Quando non si hanno a disposizione grandi campioni o presunti tali, l'unica strategia per vincere è quella di puntare su di un coeso e valido gruppo, mettendo a capo dello stesso un allenatore capace e carismatico.
Molte volte tali parametri hanno avuto la meglio sul blasone ed il valore sulla carta altrui, ribaltando in pieno i troppo facili pronostici della vigilia.
L'edizione 1994/1995 della Coppa delle Coppe rientra in pieno in tale casistica, proprio perché a vincerla è una squadra in apparenza inferiore alle avversarie, ma superiore per spirito ed organizzazione tattica.
Guidata in panchina da Victor Fernandez, il ottiene il trofeo più importante della sua storia, con un apice finale davvero particolare.
L'allenatore sfrutta al meglio gli anni passati alla guida della squadra della sua città, per implementare un sistema di gioco sulla carta semplice ma molto efficace.
La squadra è composta da giocatori che da tempo militano nel club ed è praticamente la stessa che l'anno prima ha conquistato la Coppa del Re contro il Celta Vigo.
Il tecnico presenta un 4-4-2 assolutamente canonico nella fase di non possesso palla, ma molto variabile in quella di costruzione.
Tra i pali troviamo un'autentica leggenda del club, Andoni Cedrun, che dal 1984 rappresenta un punto di riferimento tecnico e carismatico per tutti i compagni.
La difesa viene schierata in linea e vede la presenza di due esterni che interpretano il ruolo in modo tradizionale: Alberto Belsué sulla destra e Jesus Solana sulla sinistra garantiscono un discreto presidio della propria corsia, privilegiando il lavoro di copertura a quella di spinta.
La coppia di centrali è composta da due giocatori diversi per impostazione e caratteristiche, ma perfettamente amalgamati nelle dinamiche del reparto.
L'argentino Fernando Cáceres è un difensore tignoso e preciso nella marcatura, venendo molto apprezzato anche in patria e dallo staff della nazionale.
Pur non essendo altissimo si disimpegna al meglio contro qualsiasi avversario, grazie al senso della posizione ed alla fisicità che riesce ad imprimere in ogni intervento.
Molto prestante dal punto di vista fisico è invece Xavier Aguedo, che dall'alto dei suoi 186 centimetri si dimostra fortissimo nel gioco aereo. Sempre molto sicuro su ogni palla, arriverà a giocare 473 partite con la maglia de Los Blanquillos.
Il settore mediano verte sulle presenza di due centrocampisti arretrati in grado di garantire copertura e sostegno alla manovra.
Santiago Aragon è il classico centrocampista dotato di grande raziocinio e grande senso della posizione, dimostrandosi utilissimo in ogni frangente di gioco.
Nayim (originariamente Mohammed Alì Amar) è un giocatore molto completo, dotato di ottimo fisico e notevoli mezzi tecnici, molto stimato dal tecnico per la sua versatilità.
In precedenza è stato un elemento importante del centrocampo del Tottenham e solo i limiti di continuità gli hanno impedito di imporsi anche con la nazionale spagnola.
Nello schema riportato la principale variante tattica è rappresentata da Gustavo Poyet, giocatore in grado di rendere al meglio in ogni posizione del centrocampo ed elemento fondamentale per Fernandez.
La sua capacità di inserimento e la sua tecnica lo rendono molto pericoloso in fase offensiva, alla quale partecipa attivamente. Tuttavia è in ugual modo fondamentale in interdizione, sapendo arretrare sapientemente la sua posizione al momento opportuno, sfruttando al meglio un fisico molto prestante.
Le qualità del giocatore uruguaiano saranno notate dal Chelsea, che farà di Poyet un cardine del proprio centrocampo.
Importantissimo è il contributo di Francisco Higuera, centrocampista offensivo in grado di giocare con profitto anche da mezzapunta o da attaccante esterno.
Dotato di grande rapidità e di buona tecnica, il giocatore nativo di Escurial assicura un continuo movimento ed è in grado di garantire imprevedibilità a tutta la manovra del Real Zaragoza.
La difficoltà di tracciare la posizione ed i movimenti di Poyet ed Higuera creano più di un grattacapo agli allenatori avversari ed è la trovata tattica decisiva di Fernandez.
