sabato 20 gennaio 2018

QUANDO ZICO PORTO' IL FLAMENGO SUL TETTO DEL MONDO

Il fatto che il Flamengo sia una delle squadre più amate del Brasile è perfettamente esemplificato da uno dei suoi storici soprannomi, Mais Querido do Brasil, che rende solamente in parte l'importanza che il club di  Rio de Janeiro rivesta per tutto il Sudamerica.
Il fascino espresso dalla squadra carioca si è nel tempo consolidato grazie ai grandi campioni che ne hanno vestito la maglia, mentre più limitatamente hanno influito le vittorie nazionali.
A tal proposito balza all'occhio come il palmares del Mengão, sia copioso in termini di trofei carioca e nazionali, ma scarno dal punto di vista dei successi internazionali.
Connazionali e rivali quali Santos,San Paolo Gremio  con 3 successi, congiuntamente a  Cruzeiro ed Internacional con 2 lo precedono nella classifica specifica della Copa Libertadores, che vede il Flamengo a quota 1.
Ma per ogni tifoso Rubro-Negro tale successo del 1981 è ancora oggi ricordato grazie agli splendidi componenti di tale squadra i quali, guidati da un superbo Zico, hanno prima conquistato il più ambito trofeo sudamericano, per salire poi sul tetto del mondo.


Vale la pena specificare come l'importanza del Galinho nella suddetta vittoria è lampante, ma questo non deve trascurare il notevole valore di una rosa fortissima, guidata in panchina dall'altrettanto meritevole Paulo César Carpegiani.
Lo schema tattico proposto da quest'ultimo è ovviamente incentrato sul favorire le giocate del fenomenale numero 10, non tralasciando però una notevole vocazione offensiva, associata a solidità e grande perizia tattica.
Ragionando in termini di numeri, vezzo tanto apprezzato ai giorni nostri, potremmo abbozzare un 4-1-2-3, adattabile e modificabile a seconda dei giocatori e della fase di gioco considerata.


Come estremo difensore troviamo uno dei principali punti di forza della squadra, Raul Plassmann, autentico idolo in precedenza del Cruzeiro ed in assoluto uno dei migliori portieri del periodo.
Oltre che dal punto tecnico si distingue per il grande carisma, facendo valere l'esperienza acquisita e la vittoria conquistata con la Raposa nel 1976.
Nel ruolo di esterno destro basso di difesa si disimpegna Leandro, instancabile stantuffo in grado di disimpegnarsi ottimamente in entrambe le fasi. La grande facilità di corsa gli consente di proporsi con continuità sulla corsia di riferimento, concludendo ogni sovrapposizione con calibrati cross a favore delle punte.
Dribbling e tecnica non gli fanno difetto e sembra corretto affermare come lo sfogo della manovra a favorire il suo inserimento sia una delle chiavi del sistema di gioco del Flamengo.
Sulla corsia opposta gioca Léo Junior, detto Capacete per la folta chioma, conosciuto in Italia come centrocampista, viste le ottime annate trascorse a Torino e Pescara.
Nella prima fase della sua carriera gioca come esterno, prima destro e poi sinistro, mettendo in tal senso in mostra grande solidità ed un piede destro preciso e potente che lo rende perfetto per fornire precisi cross.
Tale dote lo rende estremamente temibile anche nelle conclusioni dalla media-lunga distanza. soprattutto nei calci da fermo, fondamentale nel quale si specializza nel tempi.
Dotato inoltre di buona velocità e spunto, interpreta il ruolo in modo meno dispendioso di Leandro, puntando maggiormente sul senso di posizione e sulla pulizia naturale del suo piede destro.
Leader del pacchetto arretrato è il ventunenne Carlos Mozer, il quale a dispetto della giovane età  è in possesso di tutti i requisiti richiesti ad un centrale, sia dal punto di vista tecnico che caratteriale.
Apparentemente un po' lento, il centrale cresciuto a "pane e Flamengo" si metterà in mostra per molti anni in Europa, dove l'innato senso della posizione, unito ad una strabordante fisicità, lo renderanno molto apprezzato.
Accanto a Mozer si alternano Mário Caetano Filho, detto Marinho, difensore solido insuperabile sulle palle alte, o in alternativa il giovane e sfortunato Claudio Figueiredo, altro prodotto del vivaio Rubro-Negro, tragicamente scomparso nel 1984 in un incidente aereo.
La coppia Mozer- Figueiredo, separati da un solo anno di età, riempie d'orgoglio ogni tifoso del Flamengo, in quanto entrambi sono cresciuti nel vivaio dove hanno da subito espresso eccelse qualità sin da giovanissimi.


