martedì 15 luglio 2014

MA CHI ERA PICHICHI?

Sin dagli albori il mondo del calcio ha sviluppato un proprio gergo, caratterizzato da termini specifici appositamente coniati per rendere ancora più particolare e magico il nostro amato sport.
In tal modo tutti gli appassionati hanno preso confidenza con una serie di vocaboli che si sono tramandati di anno in anno, mantenendo inalterato nel tempo il loro significato originario.
La maggior parte delle volte siamo soliti ripeterli con grande facilità, ignorando, magari, il perché sono rappresentativi di particolari situazioni o di leggendari personaggi.
Naturalmente il proliferare dei mass media rende facile per chiunque entrare in contatto con parole a prima vista sconosciute, ma che ben presto diventano espressioni fondamentali del calcio "parlato".
Uno degli esempi più celebri è il nomignolo che viene dedicato al capocannoniere della Liga spagnola, il tanto ambito Pichichi.
Per capire quali sono le origini di tale attribuzione occorre andare indietro nel tempo e precisamente nei primi anni del 900, per fare la conoscenza di Rafael Moreno Aranzadi, prolifico attaccante spagnolo di Spagna e Athletic Bilbao, per tutti Pichichi.


Innanzitutto tale nome deriva dalle caratteristiche fisiche del suddetto giocatore, alto solo 154 cm e per questo così battezzato dai compagni di squadra.
Seppur minuto di costituzione, Aranzadi è in realtà un “grande” in campo, imponendosi come uno dei centravanti principali del periodo ed autore di ben 200 reti in 170 partite con la sola squadra dei Paesi Baschi.
Dal punto di vista tecnico-tattico la sua interpretazione del ruolo è innovativa, in quanto espande la sua zona di riferimento anche al di fuori dell’area di rigore, facendosi apprezzare anche per un dribbling efficace ed uno spunto rapidissimo.
Inoltre nei pressi della porta è estremamente rapido ed abilissimo a girarsi per la conclusione a rete, sfruttando un fisico molto solido a dispetto della scarsa altezza.
In campo è perfettamente riconoscibile dall'immancabile copricapo bianco, che indossa ad ogni partita.
Lega indiscutibilmente il suo nome a quello dell'Athletic Bilbao, con il quale vince ben 4 coppe del Re, delle quali tre consecutive dal 1914 al 1916.
Al tempo non era ancora organizzato un campionato nazionale, per cui gli viene preclusa la possibilità di vincere tale competizione nel proseguio della sua carriera.
Vengono esclusivamente giocate competizioni regionali ed a quei tempi l'Athletic è una squadra molto forte, tanto da vincere per tre volte il Campeonato Norte e per due volte il Campionato de Vicaya.
La squadra di Bilbao gioca un calcio particolarmente offensivo, che mette in evidenza la strepitosa vena realizzativa di Pichichi, proprio negli anni in qui tocca il suo apice come calciatore.
Due sue particolari imprese iscrivono il suo nome nella storia e nella leggenda, sia basca quanto spagnola.
Nel 1913 ha l'onore di realizzare la prima rete nello stadio San Mames, aprendo le marcature nel match contro il Racing Irun.
Tale prodezza lo rende ancora più un idolo per i tifosi baschi, già entusiasti di poter ammirare un simile giocatore per ben 10 anni, dall'esordio del 1911 sino al 1921.
In suo onore la città di Bilbao decide in seguito di decirgli una via, la "calle R. Moreno Pichici", in modo da rendere ancora più indussolubile il suo legame con la città e con i suoi sostenitori.
L'altro importante contesto che lo rende immortale è la sua partecipazione alle Olimpiadi del 1920, giocate ad Anversa con la maglia della Spagna.
La squadra iberica è formata prevalentemente da giocatori baschi che si rendono protagonisti di un grande torneo, terminato con la conquista della medaglia d'argento.
A seguito dell'abbandono della Cecoslovacchia durante la finale per protesta contro l'arbitraggio, convince gli organizzatori a creare un torneo di consolazione per determinare il secondo e terzo posto dietro il Belgio.
La Spagna vince il torneo, battendo in finale l'Olanda e Aranzadi realizza una delle reti nel 3-1 finale.
L'esperienza olimpica risulta essere l'unica con la maglia della nazionale, con la quale gioca solamente 5 partite.
Come già accennato, termina la carriera nel 1921 e, a sorpresa, decide di restare nel mondo del calcio come arbitro. La casualità vuole che la sua prima partita come direttore di gara la diriga proprio a Bilbao e proprio al San Mames, lo stadio che ha più volte mandato in estasi con le sue reti.
Purtroppo un violento attacco di tifo lo porta alla prematura morte nel 1922, portando via uno dei personaggi più affascianti della storia del calcio e pionere del modo di essere un vero e proprio centravanti moderno.


Alla luce di tutto questo appare chiaro come il nome nel titolo non rappresenti solo un premio da attribuire ai moderni centravanti, ma uno dei primi veri "bomber" della storia del calcio.
La sua carriera e le sue reti rendono la classifica a lui dedicata sempre ambita ed anche il vincitore della stessa può, per almeno un anno, essere "Pichichi".



Giovanni Fasani

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