richiedendo loro un continuo movimento su tutto l'arco offensivo.
Per meglio chiarire tale impostazione può essere utile schematizzare lo schieramento della Maquina attraverso un grafico il più possibile vicino alle singole caratteristiche dei cinque giocatori.


In linea di massima gli unici ruoli certi sono le due ali, interpretate al meglio da Loustau e Munoz, entrambi velocissimi e dotati di grande tecnica.
Molti dei gol di Labruna scaturiscono dai pennellati cross provenienti dalla corsie, a riprova di una tecnica di base di livello altissimo.
Nello schema precedente sembra che Pedernera e Moreno giochino in posizione arretrata, ma tale posizionamento è veritiero solo sulla carta.
Entrambi sono dotati di un talento cristallino, che permette loro giocate straordinarie, con le quali trovano il gol con grande frequenza (287 solo con il River) o mettono i compagni in condizioni di realizzare con facilità.
Nella Maquina sono i primi a non avere una posizione precisa, riuscendo sia a partire da dietro, sia a fungere da veri e propri centravanti in altre occasioni.
Appare lampante come l'atteggiamento sia marcatamente offensivo, tanto che alcuni giornali parlano di schema 1-10 con un portiere e dieci giocatori coesi al gioco offensivo. 
In un meccanismo perfetto, con due laterali che sfornano traversoni al bacio e due mezzepunte che sanno mettere il pallone dove vogliono, per Labruna sembra essere un gioco da ragazzi fare il centravanti in quel River Plate.
Ovviamente il prolifico attaccante ci mette del suo per entrare nella storia del club e del calcio argentino: dotato di grande rapidità, ha un fiuto del gol innato che gli permette di leggere prima i movimenti di avversari e compagni, riuscendo a finalizzare sempre al meglio la mole di gioco prodotta.
Ama partire leggermente a sinistra e sorprende per la facilità con la quale scambia posizione con i compagni, disimepagnosi al meglio anche fuori dall'area di rigore, così come voluto dai dettami del suddetto sistema di gioco.


La sua versatilità gli permette di sfruttare al meglio il suo potente calcio, con il quale può trovare la via della rete anche dalla media distanza.
A tal proposito arrivano anche due titoli di capocannoniere, nel 1943 (23 gol) e nel 1945 (25 gol)
Probabilmente ai nostri giorni si parlerebbe di centravanti "moderno", ma all'epoca la sensazione era davvero quella di trovarsi di fronte ad un precursore dell'intpretazione del ruolo.
Un'altra sua grande qualità è quella di essere decisivo nei momenti essenziali, in particolar modo nelle sfide più accesse ed importanti.
Ovviamente per un tifoso dei Millionarios la partita più sentita è il derby con il Boca Juniors, nel quale Labruna da il meglio di sè, diventando un incubo per i tifosi dei "Xeneizes".
A tal proposito detiene ancora il record di realizzazioni nel "Superclasico", con ben 16 gol, che lo rendono un idolo immortale per il pubblico bianco-rosso.
Le sue doti sono ovviamente utili anche alle sorti della nazionale Argentina, con la quale gioca 37 partite realizzando 17 gol e ,soprattutto, vince 2 Copa America.


La prima nel 1946, proprio nel torneo disputato a Buenos Aires. La punta del River è grande protagonista della rassegna grazie ai 5 gol realizzati in altrettante partite.
Il bis arriva nell'edizione cilena del 1955, dove Labruna realizza una tripletta nel 6-1 rifilato all'Uruguay.
A causa del conflitto bellico non ha la possibilità di partecipare alla Coppa del Mondo negli anni migliori della sua carriera, riuscendo a colmare tale lacuna solo nel 1958, quando ormai quarantenne prende parte alla deludente spedizione argentina in Svezia.
A livello di nazionale detiene un altro record significativo: ancora oggi è il più vecchio giocatore ad aver segnato con la maglia dell'Albiceleste, grazie alla marcatura realizzata nel 1957, quando a 38 anni segna contro il Brasile nella Copa Roca.
Nel 1959 avviene la grande rottura con il River Plate, a causa di presunti disaccordi con la dirigenza, non disponibile a rinnovare l'accordo con un giocatore formalmente a fine carriera.
Il carattere testardo di Labruna lo porta a giocare ancora, ma per una sorta di doveroso rispetto per la sua precedente maglia, decide di emigrare in Uruguay, dove gioca nei Rampla Juniors, prima di spostarsi in Cile per vestire la maglia dei Rangers de Talca.
Nel 1961 ritorna in Argentina per giocare due partite con il Platense, per poi arrendersi agli acciacchi e chiudere la sontuosa carriera.
Al termine della stessa comincia una fortunata carriera di allenatore, che lo porta nel 1975 a guidare il tanto amato River Plate.
Durante tale esperienza arrivano 6 campionati argentini ed una finale di Copa Libertadores, persa contro il Cruzeiro nel decisivo spareggio di Santiago del Cile.
Alla luce di quanto descritto, siamo di fronte ad uno dei centravanti più forti ed intelligenti della storia, che ha saputo mettere il suo talento al servizio di uno strepitoso collettivo, creando un lungo e vincente connubio.
Se vi trovate a Buenos Aires chiedete notizie su Labruna, però accertatevi di non avere di fronte un tifoso del Boca Juniors....


Giovanni Fasani

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