martedì 7 luglio 2015

MI CHIAMO ZORC

Negli ultimi anni tutto quello che riguarda da vicino il mondo del calcio sembra essere interessato da un'insana voglia di cambiamento, come se per stare al passo con i tempi sia necessario cambiare qualcosa o fare salti mortali per snaturare equilibri precostruiti.
Un classico esempio di tale tendenza è il calcio mercato, arrivato ai nostri giorni a situazioni quasi paradossali: non è più una novità vedere giocatori cambiare maglia un paio di volte all'anno, inseguendo la giusta collocazione tecnica o creando la sospirata plusvalenza allo scaltro dirigente.
Di fronte a tale situazione viene spontaneo rimpiangere i tempi passati, quando un giocatore restava in una squadra per tutta la carriera e quando, soprattutto, aveva un senso parlare di bandiere.
In un nostro precedente articolo abbiamo già trattato tale nostalgico argomento, andando notevolmente indietro nel tempo alla ricerca di un vero e proprio "fedelissimo alla maglia".
Restando in epoca più o meno moderna vale la pena narrare anche le gesta di un altro notevole calciatore, entrato nella storia di un club per avervi giocato ben 553 partite.
Il rapporto che lega Michael Zorc al Borussia Dortmund è davvero speciale in quanto si articola in un considerevole numero di vittorie e di gol.


La sua può essere descritta come una vera e propria identificazione con tale maglia, essendo la unica e sola da lui indossata in 17 anni di carriera.
A tal proposito vale la pena precisare che il giocatore nativo proprio di Dortmund è a tutti gli effetti un campione, avendo legato il suo nome al periodo finora più vincente dei Schwarzgelben. 
Nel club esordisce giovanissimo e diventa subito un elemento di prospettiva, nonostante la squadra sia ancora lontana dal potersi giocare le prime posizioni in campionato, galleggiando costantemente a centroclassifica.
Zorc viene impostato generalmente come mediano, grazie alla sua duttilità ed al suo completo profilo tecnico, che ne fa un giocatore utile in ogni fase di gioco.
In possesso di un piede destro preciso e potente, è in grado di impostare l'azione, così come di concludere con profitto nei pressi della porta avversaria.
In assoluto è un giocatore che segna con sorprendente continuità, anche alla luce di un innato senso di inserimento in area di rigore.
Dalla media distanza è in grado di dare grande potenza al pallone, trovando con buona facilità la stoccata decisiva.
Sin da giovanissimo sembra non aver paura di niente e tale personalità lo rende un leader nato, che non mostra remore nel prendersi pesanti responsabilità: ad esempio per tutta la carriera dimostra grande abilità nel calciare i rigori, specialità che gli consente altresì di incrementare costantemente il personale numero di reti segnate.
Non è quindi raro trovarlo nel tabellino dei marcatori, così come vederlo raggiungere la doppia cifra di gol segnati al termine del campionato.
Questo suo deciso carattere stona un po' con il soprannome Susi che gli viene affibbiato ad inizio carriera per via dei capelli lunghi da lui meticolosamente curati.
Le sue buone prestazioni lo rendono un elemento importante per le rappresentative nazionali tedesche ed in tal senso ha l'onore di partecipare alle vittorie nel Campionato Europeo Under 18 e nel Campionato del Mondo riservato allo stesso limite di età.
Come anticipato il Borussia Dortmund trova difficoltà ad imporsi ad alti livelli, ma a partire dalla stagione 1988/1989 le cose sembrano cambiare, in quanto arriva l'affermazione in Coppa di Germania dopo il 4-1 in finale contro il Werder Brema.
Per il forte centrocampista vi è anche la soddisfazione di vincere tale trofeo da capitano, potendo alzare al cielo di Berlino la tanto ambita DFB Cup.
Il 1988 è un anno che lo vede protagonista di un'incredibile prestazione, che fa ben riflettere sulle sue straordinarie capacità realizzative: in una partita di campionato vinta per 4-2 contro il Bayer Uerdingen, Zorc realizza tutte e quattro le reti del Borussia, grazie anche all'ausilio di due rigori.
L'anno successivo la squadra vince la Supercoppa di Germania dopo una pirotecnica partita vinta per 4-3 contro il Bayer Monaco, prestigioso viatico per quello che avviene a partire dagli anni 90.
La squadra al momento allenata da Ottmar Hitzfeld si fa valere soprattutto in campo europeo, tanto da raggiungere la finale di Coppa Uefa nella stagiona 1992/1993, trascinata anche dalle prestazioni e dai gol (4 in tutta la competizione) di Zorc.
La squadra tedesca si arrende nella doppia finale alla Juventus, trascinata dal futuro Pallone d'Oro Roberto Baggio, ma l'impressione è quella di trovarsi di fronte alla fase iniziale di un ciclo vincente.
L'anno successivo è ancora una squadra italiana ad eliminare il Borussia: in semifinale l'Inter di Giampiero Marini si impone 3-1 a Dortmund, prima di essere sconfitta 2-1 a San Siro, con Zorc che apre le marcature nello sfortunato tentativo di rimonta.
Nella stagione 1994/1995 finalmente arriva la gioia della prima Bundesliga, arrivata dopo un appassionante duello con il Werder Brema.


