martedì 20 settembre 2016

"MARAJA" O "ER MOVIOLA"?

Storicamente il calcio italiano ha sempre attinto intensamente dal Brasile, nella costante e speranzosa ricerca di grandi calciatori in grado di fare la differenza nel nostro campionato.
Non sempre, però, il potenziale campione risultava poi tale alla prova dei fatti, finendo per essere etichettato come "bidone", mandando in fumo il cospicuo investimento del presidente di turno.
Oggi sembra inconcepibile acquistare un calciatore senza averlo mai visto, ma fino a 20 anni fa era una poco felice consuetudine.
Privi di internet e senza una rete di osservatori, presidenti e direttori sportivi dovevano fidarsi di qualche sporadico video o delle recensioni tendenziose di qualche mestierante locale.
Viene da se che in tale fosca realtà non era affatto difficile prendere la cosiddetta fregatura, con motivazioni diverse a seconda della singola situazione.
A volte il giocatore in questione era davvero un campione in patria, salvo poi non ambientarsi in Italia per questioni personali (la classica saudade) o per questioni tecnico/tattiche legate, ad esempio, al diverso ritmo di gioco.
A tal proposito nel 1988 la Roma acquista dal Flamengo Jorge Luís Andrade da Silva, centrocampista con la nomea di "nuovo Falcao", accolto con il titolo di Maraja e ben presto denigrato con quello di Er Moviola.
 
 
In patria il centrocampista si va valere nel classico ruolo di Volante, posizionandosi con maestria davanti alla difesa per dettare con costrutto i tempi della manovra.
Il piede destro sensibile e l'ottima visione di gioco ne fanno un elemento importante del Flamengo, con il quale gioca tutta la carriera in patria, salvo un'esperienza in Venezuela nell'Universidad de Los Andes nel 1979.
Con la maglia rossonera conquista 3 campionati brasiliani, una Copa Libertadores ed una Coppa Intercontinentale, mettendosi in luce come uno dei registi di centrocampo più precisi ed utili del Sudamerica.
Anche la nazionale si accorge della sue qualità, convocandolo di tanto in tanto, ma senza concedergli spazio nelle manifestazioni più importanti.
Nell'estate del 1988 la Roma di Dino Viola vuole mettere a disposizione del tecnico Nils Liedholm un mediano in grado di dare qualità alla manovra giallorossa ed imporsi come leader assoluto del reparto: in parole povere la ricerca verte su di un nuovo Falcao.
La scelta cade proprio su Andrade che, insieme al connazionale Renato Portaluppi, sbarca nella capitale italiana tra l'entusiasmo dei tifosi, accompagnati altresì dai positivi giudizi della stampa brasiliana.
 

Purtroppo per la società capitolina entrambi gli acquisti si rivelano fallimentari, anche se per motivi diversi.
Mentre Renato non si integra tatticamente nel nuovo calcio, finendo per essere più famoso per la vita fuori dal campo, Andrade diventa subito un caso, a causa della stucchevole lentezza dimostrata sin dai primi allenamenti.
Il brasiliano gioca ad un ritmo inadeguato per il calcio italiano del periodo, dando l'impressione di essere un giocatore di un'epoca precedente; nondimeno i 31 anni compiuti non gli permettono un miglioramento sotto tale punto di vista, essendo ormai abituato a tempi di gioco decisamente differenti.
Il suo raggio d'azione è ridotto a pochi metri e le sue qualità atletiche non gli consentono la mobilità richiesta ad un giocatore di tale ruolo; il suo contributo si limita ad una timida corsa nei pressi del cerchio di centrocampo, dal quale si sposta raramente, finendo per essere scarsamente utile anche in fase di interdizione.
Le sue difficoltà in tal senso non gli consentono di esprimere la sua tecnica, finendo tristemente per toccare pochi palloni nell'arco di una gara e per essere sovrastato dal pressing avversario.
Il calcio europeo sta evolvendo verso un'espressione maggiormente fisica, dove la corsa e la giocata in velocità di esecuzione diventano prerogative basilari: Andrade non possiede nessuna di queste qualità e dopo solo 9 presenze viene ben presto accantonato da Liedholm, ampiamente insoddisfatto dal contributo del centrocampista.
Il pubblico giallorosso identifica in lui ed in Renato i maggiori colpevoli di una stagione terminata all'ottavo posto, criticando aspramente la dirigenza per il loro ingaggio.
Inutile dire che l'avventura per i due termina alla fine della stagione, con Andrade che torna di buon grado in patria, per giocare fino al 1995 con varie squadre brasiliane, tra le quali il Vasco da Gama con cui vince il campionato nel 1989.
Riportato in un calcio meno veloce, il centrocampista nativo di Juiz de Fora riesce ad esprimersi al meglio, ritornando ad essere il meticoloso tessitore di manovra dei tempi del Flamengo.
Nei ricordi degli sportivi italiani resta il ricordo di un giocatore lentissimo, invalutabile dal punto di vista tecnico e palesemente inadeguato al tipo di calcio nel quale è stato inserito.
Ancora oggi il suo nome figura nelle liste dei peggiori acquisti di tutti i tempi, finendo per essere storicamente ricordato per la pessima stagione in Italia, rispetto a quanto di buono fatto in Brasile.
Come sempre la differenza tra le scuole calcistiche comporta che alcuni giocatori, ottimi in un contesto, si rivelino pessimi in un altro, proprio a causa di una formazione fisico/tecnica differente.
Anche ai nostri giorni ci sono calciatori sudamericani che falliscono nel passaggio in Europa, proprio per il diverso ritmo di gioco tenuto nei due continenti.
Per questo motivo in Brasile Andrade è stato il "Maraja", mentre in Italia sarà per sempre "Er Moviola".



Giovanni Fasani

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.