Nella fondamentale posizione di volante gioca quello che in Brasile è considerata una delle massime espressioni del ruolo, Jorge Luiz AndradeIl compassato centrocampista dispone di grande visione di gioco e sagacia tattica, non brillando particolarmente per dinamicità: proprio tale mancanza lo vedrà fallire con la maglia della Roma, i cui tifosi arriveranno a soprannominarlo Er Moviola, come descritto in un nostro precedente articolo.
A Rio De Janeiro invece è altamente stimato, tanto che grazie alla regalità del suo lavoro di regia viene chiamato Maraja
Accanto a lui o più avanzato in fase di possesso troviamo Adilio, autentico esempio di duttilità abbinata a doti tecniche di altissimo livello.
Il suo nome è inserito a caratteri cubitali nelle storia del club, dal momento che è ancora oggi il terzo giocatore per numero di presenze.
In campo Adilio gioca con uguale efficacia in entrambe le fasi, dando grande contributo in quella offensiva, grazie ad un'innata capacità di inserimento e ad un'affinata abilità nel muoversi senza palla.


Sotto molti aspetti siamo di fronte ad un centrocampista moderno per l'epoca in questione, laddove ad essere innovative sono le letture tattiche ed i movimenti a sfruttare le giocate dei compagni, finalizzate spesso in gol grazie alla facilità di calcio con entrambi i piedi ed alla notevole tecnica di base.
Per poter invece descrivere la grandezza di Arthur Antunes Coimbra, per tutti Zico, non sono certo sufficienti poche righe, essendo il numero 10 del Flamengo uno dei più grandi giocatori della storia del calcio.


Altresì risulta un po' irrispettoso nel confronti del Galinho attribuirgli una posizione in campo, essendo il suo raggio d'azione ben più ampio della parte destra della trequarti attribuitagli nello schema precedente.
Dotato di tecnica eccelsa e di classe cristallina, il fuoriclasse di Rio possiede un piede destro fatato, con il quale riesce a centrare la porta anche con soluzioni al limite dell'impossibile.
A 28 anni è al top della sua carriera e le prestazioni offerte nei tornei considerati gli valgono meritatamente l'etichetta di fenomeno.
Inutile dire come sia il primo riferimento della fase offensiva, nonché prezioso soccorso nei momenti di maggiore difficoltà della squadra, quando con la sua strepitosa copertura del pallone dà materialità al concetto di "palla in banca".
Durante l'annata in questione completa quel processo di maturazione che lo rende un vero "uomo squadra", prendendo letteralmente in mano la stessa, alzando ed abbassando la sua posizione quando la situazione lo richiede, cercando la giocata personale solo quando è davvero necessario.
Il tridente offensivo vede sulla destra il rapido e tecnico Tita, attaccante tanto bravo ad allargarsi quanto a puntare direttamente verso la porta, nei pressi della quale dimostra velocità di esecuzione e buon fiuto del gol.
Lo ricordano in tono agrodolce i tifosi del Pescara, dove il giocatore ha giocato nella stagione 1988/1989 non riuscendo con i suoi 10 gol ad evitare la retrocessione.
Positivo in tutti i sensi è il ricordo lasciato a Leverkusen dove nell'unica annata giocata ha contribuito al successo in Coppa UEFA.
Sulla corsia opposta l'allenatore predilige l'impiego di un giocatore abile con il destro, in modo tale da sfruttarne la capacità di rientrare sul piede amico per sorprendere la difesa avversaria.
Antônio Nunes, più conosciuto come Lico, assolve in pieno a tale funzione, imponendosi come idolo della Torcida per l'imprevedibilità delle sue giocate, esemplificate da un dribbling efficacissimo ed una ricerca della giocata di grande tecnica.
A fruire maggiormente del tasso tecnico elevato e dalla sopraffina manovra della squadra è la punta centrale Nunes, attaccante dal gol facile e dalle buone doti tecniche, al quale il pubblico Rubro-Negro ha in fretta perdonato il passato con la maglia degli acerrimi rivali della Fluminense.


