venerdì 10 aprile 2015

BLACK DESTINY FOR GREEN CROSS

Come abbiamo sempre constatato il calcio non è solo fatto di tattiche e moduli vari. Molto spesso ci imbattiamo in aspetti che hanno poco a che vedere col campo, ma che comunque sono parte integrante dello sport più seguito al mondo.
Calciomercato, procuratori, tv, programmi più o meno interessanti e molto altro; insomma, è praticamente impossibile rimanere senza calcio.
Decisamente più triste è il ricordo che ogni tanto abbiamo di alcune compagini prematuramente scomparse, interrogandoci su dove sarebbero potute arrivare se la morte non avesse preso il sopravvento.
Nel nostro paese è praticamente impossibile non ricordare il Grande Torino, una squadra quasi imbattile che perse quasi tutti i suoi componenti nella tragedia di Superga.
Qualche articolo addietro abbiamo citato, nel continente sudamericano, la tragedia dei boliviani del The Strongest, una squadra di certo meno forte del Torino, ma da sempre nell'elite del calcio più strano e pazzo del mondo.
Esattamente otto anni prima (nel 1961) e poco più a sud della Bolivia, un'altra tragedia toccò i cuori degli appassionati di calcio.
Stiamo parlando della Tragedia del Green Cross, squadra cilena, il cui aereo si schiantò nella provincia di Linares il 3 aprile 1961 spazzando via buona parte di giocatori e staff.


Quel 3 aprile la squadra originaria di Santiago era arrivata fino ad Osorno (circa 620 km più a sud) per disputare una gara valevole per la Copa Chile, alla fine persa 1-0.
La prima settimana di aprile di quell'anno era quella che anticipava la Pasqua, una sorta di settimana santa in cui ci si sposta parecchio per il paese per andare a trovare parenti o amici.
Proprio il gran numero di persone itineranti, la squadra biancoverde decise di dividere lo staff in due voli. Il primo in partenza nel pomeriggio ma con numerosi scali, mentre il secondo, in partenza nella tarda serata, era diretto a Santiago senza soste.
La maggior parte dei componenti e gli arbitri della gara scelsero di attendere qualche ora in più per prendere quello che sarebbe stato un ritorno più rilassante e rapido.
Circa a metà del volo (della durata complessiva di 2 ore mezza circa), i piloti chiesero alla torre di controllo di poter volare ad una quota più bassa a causa del ghiaccio e del freddo che andava accumulandosi alle più elevate quote.
La torre stessa negò il permesso ai piloti per non sovrapporre la rotta con altri voli diretti da quelle parti.
Quando qualche minuto dopo venne suggerito un percorso alternativo, si persero i segnali radio e del volo numero 210 della LAN (nella foto sotto un modello simile a quello della tragedia) non si seppe più niente fino allo schianto contro il Monte Lastima, della catena del Longavi, regione di Linares.
Le prime indagini, confermate anche successivamente, portarono alla conclusione dell'avaria di un motore, che con tutta probabilità non aveva retto le basse temperature.


In pochi istanti il destino si portò via la squadra che aveva vinto un anno prima il titolo della seconda divisione che le aveva permesso di partecipare al massimo torneo cileno.
E' doveroso ricordare i 15 nomi (compreso il personale vi erano 24 passeggeri) che presero parte allo sciagurato volo: l'allenatore Arnaldo Vasquez. I giocatori Dante Coppa, Eliseo Mourino, Josè Silva, Manuel Contreras, David Hermosilla, Berti Gonzalez, Alfonso Vega e Hector Toledo. Il medico Mario Gonzalez. Gli arbitri Lucio Cornejo, Roberto Gagliano e Gaston Hormazabal. I due dirigenti della federazione Luis Medina e Pedro Valenzuela.
Qualche settimana dopo fu anche possibile dare degna sepoltura ai caduti grazie all'intervento del corpo militare, impegnato in una difficile operazione di recupero nella regione dei laghi. Le parole di Carlos Al-Konr, giocatore che non partecipò alla trasferta per motivi di studio, sono esemplificative di ciò che avvenne all'improvvisato funerale: "I feretri avevano più cenere e pietre che corpi. Fu un gesto simbolico più che un funerale vero e proprio".



Il 3 febbraio 2015 è una data che ha riportato alla memoria la triste vicenda del Green Cross.
Un gruppo di alpinisti, capitati dalle parti del Monte Lestima trovò i resti del Douglas DC-3, andati completamente persi dopo lo schianto e sommersi dai numerosi cumuli di neve che ogni inverno imbiancano le vette dello stato andino.
Per rispetto delle vittime non furono rese note le coordinate evitando così un pellegrinaggio tanto inutile quanto fuori luogo.
Il Green Cross si fuse al Deportes Temuco nel 1964 dopo la conquista di un altro campionato cadetto, mantenendo lo stesso logo (rivisitato poi col tempo).


A distanza di 54 anni il ricordo del Green Cross è ancora vivo nelle memorie degli appassionati.


Matteo Maggio

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