mercoledì 24 gennaio 2018

IL PELE' DEL CALCIO JUGOSLAVO

Nel meraviglioso e pittoresco mondo del calcio jugoslavo è facile perdersi e tralasciare quelli che possono essere considerati campioni assoluti.
Il calcio balcanico ha prodotto e continua a produrre autentici fuoriclasse, con un'aurea talmente lucente da abbagliare l'osservatore, beato nel godere delle giocate di tali fenomeni calcistici.
Il risultato è che il grande pubblico ignora o conosce parzialmente la figura di altri calciatori, anche in virtù della pochezza delle immagini a disposizione, retaggio della lontananza mediatica che la Prva Liga ha storicamente avuto.
Ai nostri giorni è affascinante andare a riscoprire la storia e le giocate di calciatori sconosciuti ai più, ma degni di essere ricordati e menzionati come grandi campioni del calcio (che fu) jugoslavo.
Alla domanda "chi ha segnato più gol nella "Prva Liga?" potrebbero venire in mente tanti nomi, alcuni altisonanti per portata tecnica, ma la risposta giusta è una sola, magari inaspettata: Slobodan Santrač.



La mancanza di tale nome nel gotha del grande calcio è probabilmente dovuta alla sua lunga militanza in una squadra di basso profilo, l'OFK Belgrado. 
La compagine biancoblu vive storicamente come un sorta di "cenerentola" nel panorama calcistico belgradese, dominato per risorse e numero di tifosi da Stella Rossa e Partizan.
A dire il vero l'OFK è una sorta di nobile decaduta del calcio jugoslavo, dopo i fasti degli anni '30, dove vince ben 5 campionati del Regno di Jugoslavia.
Tali fasti sembrano in parte riproporsi negli anni '60, grazie ad una generazione di giovani campioni nella quale Santrač brilla per continuità realizzativa.
L'esordio nella stagione 1965/1966 lo vede subito realizzare 20 reti in campionato, ma soprattutto contribuire alla conquista della coppa nazionale.
In finale la Dinamo Zagabria viene spazzata via da un sonante 6-1, grazie alle doppiette del ventenne attaccante, di Josip "Josko" Skoblar e di Spasoje "Paja" Samardžić.
Siamo di fronte ad un tridente offensivo dal fenomenale livello tecnico, tant'è che i due compagni andranno ben presto nel contesto occidentale, per mettere in mostra le proprie doti in campionati più ricchi.
Santrač sfugge inizialmente a tale "fuga" restando nell'OFK fino al 1974, ottenendo sì importanti gratificazioni personali (3 titoli di capocannoniere), ma non riuscendo a rimpinguare il suo palmares di vittorie.
I 185 gol realizzati in 264 partite totali, con il picco di 35 reti realizzate nella stagione 1971/1972 lo rendono un prospetto appetibile per molte squadre, sia nel contesto nazionale che internazionale.
La sua rapidità di esecuzione e l'innato fiuto per il gol ne fanno un attaccante letale nell'area di rigore, dove sembra attendere sornione un possibile pallone vagante per tramutarlo in rete.
Tale stima deriva da un concitato passaparola tra gli addetti ai lavori, essendo poche le immagini a disposizione ed avendo il giocatore un rapporto non facile con la nazionale maggiore.


Durante la sua carriera saranno solamente 8 le presenze con i Plavi, quantificabili addirittura in soli 110 minuti totali.
L'unica soddisfazione in tale contesto è rappresentato dal gol segnato in un'amichevole contro la Svezia (1-1), pagando la preferenza cronologicamente attribuita tra gli altri ad elementi quali Slaven Zambrata, Dragan Džajić e Milan Galić.
L'aria del calcio internazionale la respira saltuariamente attraverso le partecipazioni dell'OFK alla Coppa delle Fiere, competizione della quale diventa capocannoniere nella stagione 1968/1969.
La squadra termina l'avventura agli ottavi di finale, ma in precedenza sono i sui due gol ad eliminare il Bologna, in un equilibrato doppio confronto.
Tra le importanti cifre e la nomea di cecchino infallibile nell'area di rigore, Santrač lascia la natia patria nel 1974, gettando nella disperazione i tifosi dell'OFK, fortemente attaccati ad un centravanti che negli anni ha rappresentato una certezza.




