martedì 8 luglio 2014

SAFET SUSIC

Non esiste  nel contesto europeo una zona calcistica più fertile di quella balcanica, da sempre terra d’origine di giocatori dal livello tecnico altissimo.
Nel corso degli anni abbiamo più volte sentito parlare dei calciatori slavi come dei “brasiliani d’Europa”, proprio per metterne in risalto il talento ed un certo gusto per la giocata spettacolare.
In campo sembrano in grado di fare qualsiasi cosa e tante volte sembra che non possano esistere schemi volti a limitarne l'estro e l'istinto.
Tante volte tali caratteristiche non si sono storicamente accompagnate ad una uguale saggezza tattica o ad un positivo atteggiamento; di fatto si può dire che tali veri e propri fenomeni hanno vinto meno di quanto meritato o, addirittura, reso meno di quanto le innate qualità avrebbero permesso loro.
In tal senso sono tantissimi gli esempi da citare, ed anche nei nostri precedenti articoli abbiamo descritto le storie di alcuni di loro, mettendone in luce le straordinarie qualità e le brillanti carriere.
Proseguendo nell’analisi di questi grandi protagonisti, sembra impossibile non tessere le lodi di uno dei trequartisti più completi e forti degli ultimi anni.
Sopranominato da sempre “Pape” e bosniaco di nazionalità, Safet Susic è il maggiore talento prodotto dal suo paese ed espressione massima di classe purissima.


Nato nel 1955 cresce ed incanta nel FK Sarajevo, dove gioca fino al 1982, anno nel quale decide di tentare l'avventura in Francia, nelle fille del Paris Saint Germain.
La sua grande abilità tecnica gli permette di essere schierato come trequartista e Susic interpreta il ruolo in modo virtuoso, ponendosi sia come efficace collante tra i reparti, sia come strepitoso solista in grado di far ammattire i difensori. Per il campo si muove con grande classe ed è bravissimo nel farsi trovare sempre libero da marcatura, dimostrando grande intelligenza calcistica.
Riesce a fare la differenza grazie ad un controllo di palla perfetto e ad un dribbling efficacissimo, che lo rendono capace di vere e proprie cavalcate sino a trovare il gol. Tali azioni sono un po' il suo marchio di fabbrica ed è sorprendente vedere a quale velocità e con quale maestria riesca a saltare l'uomo.
Inoltre è dotato di buon fisico, caratteristica che lo rende non facile da fermare e molto insidioso nei colpi di testa; tale dote lo completa in modo notevole, soprattutto se combinata con il suo notevole tempo di inserimento nell'area avversaria.
Anche dalla media distanza riesce a trovare la porta con un destro potente e preciso che gli permette di essere estremamente pericoloso nei venti metri avversari.
Da tale descrizione sembra difficile trovare dei punti deboli e, in effetti, sembra di trovarsi di fronte al classico giocatore baciato da ogni virtù calcistica.
Nella squadra della capitale bosniaca resta per dieci anni, non riuscendo però a vincere nulla, a causa dello strapotere delle squadre serbe e croate che si spartiscono le vittorie in campionato.
Tuttavia il suo talento non passa di certo inosservato e per i tifosi resta il miglior giocatore che abbia mai militato nei "Bordo-Bijeli".