Davanti troviamo Daniel Pardeza il quale, dopo aver fatto parte di quella generazione di talenti denominata la Quinta del Buitre, non ha confermato in pieno un talento apparentemente di altissimo livello.
A Saragozza ha trovato in realtà la sua reale dimensione, diventando capitano della squadra e principale riferimento del reparto avanzato.
Pardeza è il classico attaccante "tattico", imprescindibile per il gioco di squadra e più avvezzo alla giocata per i compagni che alla realizzazione personale (76 le sue reti complessive con il Real Zaragoza in 297 partite di Liga).
Rapido e dotato di grande dribbling, riesce come pochi ad aprire invitanti spazi per i già citati centrocampisti avanzati.
La punta centrale è Juan Eduardo Esnaider, in possesso di ottime doti tecniche come altresì di una carattere un po' bizzoso ed incostante.
In campo giostra su tutto il fronte offensivo, defilandosi all'evenienza, ma sapendo farsi trovare pronto nei pressi dei 16 metri per la stoccata decisiva.
Passato con poche fortune anche dal Real Madrid, vive proprio con i Blanquillos le stagioni migliori, dimostrandosi anche prolifico cannoniere come mai in carriera.
Giocherà successivamente anche una stagione e mezzo nella Juventus, senza incidere in modo significativo.
L'avventura per gli uomini di Fernandez inizia ai sedicesimi contro i rumeni del Gloria Bistrita, che all'andata riescono nell'impresa di vincere per 2-1: il gol iniziale di Esnaider viene ribaltato dalle reti di Raduta e Lungu.
Quindici giorni dopo al Mestalla di Valencia (sede delle prime partite casalinghe) arriva un sonoro 4-0 aperto dalle reti di Pardeza ed Aguado e chiuso dalla doppietta di Poyet.
Nel turno successivo la squadra spagnola fa visita ai russi del Tatran Presov, mettendo subito al sicuro il risultato con un altro 4-0. Il gol di Poyet, la doppietta di Esnaider ed un'autorete di Varga rendono il ritorno una semplice formalità.
Al Mestalla arriva comunque un successo per 2-1, determinato dalle marcature di Esnaider e del centrocampista Luis Celada.
Nei quarti di finale il livello sale decisamente, dato che l'avversario è il temibile Feyenoord allenato da Willem Van Hanegem.
In Olanda arriva una sconfitta per 1-0, maturata grazie alle rete dello svedese Henrik Larsson.
Nel match di ritorno Pardeza e compagni ritornano a giocare nello stadio di casa, La Romareda, trascinati dal pubblico a ribaltare il risultato. Proprio un gol del capitano pareggia le sorti della qualificazione, prima che Esnaider segni la rete del definitivo 2-0.
Molte volte tali parametri hanno avuto la meglio sul blasone ed il valore sulla carta altrui, ribaltando in pieno i troppo facili pronostici della vigilia.
L'edizione 1994/1995 della Coppa delle Coppe rientra in pieno in tale casistica, proprio perché a vincerla è una squadra in apparenza inferiore alle avversarie, ma superiore per spirito ed organizzazione tattica.
Guidata in panchina da Victor Fernandez, il ottiene il trofeo più importante della sua storia, con un apice finale davvero particolare.
L'allenatore sfrutta al meglio gli anni passati alla guida della squadra della sua città, per implementare un sistema di gioco sulla carta semplice ma molto efficace.
La squadra è composta da giocatori che da tempo militano nel club ed è praticamente la stessa che l'anno prima ha conquistato la Coppa del Re contro il Celta Vigo.
Il tecnico presenta un 4-4-2 assolutamente canonico nella fase di non possesso palla, ma molto variabile in quella di costruzione.
Tra i pali troviamo un'autentica leggenda del club, Andoni Cedrun, che dal 1984 rappresenta un punto di riferimento tecnico e carismatico per tutti i compagni.
La difesa viene schierata in linea e vede la presenza di due esterni che interpretano il ruolo in modo tradizionale: Alberto Belsué sulla destra e Jesus Solana sulla sinistra garantiscono un discreto presidio della propria corsia, privilegiando il lavoro di copertura a quella di spinta.
La coppia di centrali è composta da due giocatori diversi per impostazione e caratteristiche, ma perfettamente amalgamati nelle dinamiche del reparto.
