sabato 17 dicembre 2016

WHEN CAGLIARI WAS... GREATTI!

Sulla storica vittoria del Cagliari nel campionato 1969/1970 sono state spese molte parole e molti elogi, focalizzando l'attenzione sulle reti del grande Gigi Riva e sulle trovate tecnico/motivazionali del sagace Manlio Scopigno.
Quest'ultimo imposta la squadra in maniera perfetta, rendendola particolarmente equilibrata (solo 11 le reti subite)  e continua durante tutto il campionato.
Il tecnico di Paluaro porta altresì alla maturazione definitiva di molti elementi della rosa, protagonisti di una stagione ben al di sopra delle potenzialità della vigilia.
Il salto di qualità più evidente lo compie Ricciotti Greatti, regista e numero 10 della squadra, protagonista di una stagione a dir poco strepitosa.


Che avesse talento il trentenne di Basiliano era da tempo risaputo, ma gli veniva costantemente rimproverata la scarsa continuità e la conferma ad alti livelli.
A livello giovanile con la Fiorentina sono in molti a scommettere sul futuro di un centrocampista dinamico e dalla grande visione di gioco.
Sin dagli esordi con la squadra toscana, sia nelle esperienze a Reggio Calabria in serie B ed in serie C, il giovane friulano non è mai riuscito ad emergere da quella normalità che sembrava portarsi dietro anche nelle prime stagioni nel capoluogo sardo in massima serie .
Il suo arrivo avviene in un periodo poco felice per il Cagliari, da tempo costretto alla serie cadetta ed addirittura reduce da una poco lusinghiera discesa in serie C.
Sotto la guida del tecnico Arturo Silvestri il talentuoso centrocampista gioca una grandissima stagione, segnando 12 reti e contribuendo con notevoli prestazioni all'immediato ritorno nella massima serie.
Categoria nel quale Greatti merita di giocare, ritornando però ad essere il classico "uno dei tanti", in grado di svolgere il proprio compito, ma senza compiere quell'ulteriore passo per poter fare la differenza.
La svolta arriva nella stagione 1966/1967 con l'arrivo appunto di Scopigno in panchina: il sagace allenatore lavora con puntiglio su Greatti, inculcandogli la mentalità di essere un centrocampista a 360 gradi, non più quindi vincolato ad essere un classico regista.
Chiede altresì al suo giocatore di disimpegnarsi in ogni fase di gioco, mettendo talento e corsa al servizio della squadra: questa visione nuova, proprio nel periodo del "calcio totale", consente al numero 10 di diventare un perno per l'intera squadra.
La stagione 1966/1967 vede la squadra sarda ottenere la sua prima vittoria in una coppa europea, battendo per 2-1 l'FK Sarajevo negli ottavi di Mitropa Cup.
Una delle due reti viene segnata proprio da Greatti, in un doppio confronto che premia però la squadra bosniaca, vincitrice al ritorno per 3-0.
Dopo il secondo posto della stagione 1968/1969 il Cagliari ha finalmente gettato le basi per lo storico successo dell'anno successivo, ancora nel cuore di ogni sportivo.


In una squadra costruita per mandare in rete lo scatenato Riva, Greatti spicca per qualità e quantità, in un sistema di gioco che lo vede dialogare con le ali Nenè e Domenghini, così come porsi da schermo di contenimento con il capitano Pierluigi Cera.
Nel corso delle stagioni tale doppia "mansione" lo ha reso meno prolifico in zona gol, privilegiando in tal senso il bene della squadra alla mera soddisfazione personale.
Nell'annata culminata con lo scudetto va in rete una sola volta, comunque decisiva per strappare un pareggio sul campo del Verona.


Nella stessa estate Cera, Riva, Domenghini, Sergio Gori e Niccolai partono alla volta del Messico con la nazionale per disputare il campionato del mondo, con molti addetti ai lavori che avrebbero visto di buon occhio anche la convocazione di Greatti.
A tal proposito va segnalato come il forte centrocampista non avrà mai la possibilità di far parte del gruppo azzurro, chiuso dai tanti blasonati nomi nel suo ruolo, già di per se oggetto di polemiche e discussioni.
La ribalta europea arriva nella Coppa dei Campioni 1970/1971, dove il Cagliai viene eliminato agli ottavi dall'Atletico Madrid.
Per Greatti l'addio al calcio giocato è comunque vicino e si concretizza nel 1972, al termine di una stagione che sa davvero tanto di chiusura di un periodo irripetibile.


Periodo al quale il centrocampista friulano ha preso parte da primattore, all'interno di un gruppo di giocatori troppo spesso sottovalutati.
La sua carriera è un tipico esempio di come un giocatore talentuoso, ma in una fase ancora embrionale, possa completare la sua maturazione grazie all'incontro con il tecnico giusto.
Ed è grazie a Scopigno se Greatti ed il Cagliari sono diventati....Great.



Giovanni Fasani

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