venerdì 17 giugno 2016

MARIO BERTINI

Quando pensiamo all'Italia del Mondiale del 1970 la nostra mente va inevitabilmente all'epica sfida Italia-Germania 4-3 ed alla successiva finale dove il formidabile Brasile di Pelé ha annichilito la stanca formazione allenata da Valcareggi.
Nel mezzo ci possiamo ricordare della famosa staffetta tra Rivera e Mazzola, della coppia gol Boninsegna-Riva e solo in misura inferiore degli altri componenti di tale indimenticabile formazione.
Tra di essi merita una citazione il mediano degli azzurri Mario Bertini, in assoluto uno dei centrocampisti più completi dell'epoca ed elemento insostituibile nello schieramento tattico del commissario tecnico.
 
 
La sua crescita calcistica avviene nella natia Toscana, dove si fa le ossa dapprima a Prato in serie C, dove vince il campionato  e successivamente ad Empoli, dove gioca una sola stagione (1963/1964) mettendo in piena mostra tutte le sue doti di centrocampista, realizzando inoltre 7 reti nelle 31 partite disputate.

Del suo talento si accorge la Fiorentina che decide di acquistarlo per la stagione successiva, volendo in tal senso inserire una forza fresca nel proprio settore mediano.
Bertini si mette in mostra come un elemento di grande sostanza, in grado di garantire un ottimo contributo in termini di fisicità e corsa.
In un'epoca nella quale i mediani devono garantire soprattutto copertura, il centrocampista nativo di Prato eccelle in pieno in tale mansione.
Altresì è dotato di buone qualità tecniche, associate ad un piede destro molto preciso e potente che lo rende insidioso nelle conclusione dalla media-lunga distanza.
Tale dote, unita alla precisione nei calci piazzati (soprattutto i rigori), permette a Bertini di segnare con buona continuità, elevando di molto la sua importanza all'interno della squadra.
Durante la sua militanza nella Fiorentina affina maggiormente le sue qualità, maturando quell'esperienza e quell'acume tattico che lo renderanno papabile anche per la nazionale.
In maglia viola conquista una Coppa Mitropa ed una Coppa Italia, entrambe nella stagione 1965/1966. Bertini lega il suo nome soprattutto al secondo trofeo: è proprio un suo gol al 109' minuto a garantire il successo alla formazione toscana nella finale contro il Catanzaro, dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sul risultato di 1-1.


Nella stessa estate ha la possibilità di esordire in maglia azzurra in un'amichevole contro il Messico giocata proprio a Firenze.
Successivamente viene aggregato alla disastrosa spedizione del Mondiale in Inghilterra, nel ruolo di "apprendista" al pari di Gigi Riva.
Dopo l'esonero del commissario tecnico Edmondo Fabbri, viene nominato Ferruccio Valcareggi che decide di convocare Bertini nel 1967, durante le qualificazioni per il successivo Europeo.
Il centrocampista toscano risulta decisivo nella sfida contro la Romania, segnando la rete che garantisce agli azzurri un'importante vittoria in trasferta a Bucarest.


Valcareggi lo convoca ancora per la gara persa 3-2 contro la Bulgaria a Sofia, ma decide di non includerlo nei 22 che 2 mesi dopo vinceranno in casa l'ambito trofeo continentale.
Il commissario tecnico stima molto Bertini, ancora di più quando nella stessa estate il centrocampista passa all'Inter, dopo 4 stagioni molto positive nella Fiorentina.


