Se il 22 giugno 1986 Diego Armando Maradona non avesse segnato quello che è ritenuto il gol più bello di sempre, probabilmente il nome di Manuel Negrete sarebbe molto più famoso e celebrato.
Con la sua prodezza contro l'Inghilterra il Pibe de Oro ha tolto al giocatore messicano non solo una buona fetta di popolarità, ma soprattutto la palma di realizzatore del gol più spettacolare del Mondiale del 1986.
Appena una settimana prima durante Messico-Bulgaria, primo quarto di finale della suddetta manifestazione, il centrocampista in forza al Pumas realizza una fantastica rete, degna davvero di entrare nelle migliori giocate di tutta la storia del Campionato del Mondo.
Tale prodezza fa letteralmente impazzire il pubblico dell'Azteca e trascina il Messico verso i quarti di finale, anche grazie alla successiva rete di Servin.
L'avventura si ferma ai quarti contro la Germania, ma solamente dopo i calci di rigore ed al termine di un'equilibrata partita.
Nella lotteria finale l'unico messicano ad andare a segno è proprio Negrete, a conferma di un momento magico per il centrocampista centroamericano.
La squadra allenata da Milutinovic lascia quindi il Mondiale a testa alta e senza essere mai stata sconfitta nei minuti regolamentari.
Negrete guadagna notorietà per la straordinaria giocata contro la Bulgaria e per lui si aprono le porte dei maggiori campionati europei.
Dopo Hugo Sanchez, a Madrid dal 1981, per lui e per altri giocatori della nazionale messicana arrivano, nel corso degli anni, proposte da importanti club europei (Javier Aguirre andrà all'Osasuna, Luis Enrique Flores e Javier Hernandez Gutierrez al Valencia in anni diversi).
In patria il mancino trequartista gode di ottima fama, essendo uno dei migliori giocatori del Pumas ed essendo in possesso di qualità tecniche notevoli.
Piccolo e rapido, è in possesso di un dribbling efficace e di un piede sinistro educato, che lo rendono molto temibile quando di trova nei pressi dei sedici metri avversari.
In barba ad ogni tatticismo il giocatore di Ciudad Altamirano è il classico trequartista in grado di decidere con una giocata l'esito di un match, il più delle volte con soluzioni davvero difficili da immaginare.
Proprio con la maglia del blu-oro aveva dato dimostrazione delle sue doti acrobatiche, realizzando un gol molto simile a quello fatto durante il Mondiale.
Magie come questa convincono lo Sporting Lisbona ad ingaggiarlo per la stagione 1986/1987, contando sul suo talento per tentare un ulteriore salto di qualità.
A 27 anni sembra arrivato il momento giusto per lui di misurarsi con un livello calcistico superiore, forte delle ottime prestazioni da lui esibite nel Mondiale appena conclusosi.
L'avventura del giocatore messicano dura però un solo anno, costellato da sole 15 apparizioni e 3 gol.
L'ambientamento in un contesto diverso da quello nativo rendono il suo inserimento difficile ed anche la stagione successiva allo Sporting Gjion è piuttosto negativa.
Con i biancorossi gioca solamente 4 partite, rendendo inevitabile il suo ritorno in Messico nel 1987.
Proprio nel suo paese di nascita Negrete ritrova l'antico splendore giocando ancora per 9 anni nelle principali squadre messicane, deliziando come sempre il pubblico amico con le sue proverbiali giocate.
Ma nelle sue caratteristiche c'è anche la concretezza, che gli permette di realizzare solamente con la maglia del Pumas ben 101 reti.
La sua classe fa la differenza nei vari tornei centroamericani, tanto da consentirgli di vincere 2 volte il campionato messicano, 1 volta la Coppa Interamericana e per ben 3 volte la Coppa dei Campioni CONCACAF.
Per tutti i tifosi messicani diventa un idolo, perfettamente identificabile in campo da quella maglia numero 22 che per sempre sarà il suo marchio di fabbrica, sia in nazionale che nelle squadra di club.
Nel 1996, quando veste la maglia dell'Atlante, decide di mettere fine alla sua carriera e lo fa nel modo più particolare possibile: in un match contro l'amato Pumas.
Tutti i successi lo elevano a star dall'altra parte dell'oceano, ma non in Europa, dove il suo nome rimane nella mente di qualche appassionato esteta, che ancora ricorda la sua prodezza nel Mondiale 1986.
Probabilmente la ferrea tattica di matrice europea non gli ha consentito di dimostrare nel vecchio continente tutto il suo talento, esploso solamente nel meno mediatico contesto centroamericano.
A causa di tutto questo il suo nome sembra finire in una sorta di dimenticatoio, dal quale esce di rado, magari in concomitanza delle classiche rassegne dei gol più belli o nelle trasmissioni precedenti l'inizio di un nuovo Mondiale.
Senza quell'Argentina-Inghilterra la sua semirovesciata sarebbe passata alla storia come la giocata del Mondiale ed in luogo della cavalcata di Maradona vedremmo magari riproposta in mille salse la sua fantastica giocata.
Ma Maradona è Maradona e di fronte al più forte di tutti c'è poco da fare, se non essere comunque fieri di aver emozionato come pochi il proprio pubblico ed aver regalato a tutti noi una giocata immortale.
Nel suo piccolo Manuel Negrete merita un posto di rilievo nella lunga storia del Campionato del Mondo, così come nella gloriosa storia del calcio messicano.
E per rinfrescare la memoria non resta che la "classica" clip delle sue prodezze, che si chiude, ovviamente, con la più bella di tutte.
Giovanni Fasani
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