domenica 1 ottobre 2017

CLODOALDO L'EQUILIBRATORE

Alla vigilia del Mondiale 1970 il commissario tecnico Mário Zagallo si trova nella piacevole quanto non facile situazione di dover far coincidere a livello tattico sette giocatori dalla tecnica sopraffina e dall'ovvia inclinazione offensiva.
Accanto al mito Pelé troviamo il prolifico Tostão, ai lati dei quali giocano l'imprendibile Jairzinho sulla destra ed il fromboliere Rivelino, il cui sinistro è probabilmente uno dei migliori mai visti nella storia del calcio.
Dietro questo quartetto, accanto all'altrettanto grande Gérson, troviamo l'elemento in grado di dare l'equilibrio ad un squadra sa sogno, dall'alto di un intelligenza tattica straordinaria.
Pur avendo doti tecniche proprie del trequartista, Clodoaldo si erge nel classico ruolo di Volante, passandone alla storia come uno dei più forti di sempre.




E' proprio la sua presenza che consente al tecnico di Maceió di schierare tutte le sue stelle contemporaneamente, offrendo un calcio esteticamente sublime quanto straordinariamente redditizio.

La squadra si laurea per la terza volta campione del mondo vincendo tutte e sei le partite, segnando complessivamente 19 reti e subendone 7, a dimostrazione che l'attenzione è volta principalmente alla fase offensiva, ma sempre nel rispetto della stabilità tattica.
Quest'ultima viene ampiamente garantita dalla coppa di centrocampisti centrali Gérson/Clodoaldo, abili a tessere il gioco a favore degli attaccanti, così come proteggere la difesa  quattro.
Tale ultimo compito non è di secondo piano, se si considera che il pacchetto arretrato è composto anche da due giocatori particolarmente avvezzi alla proposizione offensiva, come l'esterno e capitano Carlos Alberto ed il centrale Wilson Piazza.
Nonostante la giovanissima età, ventuno anni non ancora compiuti, Clodoaldo si prodiga in un lavoro oscura quanto preziosissimo, dimostrando sul campo una maturità superiore a quella che farebbe pensare la data di nascita.
Stupisce tutti per la strabordante personalità che gli permette di giocare a testa alta, ponendosi come primo riferimento per la costruzione del gioco, andando anche a prendere la palla tra i due centrali difensivi per facilitarne il compito.
Occorre però precisare che il suo contributo non si riassume in un mero "gregariato", ma viene impreziosito da pregevoli giocate a conferma della sua qualità tecnica.
Nel suddetto Mondiale è proprio una sua rete contro L'Uruguay in semifinale a pareggiare le sorti dell'incontro e ad indirizzare il match verso il 3-1 finale.


Tale prodezza è l'unica da lui segnata in 39 partite con la Seleçao, a conferma che si trova ampiamente a suo agio nei pressi dell'area avversaria, ma più per creare per gli altri che per concludere in prima persona.
A conferma di questa sua preziosa qualità vi è la rete del 4-1 di Carlos Alberto nella finale contro l'Italia, scaturita a seguito di una eccelsa giocata proprio di Clodoaldo.



Quest'ultimo deve altresì farsi perdonare la leggerezza in occasione del momentaneo pareggio dell'Italia, quando con un inopinato e frivolo colpo di tacco aveva di fatto dato modo a Boninsegna di presentarsi da solo dinnanzi a Felix per poi batterlo in coabitazione con Gigi Rivi.
Le sue dimostrazione di pura classe non sono una novità per i tifosi del Santos, che dal 1966 hanno la possibilità di applaudirlo nel suo ruolo di Volante in una squadra che vede sempre l'imprescindibile Pelè.
Il suo ingresso nelle file dei bianconeri avviene per sostituire un'altra un'altra leggenda del club, Zito, mettendo subito in chiaro che nessuno ne avrebbe sentito la mancanza.
In quegli anni il Peixe ottiene successi in serie nel campionato Paulista e lo fa con una formazione altamente offensiva, dove la classe e la tecnica abbondando.
Non ci sono solo O'Rey ed il granitico Carlos Alberto, ma anche elementi quali il portiere Gilmar, Abel, Edu, Lima, Manoel Maria, Toninho Guerreiro e via dicendo.
Clodoaldo non è da meno dai sopracitati diventando un idolo della tifoseria, per la precisione dei passaggi, per la solidità e per quella apparente calma con la quale gioca ogni pallone.
Solo a prima vista può sembrare lento e, pur non essendo la velocità una sua virtù, dimostra una grande rapidità di pensiero ed una sapienza nel movimento che rendono un'impresa portargli via il pallone.
Anche a livello di club conferma la sua scarsa propensione alla rete, segnando "solamente" 15 reti in 510 presenze, a dispetto, comunque, di un ottimo tempismo negli inserimenti.
Se la media realizzativa è bassa, non lo è invece la sua incidenza nelle reti altrui, molte volte scaturite da sua intuizioni o da azioni nate dal suo caratteristico incedere.
Con il Santos vince ufficialmente per cinque volte il Campionato Paulista, dimostrandosi senza ombra di dubbio come uno dei centrocampisti sudamericani più forti  in assoluto.


La parola "ufficialmente" è dovuta al fatto che il quinto successo, ottenuto nel 1978, coincide con una grave infortunio ala ginocchio, che di fatto ne mina definitivamente l'integrità fisica.
Resta in maglia bianconera fino al 1980, quando deluso dall'impossibilità di tornare quello di una tempo, accetta i dollari provenienti dalla NASL statunitense.
Con la casacca dei Tampa Bay Rowdies le prestazioni sono poche e segnate dai problemi al ginocchio, limitando quindi la sua esperienza in Florida al 1980.
L'anno dopo la sua voglia di giocare lo riporta in patria per tentare il rilancio con il Nacional, importante realtà del calcio dello stato di Amazonas.
Anche nella nuova realtà una condizione fisica ormai definitivamente smarrita non gli consente di incidere come vorrebbe e la decisione di smettere con il calcio giocato diventa inevitabile.
Lascia il ricordo di uno dei migliori Volanti della storia del calcio ed in assoluto quello di un giocatore dal profilo tecnico estremamente completo.
Per i tifosi della Seleçao avrà sempre il merito di aver consentito dal punto di vista tattico la coesistenza dei tanti fenomeni presenti nella rosa del 1970, consegnando alla storia una squadra a dir poco leggendaria.



Giovanni Fasani

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