Dal 1977 diventa una pedina importante anche per l'ambiziosa nazionale jugoslava, diventandone in breve tempo uno dei giocatori più rappresentativi e decisivi.
Dimostra sempre una grande vena realizzativa, tenendo una media quasi da centravanti; in tal senso vince la classifica cannonieri del campionato nel 1979 con 17 reti a pari merito con Kostic.
Nello stesso anno il suo nome diventa conosciuto anche in Italia; in un'amichevole giocata a Zagabria tra Jugosvavia e Italia segna una strepitosa tripletta nel 4-1 finale .  
Con la maglia della Jugoslavia riesce nella stessa impresa in altre due occasioni: nel 1977 nella pirotecnica vittoria per 4-6 in Romania e nel 1979 nella vittoria per 4-2 contro l'Argentina.
Nel 1982 partecipa con la nazionale al suo primo mondiale, ma l'avventura si ferma nel primo girone, collezionando un solo successo contro l'Honduras.
Susic non riesce a lasciare il segno, trovando difficoltà ad emergere in una squadra telentuosa, ma poco disciplinata.
Anche per questa mancanza di successi decide di tentare l'avventura in un altro campionato e per lui arrivano offerte soprattutto dall'Italia.
Proprio al nostro paese è legato un caso particolare e non chiaro, che vanifica il suo possibile arrivo: nel 1982 Susic firma prima un contratto con l'Inter e dopo un altro con il Torino, creando una situazione senza precedenti ed, ovviamente, non in regola con le norme di tesseramento.
I dettagli di tali vicenda non sono ancora oggi molto chiari, ma resta il fatto che il trasferimento salta ed il giocatore accetta la successiva offerta del Paris Saint Germain.
Con la maglia della squadra di Parigi resta per ben 9 anni, regalando al Parco dei Principi giocate e numeri da mandare in visibilio l'esigente pubblico transalpino.
Durante la prima stagione riesce a vincere il suo primo trofeo, conquistando la Coppa di Francia grazie alla vittoria per 3-2 contro il Nantes. La finale, giocata proprio nello stadio di del Paris Saint Germain, vede Susic grande protagonista, grazie anche al gol del provvisorio 2-2.
Durante tale nuova esperienza ha modo di partecipare all'Europeo del 1984, dove, ancora una volta, la nazionale slava non brilla, perdendo tutte le partite del girone iniziale.
L'anno successivo la squadra della capitale francese arriva ancora in finale della coppa nazionale , ma stavolta la spunta il Monaco, che si impone per 1-0.
Sembrano comunque maturi per la vittoria in campionato e tale affermazione arriva nella stagione 1985/1986, permettendo al giocatore bosniaco di vincere il suo unico titolo di campione nazionale in carriera.
Ovviamente il suo contributo è notevole, mettendo al servizio della squadra la sua fantasia e realizzando 10 decisivi gol per il successo finale.


Tale affermazione lo consola per la mancata partecipazione della Jugoslavia al Mondiale 1986, confermando la scarsa fortuna di Susic con le più importanti competizioni per nazionali.
Le successiva partecipazione ala Coppa dei Campioni si ferma però al primo turno, per mano dei modesti cecoslovacchi del Vitkovice.
Anche a seguito di questo insuccesso la sua avventura continua in Francia tra alti e bassi, sfiorando solo un secondo successo in campionato nel 1989.
L'anno dopo gioca la sua ultima grande competizione con la maglia jugoslava, partecipando ai Mondiali di Italia '90.
La squadra allenata da Osim è composta, probabilmente, dai migliori giocatori della sua storia e viene battuta solo ai quarti di finale dall'Argentina, al termine di una sfortunata partita persa ai calci di rigori.
Nel suddetto torneo Susic segna il suo primo ed unico gol nei campionati mondiali, aprendo le marcature nel 4-1 contro gli Emirati Arabi.
Al termine della rassegna decide di dire addio alla nazionale, lasciando con un bottino di 21 reti in 59 partite.
Nel 1991 abbandona la capitale dopo 343 presenze ed 85 gol per approdare nel Red Star, dove gioca solo 17 partite per poi dare definitivamente l'addio al calcio giocato.
Sempre amatissimo in Francia viene ancora oggi considerato lo straniero più amato dai tifosi del Paris Saint Germain, ancora memori delle sue strepitose gesta.


Per sempre il suo nome resterà legato al concetto di giocatore tecnico ed imprevedibile, gettando le basi per un modo di giocare di muoversi unico nel suo periodo di riferimento.
Indubbiamente il suo palmares è piuttosto scarno, soprattutto per le squadre da lui scelte, che solo sporadicamente hanno lottato per i massimi trofei continentali.
Forse il grande rimpianto resta la poca fortuna avuta con la nazionale nei grandi tornei, così come l'impossibilità di giocare al meglio le grandi coppe europee.
Le sue grandi qualità gli avrebbero permesso di approdare nei principali club europei e le offerte per lui non sono mai mancate; nonostante ciò è rimasto fedele al Paris Saint Germain, diventandone un mito immortale, ma privandosi di qualche soddisfazione in più.
Resta comunque evidente come il valore di un giocatore non si misura con le vittorie, ma con l'abilità mostrata e, soprattutto, con le emozioni che riesce a suscitare.
Ed in tal senso Safet "Pape" Susic è un dei più grandi giocatori che il calcio europeo abbia mai prodotto, trovando origine nella terra dei "brasiliani d'Europa".



Giovanni Fasani

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