Milano, 8 giugno 1990. Inizia il mondiale italiano, il primo vero mondiale per chi, come noi, è nato negli anni 80 e ricorda poco del precedente giocato in Messico.
Una bella cerimonia in una giornata soleggiata fa da cornice all'inizio della manifestazione. 24 squadre si giocano il titolo e, come da vecchia consuetudine, a giocare la prima partita sarà la squadra campione del mondo in carica; in quel caso l'Argentina di Maradona, Burruchaga, Balbo e tanti altri, compreso qualche giocatore della precedente edizione. L'avversario è il Camerun di... Boh non conoscevo nessun giocatore. Davide contro Golia. Partita senza storia e grazie agli africani per la partecipazione; non so per quale motivo, forse per l'emozione di poter vedere una sconosciuta nazionale poter battere il colosso argentino, quella nazionale la volevo tifare, consapevole che sarebbe finita con una goleada della Seleccion.
Ricordo che ero coi miei compagni di classe della prima elementare a festeggiare la pizzata di fine anno, televisore acceso sulla partita ma purtroppo eravamo in un'altra saletta. Noi maschietti eravamo tutti uniti per tifare il Camerun, questa nazione che un tempo manco sapevo fosse in Africa. Al minuto 67 un boato arriva dalla sala tv, il Camerun è in vantaggio! Incredibile, in 2 secondi tutti in piedi a correre verso la televisione. Gol di Francois Omam-Biyik; chi??? Nessuno ci credeva, imperioso colpo di testa, Pumpido si lascia sfuggire il pallone e gol. 1-0 per il Camerun, gioco, partita, incontro.
Il giorno dopo volevo assolutamente conoscere di più, qualcosina avevo visto per via dell'album delle figurine ma dovevo sapere di più. Fu così che lessi il primo nome della lista, Thomas N'Kono, il portiere. Colui che probabilmente era arrivato in Italia per prendere una caterva di gol. Ne prese 5 nel girone, di cui 4 nell'ultima partita contro l'Unione Sovietica che però non contava nulla ai fini della qualificazione.
Camerun al primo posto e tanti saluti a tutti.
N'Kono all'epoca difendeva i pali dell'Espanyol, era arrivato nella squadra biancoblu 8 anni prima dal Canon Yaoundé, sua squadra per diversi anni dal 1974 e dove era cresciuto.
L'Espanyol è la seconda squadra di Barcellona per titoli vinti e nella sua militanza nella città catalana, il portiere africano non riuscirà a portare a casa nessun titolo.
Titoli invece che aveva vinto in patria, 5 campionati nazionali e 4 coppe più le due Coppe Campioni d'Africa nel 1978 e nel 1980.
N'Kono nasce il 20 luglio 1956 a Dizangue, città a sudest dello stato africano. Tanti all'inizio i sacrifici, come ad esempio le lunghe camminate per andare a vedere lo zio e poi il fratello.
La sua carriera al Canon Yaoundé inizia appunto nel 1974, anno in cui la squadra camerunense porterà a casa campionato e coppa. Successo che poi culminerà nel 1978 quando il Canon porterà a casa l'ambitissima Coppa Campioni continentale.
Il suo mentore era Vladimir Beara, ex portiere e tecnico jugoslavo da cui, a detta di N'Kono stesso, ha imparato tutto.
Nel 1982 arriva quindi la chiamata dell'Espanyol che decide di ingaggiarlo nella propria rosa a seguito anche della partecipazione al mondiale spagnolo in cui N'Kono è il titolare della propria nazionale. La squadra catalana avrà la meglio soffiandolo a Flamengo e Fluminense.
Chi c'era, ricorderà di sicuro il particolare gol di Graziani in Italia-Camerun in cui il portiere africano arrancò rincorrendo il pallone. Tuttavia, in quella partita, N'Kono si segnalò anche per qualche ottimo intervento.
Con l'Espanyol disputerà 241 partite, ottenendo come maggior soddisfazione il 3° posto nella stagione 1986-1987. Posizione che vale alla squadra catalana l'accesso alla successiva Coppa UEFA che si rivelerà però una beffa. Dopo aver subito appena 4 gol in 10 partite (eliminando Milan ed Inter) e dopo aver vinto la finale di andata 3-0, N'Kono e l'Espanyol subiranno 3 reti nella gara di Leverkusen ed arriverà ai rigori la sconfitta. Una brutta mazzata per il portiere camurenense.