Ad assicurarsi le sue prestazioni sono gli svizzeri del Grasshoppers, squadra di ottimo livello in patria dove compete sempre per il successo finale.

L'attaccante passa una stagione e mezzo a Zurigo, segnando nel complesso 33 reti, vincendo la Coppa di Lega svizzera nel 1975 battendo in finale i "cugini" dello Zurigo per 3-0.
Nel corso della successiva stagione, nonostante le 14 reti messe a segno, decide di tornare alle origini e di fare ritorno nell'amato OFK.
A trent'anni l'attaccante nativo di Koceljeva sembra in parte risentire degli acciacchi della carriera, segnando con minore frequenza rispetto alla solita elevata media.
Nel 1977 dopo cinque partite cambia nuovamente casacca, ma non città, accettando l'offerta del Partizan, fatto che lascia di stucco i suoi vecchi tifosi.




Artefice di tale clamoroso trasferimento è l'allenatore Ante Mladinić, bandiera dell'Hajduk da giocatore ed ora sulla panchina dei Crno-beli per tentare di rivincere il titolo dopo un 'annata terminata al quarto posto.
A stagione iniziata Mladinić si accorge che accorge che al Partizan manca un terminale offensivo in grado di tramutare in gol la mole di gioco prodotta; la scelta di puntare su Santrač  si rileva vincente, in quanto gli 11 gol dell'attaccante si rivelano fondamentali per il successo finale.
Quest'ultimo viene bissato dall'affermazione nella Mitropa Cup dello stesso anno, vinta in finale contro l'Honved dopo aver eliminato precedentemente il Perugia (4-0 a Belgrado con gol anche di Santrač ). Per l'ex giocatore dell'OFK sono i primi ed unici trofei di una certa importanza vinti in carriera, nonostante resti nella compagine bianconera per altre due stagioni dove segna con buona regolarità, mettendo progressivamente in mostra una rapidità via via calante.
Nel 1980, a 34 anni, non ci pensa nemmeno ad appendere le scarpe al chiodo, giocando  per tre stagioni nel Galenika Zemun, segnando con la solita continuità arrivando a realizzare 31 reti ufficiali in 56 apparizioni.
Nella stagione 1981/1982 si toglie la soddisfazione di vincere la classifica marcatori di seconda divisione con 19 reti, aprendo le porte alla promozione della squadra; purtroppo per lui quella successiva sarà la sua ultima stagione da professionista, durante la quale scende in campo con il contagocce, mettendo a segno i suoi ultimi 3 gol nella Prva Liga.
In tal modo porta il suo score finale a 218 gol in 364 partite, ponendosi in cima alla classifica marcatori di tutti i tempi, staccando di ben 49 segnature un altro portento dell'area di rigore, Darko Pančev .



Il concetto di gol è ovviamente primario quando si parla Slobodan Santrač, ancora di più se si intende spiegare il titolo di questo articolo: al termine della sua carriera, attraverso un certosino lavoro di ricerca, alcuni statistici hanno tentato di quantificare il totale dei suoi gol segnati, conteggiando esibizioni e partite amichevoli.
Il dato, da prendere con le pinze vista l'aleatorietà del conteggio, parla di ben 1301 reti in 1359 partite, ponendolo nell'Olimpo dei maggiori realizzatori di tutti i tempi.
La stampa jugoslava monta ad arte tale quantificazione, scrivendo che Santrač è addirittura meglio di Pelè, il quale si è fermato a "soli" 1281 gol.
Tralasciando i dubbi su come si sia arrivato a tale numero, occorre ricordare al pari di tanti altri fenomeni slavi anche il suo nome, rimasto nella storia anche per avere guidato da commissario tecnico la selezione ancora chiamata Jugoslavia al Mondiale del 1998.
La sua scomparsa avvenuta a 69 anni nel 2016 ha di fatto permesso di ricordare un fortissimo realizzatore come pochi ce ne sono stati in anni più o meno recenti.
Forzando la mano anche il blasfemo paragone con il grande O Rey va visto come un tributo alla sua arte realizzativa.




Giovanni Fasani

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