sabato 25 giugno 2016

IL SEGRETO DEL CHIEVO

Nella stagione 2001/2002 il neopromosso Chievo Verona sorprende tutti, disputando un eccelso campionato che gli vale un impronosticabile quanto meritato quinto posto finale, guadagnandosi di fatto l'accesso alla successiva Coppa Uefa.
Molto si è detto del cosiddetto "miracolo Chievo", attribuendo grandi meriti all'allenatore Luigi Del Neri, in grado di impostare la squadra con un moderno quando redditizio sistema tattico.
Nella rosa clivense non ci sono prime donne ne roboanti colpi di mercato, ma solo calciatori ottimamente propensi al grande lavoro fisico e metodico che il tecnico di Aquileia richiede loro, finalizzato a creare una squadra che si muova come un meccanismo perfetto.
 
 
In porta una della novità del mercato estivo, Cristiano Lupatelli, giovane portiere dalle ottime doti atletiche, ma soprattutto molto propenso a giocare al di fuori dell'area di rigore per garantire copertura alla difesa rigorosamente schierata a zona.
Del Neri crede fermamente nella tattica del fuorigioco ed i 4 difensori schierati in linea in fase di non possesso diventano ben presto dei maestri nel mettere in offside gli attaccanti avversari.
Lorenzo D'Anna ed il capitano Maurizio D'Angelo (sostituto Nicola Legrottaglie nel finale di stagione) chiamano i movimenti difensivi, coordinando al meglio gli esterni Fabio Moro e Salvatore Lanna.
Questi ultimi alzano la loro posizione solo in fase di possesso palla, offrendo utili sovrapposizioni per gli esterni offensivi.
In nessun caso i difensori centrali vengono lasciati in condizione di uno contro uno con l'avversario, a differenza dei due terzini, che si dedicano alla marcatura degli esterni opponenti aiutati, se necessario, dal raddoppio dei due mediani.
Questi ultimi compongono una coppia ottimamente assortita per caratteristiche e bagaglio tecnico.
Eugenio Corini è il vero playmaker della squadra, ponendosi come primo riferimento della costruzione del gioco: grazie ad un educato piede destro, diventano letali le sue aperture sugli esterni, così come i precisi lanci per le punte.
Del Neri vuole che il gioco della sua squadra si sviluppi sui due esterni bassi, i quali devono in prima battuta cercare Corini e, nel caso non fosse possibile servirlo, lanciare direttamente l'attaccante centrale, attaccando la cosiddetta "seconda palla", ovvero la spizzata della punta o la respinta della difesa.
Ottimale in tal senso è Simone Perrotta, che diventa letale negli inserimenti senza palla, attaccando con tempismo gli spazi che gli si aprono davanti.


Quest'ultimo è dotato di grande dinamismo che lo rende utilissimo anche in fase di interdizione: sia lui che Corini non sono dotati di gran fisico, ma grazie al proprio senso tattico eccellono anche come diga davanti alla difesa.
La manovra deve svilupparsi nel modo più veloce possibile affinché la palla arrivi celermente al di là della meta campo, dove diventa decisiva la presenza dei due esterni offensivi.
L'intensità che il Chievo mette in campo è un altro fattore determinante: a tal proposito la perfetta preparazione atletica consente all'undici veronese di giocare sempre al massimo della forma, smentendo anche i detrattori che si aspettavano un calo nel corso della stagione.
Nello schema di Del Neri sia Eriberto (successivamente conosciuto come Luciano dopo la confessione sulla contraffazione dei documenti) che Christian Manfredini giocano da vere e proprie ali, con il compito di puntare direttamente il terzino avversario ed andare sul fondo, senza preoccuparsi della fase difensiva.


I due devono essere sempre pronti a ripartire una volta recuperata palla ed in nessun caso devono abbassare la loro posizione, occupandosi di pressare con intensità gli esterni opponenti: durante la stagione Del Neri parla di "4-2-4", schema che in molti casi diventa realtà, grazie alla posizione molto offensiva dei suddetti esterni.
Entrambi sono dotati di grandissima velocità e di ottimo dribbling, che permettono loro di svolgere al meglio la funzione di veri e propri attaccanti esterni.
Il tecnico introduce anche lo scambio di fascia tra i due, attuato più volte nel corso della partita in funzione dell'avversario diretto o per non dare mai punti di riferimento.
Quando uno dei due trova la possibilità di crossare nell'area di rigore troviamo, oltre che le due punte, Perrotta e l'esterno opposto, abili ad incunearsi tra i difensori avversari.
Lo scopo è quello di creare densità dal punto di vista offensivo, al fine di trovare la soluzione vincente, specialmente con la coppia di attaccanti.
Quest'ultima è formata dalla classica prima punta corpulenta, Bernardo Corradi, e da una seconda punta rapida e letale nei pressi della porta, Massimo Marazzina.


I due sviluppano da subito una grande intesa e grazie ai loro continui movimenti creano più di un imbarazzo agli avversari aprendo, come vuole Del Neri, ottimi e succulenti spazi per i compagni.
Corradi diventa un'arma tattica importantissima per il Chievo, grazie alla sua abilità nel gioco aereo che lo rende perfetto per dare sfogo alla manovra, così come finalizzatore dei precisi cross degli esterni.
Marazzina trae profitto dalla presenza del compagno per imporsi come il maggior realizzatore della squadra, distinguendosi inoltre per freddezza e rapidità di esecuzione.
Un squadra senza apparenti campioni che, grazie alla tattica ed alla corsa, è riuscita a stare al livello di squadre sulla carta superiori, lasciando sbalorditi i più per l'applicazione in campo e la qualità del gioco proposto.
Del Neri riesce nell'intento di ottenere il meglio da giocatori poco avvezzi alla massima serie o in una fase non esaltante della loro carriera, coinvolgendoli nel suo accattivante sistema di gioco basato sulla metodologia, la corsa ed il pieno sfruttamento della qualità dei giocatori a disposizione.
In un calcio nel quale soldi e campioni fanno la differenza è bene ricordarsi del Chievo 2001/2002, vero e proprio esempio di come le trovate tattiche possono ridurre le inevitabili differenze tra "piccole" e "grandi".


Giovanni Fasani


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