Dopo la disgregazione della Jugoslavia ancora una volta il calcio s'intreccia alla politica ed alla storia dei nuovi stati slavi in maniera viscerale venendo usato dal potente di turno per i propri interessi personali.
In questo libro Crepaldi Danilo ci racconta il difficile rapporto fra calcio, tifo e politica in una parte di mondo che non sembra volere e potere trovare un equilibrio definitivo.
FIGLI DELLA JUGOSLAVIA è il fedele resoconto, storico-calcistico della storia balcanica dopo lo scioglimento della Jugoslavia.
Una storia che, ancora oggi, è profondamente legata al ricordo dello stato socialista governato da Tito.Una storia di calcio, guerre e violenze che sembrano non voler dar pace agli ex cittadini jugoslavi.
L'estratto è preso dal capitolo 4 "Francia '98 Fra orgoglio e nazionalismo" sotto titolo "La zlatna Generacija del calcio croato".
Alla vigilia del mondiale francese Slobodan Milosevic usò, in qualche modo, la stessa "tattica" del suo alter ego croato, seppur in un clima politico del tutto diverso.
Ribaltò la storia presentendo la nuova Jugoslavia come un paese bistrattato dalla NATO e pose l' accento sulla situazione del Kosovo, terra serba dominata dagli albanesi senza che nessuno intervenisse.
Fu in questo clima fatto di destabilizzazione politica e con una guerra alle porte che la nazionale di Belgrado si accingeva a giocare i mondiali di Francia '98.
Sia la Jugoslavia che la Croazia non erano tra le favorite anche se entrambe potevano vantare giocatori di tutto rispetto. Nella rosa Jugoslavia c'erano campioni del calibro di Jugovic, Djukic, Savicevic, Stojkovic, Mijatovic, Stankovic e Mihajlovic mentre Miroslav Blazevic, C.T. della Croazia poteva contare su alcuni fuoriclasse quali Boban, Suker, Stanic, Prosinecki e su ottimi giocatori quali Simic, Bilic, Vlaovic, Jarni e molti altri. A differenza dei leader dei rispettivi paesi che nonostante si presentassero come acerrimi nemici risultavano essere alla fine molti simili, i C.T. di Croazia e Jugoslavia erano profondamente diversi fra di loro.
Sulla panchina della rappresentativa di Belgrado sedeva Slobodan Santrac, ex bandiera del Partizan Belgrado e massimo cannoniere della Prva liga jugoslava ovvero il campionato della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia con 218 gol in 364 partite.
Egli era un jugoslavista convinto, non gli piaceva Milosevic e tanto meno Arkan e si sentiva, in cuor suo, l'allenatore della Jugoslavia quella vera non la brutta copia governata dal partito di Milosevic. Il suo alter ego croato, Miroslav Blazevic era, invece, un croato di Bosnia nativo della cittadina di Travnik. Quella stessa Travnik magistralmente raccontata da Ivo Andric nel suo magnifico libro "Il ponte sulla Drina".
Era amico intimo di Tudman e convinto sostenitore delle sue idee politiche e nazionaliste, oltre ad uno spiccato anti-europeismo ed anti-americanismo che lo portò, addirittura, a dichiararsi fan del dittatore iraniano Ahmedinejad e ad esser pronto ad indossare l'uniforme dell'esercito dell'Iran in caso d'invasione americana.
La Jugoslavia esordì al mondiale francese, con la benedizione di Milosevic ed Arkan, il 14 Giugno 1998 piegando un coriaceo Iran grazie ad una punizione di Sinisa Mihajlovic al 72'. Nella seconda partita gli eredi, almeno secondo l' UEFA e la FIFA, dei plavi si ritrovarano di fronte la Germania e dopo averla dominata per tutto il primo tempo si ritrovarono in vantaggio di due reti frutto delle marcature di Mijatovic e di Dragan "Piksi" Stojkovic ma nella ripresa un calo di tensione tipico di tutte le squadre slave permise ai teutonici d'impattare sul 2-2 grazie ad una sfortunata autorete di Mihajlovic ed al sigillo, frutto di un'incornata sugli sviluppi di un calcio d' angolo, di Oliver Bierhoff. Nell'ultima partita del girone di qualificazione gli uomini di Slobodan Santrac superarono, i già eliminati USA, con il punteggio di 1-0 grazie ad una rete di Komljenovic che garantì alla rappresentativa di Belgrado il passaggio al turno successivo.
Danilo Crepaldi
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