L'argentino Fernando Cáceres è un difensore tignoso e preciso nella marcatura, venendo molto apprezzato anche in patria e dallo staff della nazionale.
Pur non essendo altissimo si disimpegna al meglio contro qualsiasi avversario, grazie al senso della posizione ed alla fisicità che riesce ad imprimere in ogni intervento.
Molto prestante dal punto di vista fisico è invece Xavier Aguedo, che dall'alto dei suoi 186 centimetri si dimostra fortissimo nel gioco aereo. Sempre molto sicuro su ogni palla, arriverà a giocare 473 partite con la maglia de Los Blanquillos.
Il settore mediano verte sulle presenza di due centrocampisti arretrati in grado di garantire copertura e sostegno alla manovra.
Santiago Aragon è il classico centrocampista dotato di grande raziocinio e grande senso della posizione, dimostrandosi utilissimo in ogni frangente di gioco.
Nayim (originariamente Mohammed Alì Amar) è un giocatore molto completo, dotato di ottimo fisico e notevoli mezzi tecnici, molto stimato dal tecnico per la sua versatilità.
In precedenza è stato un elemento importante del centrocampo del Tottenham e solo i limiti di continuità gli hanno impedito di imporsi anche con la nazionale spagnola.
Nello schema riportato la principale variante tattica è rappresentata da Gustavo Poyet, giocatore in grado di rendere al meglio in ogni posizione del centrocampo ed elemento fondamentale per Fernandez.
La sua capacità di inserimento e la sua tecnica lo rendono molto pericoloso in fase offensiva, alla quale partecipa attivamente. Tuttavia è in ugual modo fondamentale in interdizione, sapendo arretrare sapientemente la sua posizione al momento opportuno, sfruttando al meglio un fisico molto prestante.
Le qualità del giocatore uruguaiano saranno notate dal Chelsea, che farà di Poyet un cardine del proprio centrocampo.
Importantissimo è il contributo di Francisco Higuera, centrocampista offensivo in grado di giocare con profitto anche da mezzapunta o da attaccante esterno.
Dotato di grande rapidità e di buona tecnica, il giocatore nativo di Escurial assicura un continuo movimento ed è in grado di garantire imprevedibilità a tutta la manovra del Real Zaragoza.
La difficoltà di tracciare la posizione ed i movimenti di Poyet ed Higuera creano più di un grattacapo agli allenatori avversari ed è la trovata tattica decisiva di Fernandez.
Davanti troviamo Daniel Pardeza il quale, dopo aver fatto parte di quella generazione di talenti denominata la Quinta del Buitre, non ha confermato in pieno un talento apparentemente di altissimo livello.
A Saragozza ha trovato in realtà la sua reale dimensione, diventando capitano della squadra e principale riferimento del reparto avanzato.
Pardeza è il classico attaccante "tattico", imprescindibile per il gioco di squadra e più avvezzo alla giocata per i compagni che alla realizzazione personale (76 le sue reti complessive con il Real Zaragoza in 297 partite di Liga).
Rapido e dotato di grande dribbling, riesce come pochi ad aprire invitanti spazi per i già citati centrocampisti avanzati.
La punta centrale è Juan Eduardo Esnaider, in possesso di ottime doti tecniche come altresì di una carattere un po' bizzoso ed incostante.
In campo giostra su tutto il fronte offensivo, defilandosi all'evenienza, ma sapendo farsi trovare pronto nei pressi dei 16 metri per la stoccata decisiva.
Passato con poche fortune anche dal Real Madrid, vive proprio con i Blanquillos le stagioni migliori, dimostrandosi anche prolifico cannoniere come mai in carriera.
Giocherà successivamente anche una stagione e mezzo nella Juventus, senza incidere in modo significativo.
L'avventura per gli uomini di Fernandez inizia ai sedicesimi contro i rumeni del Gloria Bistrita, che all'andata riescono nell'impresa di vincere per 2-1: il gol iniziale di Esnaider viene ribaltato dalle reti di Raduta e Lungu.
Quindici giorni dopo al Mestalla di Valencia (sede delle prime partite casalinghe) arriva un sonoro 4-0 aperto dalle reti di Pardeza ed Aguado e chiuso dalla doppietta di Poyet.