La su abilità nel farsi trovare sempre al posto giusto gli permette di mettere a segno 6 reti nella Copa Libertadores, molti dei quali realizzati con intuizioni da grande centravanti d'area.
L'attaccante di Bahia è però fondamentale anche nel prezioso lavoro di sponda ed apertura spazi a favore di Zico, con il quale sviluppa un'ottima intesa, arrivando a beneficiare reciprocamente dei movimenti altrui.
Preziosa alternativa è rappresentata da Chiquinho Carioca, giocatore molto completo in grado di disimpegnarsi nelle tre posizioni dell'assetto offensivo indicato.
La squadra di Carpegiani è inserita nel gruppo 3 con i paraguaiani dell'Olimpia e del Cerro Porteno e con i connazionali dell'Atletico Mineiro, con i quali intraprende una lotta serrata per ottenere il primo posto.
Le due compagini brasiliane terminano appaiate al primo posto con 8 punti, pareggiando curiosamente per 2-2 entrambi gli scontri diretti (nel video seguente le immagini della partita giocata al Maracanã).



In mezzo alla sfide con il Galo il Flamengo ottiene due 0-0 contro l'Olimpia e sconfigge il Cerro Porteno per 5-2 in Brasile e 4-2 ad Asuncion. In queste due ultime partite Zico mette a segno ben 5 reti complessive, decisive per i relativi successi e fondamentali per il titolo finale di capocannoniere della manifestazione.
E' quindi necessario uno spareggio per determinare la vincitrice del gruppo 3, con le due squadre agli ordini dell'arbitro brasiliano Josè Roberto Wrtight: in un clima infuocato il fischietto brasiliano espelle il giocatore dell'Atletico Reinaldo ed a seguito delle vibranti proteste mostra il cartellino ad altri quattro giocatori Alvinegro, mettendo così alla gara per il numero esiguo di giocatori.
Senza entrare nel merito di un avvenimento che ancora oggi genera aspre polemiche, il Flamengo passa il turno, accedendo al girone successivo, che la vede opposta a Deportivo Calì e Jorge Wilstermann.
La squadra brasiliana domina letteralmente il suo raggruppamento, confermando le ottime indicazioni della vigilia e vincendo tutte le gare in questione.
Particolarmente significative sono in tal senso le vittorie conseguite in casa, la prima delle quali ottenuta contro la compagine colombiana per 3-0, grazie ad uno Zico ispiratissimo.



Contro il Jorge Wilstermann il Flamengo dilaga in un sonoro 4-1, con il Galinho che lascia spazio nel tabellino marcatori a Nunes, Adilio, Chiquinho e ad Anselmo, polivalente giocatore utilizzato prevalentemente sulla corsia di destra.
La finale mette di fronte Zico e compagni ai cileni del Cobreloa, matricola terribile in grado di eliminare precedentemente due "nobili" del calcio sudamericano come le uruguaiane Nacional e Penarol.
La sfida di andata si gioca al Maracanã e vede la squadra di casa imporsi per 2-1, grazie ad una doppietta di Zico. La prima marcatura arriva dopo una perfetta combinazione a seguito di un'azione manovrata, al quale risponde parzialmente Victor Merello su calcio di rigore.



La gara di ritorno si gioca all'Estadio Nacional di Santiago e vede gli uomini di casa premere per ottenere quel successo che garantirebbe lo spareggio in campo neutro; i Mineros riescono ad imporsi per 1-0 grazie ad una punizione "maligna" sempre di Victor Merello che sorprende l'estremo difensore Raul.
Non valendo la regola del gol in trasferta la situazione di equilibrio impone quindi un terzo e decisivo match, che viene giocato in Uruguay, nello storico Estadio Centenario di Montevideo.
In tale occasione si scatena nuovamente Zico che con due realizzazioni determina il successo per 2-0, mandando in visibilio la Naçao Flamengista, arrivando, con una bella girata prima ed una strepitosa punizione dopo, a quota undici reti realizzate.



Per salire sul tetto del mondo occorre però un ultimo difficilissimo pass, ovvero battere il fortissimo Liverpool di Bob Paisley nella Coppa Intercontinentale prevista per il 13 dicembre 1981 a Tokyo.
In tale occasione il Galinho si limita alla funzione di ispiratore, lasciando alla doppietta di Nunes ed al gol di Adilio il compito di sconfiggere sonoramente i Reds per 3-0, con la pratica praticamente già chiusa dopo i primi 45 minuti di gioco.





Grazie ad uno Zico a dir poco strepitoso il Flamengo raggiunge quell'affermazione internazionale mai raggiunta prima, imponendosi davvero come una delle squadre più forti del periodo, in ragione soprattutto del trionfo contro il Liverpool.
Merito di una rosa forte e perfettamente coesa nel favorire le fenomenali giocate del proprio fuoriclasse, al tempo stesso mente (a favore dei compagni) e braccio (per le realizzazioni) della compagine.

Eu sempre te amarei
onde estiver estarei
Óh meu MENGO!
Tu és
time de tradição
raça amor e paixão
Óh meu MENGO!




Giovanni Fasani


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