Con la formale caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989 cessa di fatto la divisone della Germania in due differenti nazioni, con ovvie ripercussioni anche sul versante sportivo, recepite con qualche mese di ritardo.
Calcisticamente parlando si aprono le porte per la creazione di un'unica rappresentativa nazionale, costruita principalmente sul forte blocco occidentale.
Alla luce di tale immane cambiamento, la rappresentativa orientale cessa ufficialmente di esistere il 12 settembre del 1990 con un prestigioso atto finale.
L'occasione è una partita con il Belgio a Bruxelles, inizialmente valida per le qualificazioni all'Europeo 1992 e successivamente "declassata" a partita amichevole, proprio per l'imminente scomparsa della rappresentativa della DDR.
Alla vigilia dell'impegno il tecnico Eduard Geyer fatica non poco a mettere insieme una formazione valida, dal momento che i giocatori più rappresentativi, quasi tutti passati in Bundesliga, non rispondono alla convocazione, snobbando di fatto la partita.
Il commissario tecnico deve quindi allestire un undici composto da giovani in cerca di gloria e qualche elemento più esperto voglioso di partecipare alla storica ultima partita della Germania Est.
Tra i pali gioca l'esordiente Jens Schmidt al quale subentra però a partita in corso Jen Adler, anch'egli alla prima esperienza con la DDR, premiato con l'ingresso in campo negli ultimi minuti della partita.
La difesa viene schierata con il libero Heiko Peschke a protezione di due marcatori fissi, Andreas Wagenhaus e l'esperto Detlef Schobler, in grado di garantire sufficiente solidità ad una squadra per forza di cose poco collaudata.
A centrocampo Geyer schiera due giocatori esterni, l'esordiente Heiko Scholz ed il talentuosissimo Dariusz Wosz, con il compito di presidiare al meglio la corsia di riferimento, inserendosi con profitto nella manovra offensiva.
Come mediani vengono impiegati l'affidabilissimo Jorg Stubner ed il giovane Jorg Schwanke, anch'egli alla prima esperienza in nazionale.
I due supportano la coppia di trequartisti formata da Heiko Bonan, alla seconda partita con la DDR e da Matthias Sammer, in assoluto il miglior elemento della squadra.
I due sono chiamati ad ispirare ed a sfruttare gli spazi che l'unica punta, il giovane Uwe Rosler, apre con il suo movimento in mezzo alla difesa belga.
L'impresa non è per niente semplice, in quanto il Belgio può contare su di una rosa di assoluto valore, rappresentata in pieno dal fenomenale portiere Michel Preud'homme.
Oltre al portiere del Malines il tecnico Guy Thys può contare su elementi quali Stephane Demol e Michel De Wolf in difesa, Bruno Versavel e Vincenzo Scifo a centrocampo e sul sempre verde Jan Ceulemans in attacco (a proposito del quale ricordiamo un nostro vecchio articolo:http://allafacciadelcalcio.blogspot.it/2014/08/jan-ceulemans.html ).
A dispetto del valore dell'avversario e del pubblico avverso, la DDR gioca una partita encomiabile, mettendo davvero in difficoltà i padroni di casa e meritando in pieno la vittoria.
Quest'ultima si formalizza con una doppietta di Sammer nel finale di gara (al 73° ed al 90°), regalando l'ultima grande soddisfazione alla ristretta rosa presente (solo 14 giocatori).
Il futuro Pallone d'Oro si dimostra già in giovane età un giocatore decisivo, giustificando l'investimento fatto dallo Stoccarda e la futura brillante carriera in nazionale e nel Borussia Dortmund.
Pur trattandosi di una semplice amichevole, la partita in questione va ricordata come un simbolico epitaffio di una nazionale, fortissima negli anni '70 ed ancora motivo di grande interesse ai nostri giorni.
Per chi scrive il calcio della DDR (ricordiamo uno dei nostri primi articoli a riguardo: http://allafacciadelcalcio.blogspot.it/2014/02/la-germania-doriente.html) trasmette un fascino particolare, al di là delle varie polemiche che lo sport nella Germania Orientale ha storicamente suscitato.
Giovanni Fasani
L'impresa non è per niente semplice, in quanto il Belgio può contare su di una rosa di assoluto valore, rappresentata in pieno dal fenomenale portiere Michel Preud'homme.
Oltre al portiere del Malines il tecnico Guy Thys può contare su elementi quali Stephane Demol e Michel De Wolf in difesa, Bruno Versavel e Vincenzo Scifo a centrocampo e sul sempre verde Jan Ceulemans in attacco (a proposito del quale ricordiamo un nostro vecchio articolo:http://allafacciadelcalcio.blogspot.it/2014/08/jan-ceulemans.html ).
A dispetto del valore dell'avversario e del pubblico avverso, la DDR gioca una partita encomiabile, mettendo davvero in difficoltà i padroni di casa e meritando in pieno la vittoria.
Quest'ultima si formalizza con una doppietta di Sammer nel finale di gara (al 73° ed al 90°), regalando l'ultima grande soddisfazione alla ristretta rosa presente (solo 14 giocatori).
Il futuro Pallone d'Oro si dimostra già in giovane età un giocatore decisivo, giustificando l'investimento fatto dallo Stoccarda e la futura brillante carriera in nazionale e nel Borussia Dortmund.
Pur trattandosi di una semplice amichevole, la partita in questione va ricordata come un simbolico epitaffio di una nazionale, fortissima negli anni '70 ed ancora motivo di grande interesse ai nostri giorni.
Per chi scrive il calcio della DDR (ricordiamo uno dei nostri primi articoli a riguardo: http://allafacciadelcalcio.blogspot.it/2014/02/la-germania-doriente.html) trasmette un fascino particolare, al di là delle varie polemiche che lo sport nella Germania Orientale ha storicamente suscitato.
Giovanni Fasani
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