Nel turno successivo la squadra spagnola fa visita ai russi del Tatran Presov, mettendo subito al sicuro il risultato con un altro 4-0. Il gol di Poyet, la doppietta di Esnaider ed un'autorete di Varga rendono il ritorno una semplice formalità.
Al Mestalla arriva comunque un successo per 2-1, determinato dalle marcature di Esnaider e del centrocampista Luis Celada.
Nei quarti di finale il livello sale decisamente, dato che l'avversario è il temibile Feyenoord allenato da Willem Van Hanegem.
In Olanda arriva una sconfitta per 1-0, maturata grazie alle rete dello svedese Henrik Larsson.
Nel match di ritorno Pardeza e compagni ritornano a giocare nello stadio di casa, La Romareda, trascinati dal pubblico a ribaltare il risultato. Proprio un gol del capitano pareggia le sorti della qualificazione, prima che Esnaider segni la rete del definitivo 2-0.
ll Real Zaragoza si ritrova quindi in semifinale, dove ad attenderlo ci sono gli inglesi del Chelsea.
Il primo match viene giocato in Spagna ed è un capolavoro tattico del tecnico Fernandez, oltre che una prova d'autore per molti dei protagonisti in campo.
La squadra londinese viene battuta 3-0, grazie alle prodezze della coppia d'attacco: Pardeza apre i conti all'8' minuto ed Esnaider segna una bella doppietta al 26' ed al 57'.
Nel ritorno a Stamford Bridge gli uomini di Shreeves vendono cara la pelle, portandosi in vantaggio con Furlong dopo 28 minuti, fortunato a deviare involontariamente in rete un errato rinvio del pur ottimo Cedrun.
Il Real Zaragoza regge però l'urto e dopo 10 minuti della ripresa Aragon con una bella azione personale trova la rete che sembra mettere in ghiaccio la qualificazione.
L'indomito spirito inglese spinge i Blues all'assalto, ma le successive reti di Sinclair e Stein servono solo ad aggiornare il tabellino ed i Blanquillos volano in finale.
A Parigi il 10 maggio 1995
l’avversario è l’Arsenal campione in carica, approdato all’atto conclusivo dopo
una spettacolare doppia semifinale contro la Sampdoria conclusasi ai calci di
rigore.
La squadra allenata dallo scozzese
Stuart Houston è trascinata da Ian Wright, capocannoniere finale della
competizione, nonché da un gruppo molto solido capitanato da Tony Adams.
Sulla carta l’esperienza e
la qualità degli inglesi fa pendere il pronostico dalla parte della squadra
londinese, ma in campo il Real Zaragoza si dimostra sempre all'altezza di ogni situazione.
Perciò non sorprende nessuno che sia proprio la squadra dell'Aragona a passare in vantaggio con un gran sinistro di Esnaider al 68'. La rete del centravanti argentino rompe l'equilibrio di una gara che entrambe le squadre avrebbero potuto sbloccare.
La reazione dei Gunners è veemente, tanto che 9 minuti dopo arriva il pareggio del centravanti inglese Hartson, abile a girare in rete il pallone a seguito di una mischia in area.
I tempi regolamentari terminano 1-1 e sono necessari i tempi supplementari, con le due squadra esauste e tatticamente guardinghe.
Quando i calci di rigore sembrano inevitabili arriva l'evento imprevedibile che consegna questa partita alla storia del calcio: Nayim lascia partire un tiro di controbalzo da circa 40 metri che sorprende Seaman (strepitoso fino a quel momento) e si insacca sotto la traversa.
La gara termina qualche istante dopo, consegnando agli spagnoli la tanto sospirata Coppa delle Coppe.
Un finale
clamoroso a suggello di un competizione giocata alla grande dalla squadra
spagnola, nella quale l’indiscusso talento dei suoi giocatori si è finalmente
rivelato al grande pubblico.
L'incredibile gol di Nayim premia anche in modo un po' fortunoso una "matricola" terribile della competizione, laddove non sono comunque mancate qualità ed organizzazione.
Il successo finale permette alla squadra spagnola di rendere merito al proprio celebre inno ufficiale (El Zaragoza va a ganar).
Il successo finale permette alla squadra spagnola di rendere merito al proprio celebre inno ufficiale (El Zaragoza va a ganar).
Giovanni Fasani
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