Con la sconfitta dell'Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale ed il successivo trattato di Sykes-Picot, nel 1920 la Palestina passa sotto il contro della Gran Bretagna, dando vita al Mandatory Palestine destinato a durate fino al 1948.
L'area di riferimento comprende l'attuale Palestina, lo Stato di Israele e la Giordania, ai tempi espressione di circa 1 milione e 500 mila abitanti, in maggioranza mussulmani, ma rappresentati anche una comunità ebraica coincidente più o meno con il 10% dell'intera popolazione.
Tra le ingenti ripercussioni politiche e sociali vi è anche la formazione di una rappresentativa nazionale, se così si può chiamare, denominato appunto Mandatory Palestine national football team.
Nel 1932 la FIFA assegna all'Italia l'organizzazione del secondo Mondiale della storia da disputarsi due anni dopo, al quale ambiscono a parteciparvi ben più delle sedici squadre previste.
A differenza dell'edizione del 1930, dove Jules Rimet aveva sudato sette camicie per trovare un numero idoneo di rappresentative, si rendono necessarie degli spareggi a livello continentale: all'Asia viene concesso un singolo posto e la partecipante viene stabilita da un italico girone a tre comprendente Egitto, Turchia e proprio il Mandato di Palestina.
Causa rinuncia della compagine turca la disputa si limita ad uno scontro diretto tra la squadra egiziana e la piccola rappresentativa palestinese, mai impegnata in una competizione internazionale prima di allora.
La rappresentativa fa capo alla Palestine Football Association fortemente appoggiata dalla FIFA, rappresentante quanto meno di fatto il calcio palestinese.
La rappresentativa fa capo alla Palestine Football Association fortemente appoggiata dalla FIFA, rappresentante quanto meno di fatto il calcio palestinese.
L'allestimento della miglior formazione possibile viene affidata una coppie di tecnici composta dall'austriaco Egon Pollak e dal polacco Shimon "Lumek"Ratner, ex calciatori di medio livello che setacciano il territorio in cerca di giocatori papabili.
Il 16 marzo 1934 il Mandato di Palestina scende in campo ad Il Cairo con un undici composto da 9 giocatori inglesi, sei ebrei ed un arabo, tra i quali spiccano il portiere Willy Berger, il difensore e capitano Avraham Reznik, il centrocampista Yohanan Sukenik e gli attaccanti Yaacov Zelibanski e Avraham Nudelman.
Proprio quest'ultimo mette a segno l'unica rete della squadra in quella che può essere definita una pesante débâcle, un 7-1 che la dice lunga sullo scarso livello della selezione palestinese.
Particolari insoliti sono il fatto che l'arbitro è un Ufficiale dell'Armata Britannica e che prima del match vengano suonati tre inni nazionali invece dei canonici due: per la Palestina, infatti, vengono suonati il britannico "God Saves the Queen" e "Hatikvah", futuro inno dello Stato d'Israele.
Il ritorno è a dir poco una formalità ed il 6 aprile 1934 la formazione egiziana si limita a segnare 4 reti A Tel Aviv, con laconico gol della bandiera messo a segno da Yohanan Sukenik.
A dispetto della severa lezione subita, quattro anni più tardi la rappresentativa palestinese di presente di nuovo al via delle qualificazioni, questa volta con il solo Egon Pollak come commissario tecnico.
Quest'ultimo compie scelte più o meno forzate a seconda della singole situazioni, optando ad esempio per Julius Klein e Israel Elsner quali estremi difensori, puntellando il centrocampo con Yosef Liebermann e Menahem Mirmovich ed infine dando fiducia a due nuovi attaccanti, Perry Neufeld e Moshe "Jerry" Beit haLevi.
Durante la guerra quest'ultimo vedrà il fratello e compagno di nazionale Avraham morire sul campo nel conflitto contro il Giappone in Nuova Guinea, dove entrambi erano stati stanziati quali soldati.
Questa volta la formazione palestinese viene inserita nel raggruppamento europeo, sorteggiata con la Grecia per contendersi l'accesso al secondo turno da disputarsi contro l'Ungheria.
Nella partita di andata giocata a Tel Aviv il 22 gennaio 1938 la formazione ellenica si impone per 1-3, nel contesto di una partita comunque equilibrata riaperta da un gol di Neufeld nel primo tempo dopo il doppio vantaggio ospite.
Quasi un mese dopo, il 20 febbraio, lo stadio Leoforos Alexandras di Atena ospita la gara di ritorno, caratterizzata da una fiera e solida prestazione dei ragazzi di Pollak, i quali vengono sconfitti per 1-0 solamente all'88° minuto da un rigore di Kleanthis Vikelides.
La mancata soddisfazione di centrare un risultato positivo non scalfisce la voglia di calcio della rappresentativa, in tempi via via sempre più duri per le terribili contingenze extracalcio in essere.
Con il nuovo allenatore Arthur Baar giocherà fino al 1940, quando batterà sonoramente la rappresentativa libanese per 5-1, trascinata da Werner Caspi, autore di una doppietta e da nuovi elementi quali Zalman Friedmann "Dzampa e Zvi Erlich, detto "il Dottore".
Quest'ultimo match rappresenta il commiato della rappresentativa, la quale durante la sua esistenza arriva a giocare solamente cinque incontri ufficiali, a conferma delle difficoltà nel reperire avversari e dell'intento di guadagnare visibilità solamente con partite ufficiali.
Quest'ultimo match rappresenta il commiato della rappresentativa, la quale durante la sua esistenza arriva a giocare solamente cinque incontri ufficiali, a conferma delle difficoltà nel reperire avversari e dell'intento di guadagnare visibilità solamente con partite ufficiali.
Le successive vicende politiche e sociali stravolgeranno nuovamente l'area territoriale in essere, tant'è che ritroveremo una nuova federazione calcistica palestinese nuovamente nel 1962, mentre Israele e Giordania proseguiranno indipendentemente il proprio cammino calcistico e non solo.
Il Mandatory Palestine national football team si è ritagliato quindi un piccolo spazio nella lunga storia del campionato del mondo, più per il significato politico/sociale della sua rappresentativa che per le prestazioni offerte in campo.
Ma in un territorio dove lo sport è gioco forza messo in secondo piano per le persistenti tensioni e guerre, trovare sprazzi di calcio giocato negli anni'30 è l'ennesima dimostrazione della sua importanza anche al di fuori del semplice rettangolo di gioco.
Giovanni Fasani
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