Nel 1990 arriverà anche la retrocessione dell'Espanyol e , nel campionato successivo, accadde un fatto abbastanza curioso: durante la partita Eibar-Espanyol alla squadra di casa vengono concessi due rigori. Vengono entrambi calciati da Josè Manuel Luluaga, autentico rigorista; due tiri, due parate di N'Kono. Una partita che passò alla storia del calcio spagnolo.
Nel 1990 arriva la grande chance: il mondiale italiano. Come detto ad inizio articolo, il Camerun ci arriva da perfetto sconosciuto, i giocatori più conosciuti sono appunto N'Kono e l'attaccante Roger Milla.
Il Camerun arriverà fino ai quarti di finale dove verrà estromesso dall'Inghilterra dopo i tempi supplementari.
Finito il mondiale, l'atleticità di N'Kono non è più quella dei tempi dell'Espanyol, nonostante i tanti gol subiti nelle diverse stagioni, il portiere africano si è sempre contraddistinto per la sua elasticità e per il buon tempo nelle uscite, dando alla difesa una sicurezza in più e talvolta comandando da vero e proprio leader di reparto.
Decide, nel 1991 di accettare l'offerta del Sabadell con il quale disputerà due campionati di Segunda Division spagnola per poi migrare il Bolivia per vestire la maglia azzurra del Bolivar, squadra con cui rimarrà per 3 anni collezionando 92 presenze.
Il suo cammino in Bolivia fu abbastanza particolare: si recò nello stato sudamericano per accompagnare un suo allievo e per farlo assumere dalla formazione di La Paz. I dirigenti scelsero però il 42enne portiere camerunense e la mossa si rivelò un affare: la squadra boliviana vinse due campionati.
In maglia Espanyol a metà degli anni 80 |
Con la nazionale dei leoni indomabili disputa 112 partite e diventa vero e proprio idolo in patria e nel continente; viene nominato giocatore africano dell'anno due volte (1979 e 1982).
Viene chiamato, nel 1998, ad allenare i portieri della nazionale del proprio paese, incarico che lo vedrà impegnato fino al 2003 e successivamente dal 2009, anno in cui guidò anche da head-coach la stessa nazionale per poche partite.
Episodio curioso è quello del 26 marzo 2002: stadio "26 mars" di Bamako (Mali), alle ore 19 scendono in campo Camerun e Mali, la gara vale l'accesso alla finale della Coppa d'Africa. Poco prima della partita, N'Kono posa un oggetto magico vicino alla porta del Mali, viene visto dalla polizia e viene arrestato sul campo in quanto i riti voodoo sono vietati. Sta di fatto che la partita viene vinta dal Camerun 3-0, finale contro il Senegal e vittoria finale 3-2 dopo i calci di rigore. Per lo meno il gesto è valso a qualcosa.
Disse di lui Jean Vincent, tecnico del Camerun ai mondiali del 1982: "aveva un carisma incredibile, un effetto ipnotico sulla squadra" ed ancora: "mi feci regalare la sua calzamaglia che poi ho usato spesso nella partite tra amici: era il mio portafortuna".
Fu uno dei primi portieri a sbarcare in Europa, seguito poi negli anni successivi da tanti altri, alcuni segnalati proprio da lui. Il carisma di cui parlava Vincent fu fondamentale anche per sconfiggere gli episodi di razzismo che si verificarono nei confronti di N'Kono in giro per l'Europa.
Addirittura Gianluigi Buffon chiamò suo figlio Thomas in onore del portiere camerunense; Buffon aveva in N'Kono uno degli idoli d'infanzia, un autentico esempio da seguire (e l'ha seguito bene).
Quello che a 7 anni vedevo come un simpatico portiere pronto a subire valanghe di gol al mondiale italiano, lo vidi con occhi diversi parecchi anni dopo, quando capii che oltre ad essere un grande portiere, era, pur con i suoi difetti caratteriali, anche un grande uomo.
Matteo Maggio
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