Il neo interista viene subito convocato per le amichevoli e le partite di qualificazione che la nazionale disputa in vista dei Mondiali che si terranno in Messico.
Proprio in un'amichevole contro la squadra messicana va a segno per la seconda ed ultima volta in nazionale, realizzando la rete che vale il pareggio per 1-1.
Nel frattempo diventa un perno del centrocampo nerazzurro, segnando addirittura 11 reti nella sua prima stagione agli ordini prima di Alfredo Foni e successivamente di Maino Neri.
Tali segnature sono favorite anche dal suo ruolo di rigorista, a conferma della sue qualità tecniche e della sua personalità.
La stagione successiva la squadra ora allenata dal paraguaiano Heriberto Herrera arriva seconda alla spalle del sorprendente Cagliari di Manlio Scopigno, che porta in Sardegna il primo e finora unico scudetto rossoblù.
Bertini gioca un'ottima stagione, che gli vale la convocazione per il Mondiale, nonché il ruolo di mediano titolare durante tutta la rassegna.
Le sue prestazioni sono encomiabili soprattutto nella famosa semifinale contro la Germania, quando per buona parte della partita si trova a sorpresa a marcare un Uwe Seeler schierato in una posizione arretrata.
Bertini svolge in pieno il suo compito, finendo sfinito al termine di un incontro giocato in condizioni ambientali davvero al limite dell'umana sopportazione data l'altitudine.
Nella sfida finale contro il Brasile, l'Italia, in evidente difficoltà fisica, adotta rigide marcature ad uomo affidando le cure del temutissimo Pelé inizialmente proprio a Bertini.
Successivamente il quadro tattico cambia e O'Rey viene marcato da Burgnich, proprio quando lo strapotere fisico e tecnico dei sudamericani viene fuori, sancendo il 4-1 finale.
Il centrocampista dell'Inter abbandona la contesa al 74', dopo la solita gara grintosa in mezzo al fantasioso centrocampo della Seleçao.
Per Bertini la consolazione arriva con la maglia dell'Inter nella stagione 1970/1971, quando la compagine milanese, allenata da Giovanni Invernizzi, compie una clamorosa rimonta ai danni dei "cugini" del Milan, vincendo l'undicesimo scudetto della sua storia.
Decisivo in tal senso è il cambio di allenatore, con il già citato Invernizzi che subentra al mai apprezzato Heriberto Herrera, donando nuove motivazioni alla squadra.
Anche nelle successive stagioni il centrocampista toscano garantisce buone prestazioni, prendendo parte alle qualificazioni per l'Europeo, chiusesi con l'eliminazione per mano del Belgio.
La sconfitta per 2-1 a Bruxelles è proprio l'ultima partita giocata da Bertini in nazionale, lasciata dopo 25 presenze.
A livello di club arriva con l'Inter in finale di Coppa dei Campioni nella stagione 1971/1972, dovendosi arrendere alla superiorità dell'Ajax ed alla doppietta del "profeta del gol" Johan Cruijff.
Con la maglia dell'Inter gioca fino al 1977, garantendo in ogni occasione il solito apporto in termini di grinta ed intelligenza tattica, ma cedendo progressivamente il posto a Gianpiero Marini ed a Gabriele Oriali.
Non manca però di dare il suo contributo in termini di reti, come dimostra questa suo famoso gol realizzato contro la Juventus con un gran destro dalla distanza.


Lascia Milano dopo 210 presenze in campionato e ben 31 reti, a riprova del fatto che le sue doti non sono limitate al semplice gioco di incontrista.
La sua ultima stagione da calciatore la gioca a Rimini in Serie B, dove mette a disposizione tutta la sua esperienza per garantire la salvezza alla formazione romagnola.
Grinta, abnegazione e qualità hanno fatto di Mario Bertini uno degli elementi più affidabili del suo periodo, rompendo in parte il luogo comune che vuole i mediani tignosi e poco dotati dal punto di vista tecnico.
Nel suo ruolo il giocatore toscano ha dato prova di ottime qualità, che lo hanno reso insostituibile nella Fiorentina, nell'Inter ed anche nella nazionale.
Tra gli indimenticabili protagonisti del Mondiale del 1970 anche Bertini merita una citazione, a fianco dei soliti tormentoni...


Giovanni Fasani


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