Zorc si dimostra ancora una volta decisivo, ponendosi come trascinatore dei compagni e come apprezzabile attaccante aggiunto: a fine campionato sono ben 15 i gol da lui realizzati, compresa una bella tripletta nella vittoria per 4-0 ad Amburgo.
In Coppa Uefa l'avventura si ferma in semifinale, dopo un combattuto doppio confronto con la Juventus, avversario storico sulla strada di Zorc in campo internazionale.
La stagione successiva sembra la fotocopia di quella precedente, con il Borussia che si laurea ancora campione di Germania e con il suo capitano ancora decisivo in fase realizzativa con altre 15 marcature.
La squadra partecipa alla Champions League, interrompendo la sua corsa nei quarti di finale per mano dell'Ajax.
Nella fase a gironi Zorc mette a segno un gol decisivo nella vittoria per 2-1 contro la Juventus che qualifica i tedeschi al pari della formazione italiana.


La consacrazione europea arriva finalmente l'anno successivo, quando a Monaco di Baviera viene battuta proprio la Juventus in finale di Champions Leauge, determinando l'apice calcistico del Borussia Dortmund.
Zorc entra solo ad un minuto dalla fine, giusto in tempo per mettere il suo nome sul tabellino e per partecipare ai festeggiamenti finali.
Tale storico successo viene nobilitato dalla successiva vittoria in Coppa Intercontinentale contro il Cruzeiro per 2-0, aperta dalla marcatura proprio del capitano Zorc.


Questa ultima prodezza annuncia i titoli di coda sulla brillante carriera dello storico capitano del Borussia, terminata con un sensazionale record di presenze e ben 156 reti ufficiali.
Arrivati a questo punto viene da chiedersi invece quali siano i suoi numeri con la nazionale maggiore tedesca, dopo i successi con l'Under 18 ed alla luce delle sue prestazioni con il club.
Probabilmente in questo caso tocchiamo un tasto dolente, in quanto le sue presenze con la Germania si fermano a 7, peraltro tutte ottenute dal 1992 al 1993.
Zorc non entra in sintonia con i commissari tecnici e la sua nomea di leader non si sposa bene con la possibilità per lui di non partire titolare, vista comunque la nutrita e qualitativamente alta concorrenza nel suo ruolo.
Resta comunque bizzarro come uno dei più forti centrocampisti della sua epoca non abbia mai preso parte ad un Mondiale o ad un Europeo, al di là di ogni scelta o giudizio tecnico tattico.
Tale preclusione rende il suo legame con il Borussia Dortmund ancora più forte ed intimo e forse i tifosi dei gialloneri si sentono privilegiati per aver potuto applaudire in modo esclusivo un simile giocatore.
Attualmente fa parte dello staff dirigenziale della sua squadra del cuore, a riprova che le bandiere nel calcio non vengono mai ammainate.


Giovanni Fasani

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