mercoledì 13 gennaio 2016

UN GOL PER L'AFRICA

I cambiamenti relativi alle norme di tesseramento di giocatori stranieri hanno permesso alle squadre europee di entrare in contatto con calciatori provenienti da tutto il mondo, anche da realtà lontane non solo dal punto di vista calcistico.
Particolarmente intenso è l'interesse creatosi verso il continente africano, diventato nel bene e nel male terra di conquista per più di una società europea: si parla infatti di una sorta di "neocolonialismo", laddove le risorse da accaparrarsi sono i fulgidi talenti che l'Africa ci regala con straordinaria continuità.
Tale fenomeno si è intensificato negli ultimi anni, sostituendosi ad un stantio e grossolano senso di diffidenza verso i giocatori provenienti da tale splendida terra.
Negli anni '80 l'Ascoli sorprende tutti ingaggiando François Zahoui, il primo giocatore africano nella storia del campionato italiano. Come tutti sappiamo l'avventura in Italia del pur bravo attaccante ivoriano è finita presto e senza soddisfazioni, rallentando di molto ogni futuro interesse verso i calciatori africani.
Nel 1992 però il Pescara rompe questa sorta di tabù acquistando dal campionato francese un apprezzabile difensore centrale senegalese, colonna della sua nazionale e molto apprezzato dai tifosi del Monaco.
L'arrivo in Abruzzo di Roger Mendy, seppur passato in secondo piano ai nostri giorni, resta un punto di svolta nella nostra cultura calcistica e rappresenta anche un fatto storico/statistico importantissimo.


La crescita calcistica del giocatore africano avviene in patria nel Jeanne d’Arc, squadra della capitale Dakar dove è nato ne 1960.
Mendy si mette in luce come un difensore dalla grande forza fisica e dai notevoli fondamentali, dimostrandosi decisivo per i successi nei primi anni ’80 della squadra bianco-blu (2 campionati e 2 coppe nazionali).
Nel 1986 arriva per lui la grande opportunità di sbarcare in Europa, per confrontarsi con un livello calcistico superiore: viene infatti ingaggiato dal Tolone, dove diventa un perno fondamentale della difesa giallo-blu, giocando ben 105 partite in 3 stagioni.
In un calcio fisico come quello transalpino, Mendy si mette in luce come un centrale o esterno destro puntale ed estremamente concreto, in grado di dominare fisicamente il settore assegnatoli.
Dimostra inoltre una buona vena realizzativa, sfruttando al meglio le palle inattive per segnare con precisi e potenti colpi di testa.
Le buone prestazioni offerte in Provenza attirano l’interesse dell’ambizioso Monaco, che decide di acquistarlo nel 1989.
Nel Principato Mendy ha finalmente la possibilità di lottare per il titolo e di giocare ad alti livelli in campo internazionale. Tuttavia, nonostante il Monaco sia una squadra di vertice, non riesce ad imporsi in campionato, piazzandosi costantemente alle spalle del Marsiglia.
Nella stagione 1990/1991 arriva per il club di Montecarlo il successo in Coppa di Francia, battendo in finale proprio gli acerrimi rivali del Marsiglia per 1-0.
L’anno successivo la compagine allenata da Arsene Wenger si rende protagonista di una grande cavalcata in Coppa delle Coppe, culminato con l’approdo nella finale di Lisbona contro il Werder Brema. Nell’atto conclusivo la squadra di Otto Rehhagel ha la meglio per 2-0, rendendo formalmente inutile le belle prestazioni del Monaco nei turni precedenti, quando aveva eliminato squadre del calibro di Roma e Feyenoord.
La visibilità da lui conquistata nel panorama internazionale lo rende conosciuto anche nel nostro paese e nell’estate dello stesso anno arriva la già citata offerta del Pescara.
La squadra allenata da Galeone si è appena guadagnata la promozione nella massima serie ed è composta da un gruppo eterogeno di giocatori: accanto ai giovani e talentuosi Massimiliano Allegri e Frederic Massara troviamo calciatori di spessore internazionale quali Dunga, il fresco campione d’Europa John Sivebaek ed il "cavallo di ritorno" Blaz Sliskovic.
L’intento del tecnico è quello di porre al centro della difesa un difensore esperto e solido in grado di conferire sicurezza a tutto il reparto. Il profilo di Mendy è a tal proposito perfetto essendo il trentaduenne senegalese in un ottimo momento della sua carriera.
Non mancano nei suoi confronti giudizi non positivi, legati alla sua provenienza ed ai luoghi comuni che vogliono i giocatori africani non adatti ai ruoli difensivi.
Non mancano anche battute di pessimo gusto nei suoi confronti, alle quali risponde con grande professionalità, finendo per essere apprezzato per il buon carattere e per la grande dedizione al lavoro.
Il giocatore di Dakar smentisce in parte le critiche dimostrandosi un difensore insuperabile sulle palle alte e sicuro nelle gestione tattica del pacchetto arretrato.
Tuttavia la squadra abruzzese è poco equilibrata e presenta non pochi problemi difensivi, subendo ben 75 reti nelle 34 partite di campionato. Tale negativo bottino causa la retrocessione al termine della stagione e molti negativi giudizi su Mendy, accusato ingenerosamente di essere lento e soggetto a troppe amnesie difensive.
La sua permanenza a Pescara è però ricordata per un fatto storicamente importante avvenuto il 14 febbraio 1993, quando il difensore senegalese va a segno nel 2-0 contro il Brescia: tale marcatura risulta essere il primo gol segnato nel campionato italiano da un giocatore africano.
 

Nella stessa estate Mendy era andato a segno in Coppa Italia, realizzando una rete nel pareggio per 3-3 contro il Bari.
Sempre nella medesima annata mette anche fine alla sua esperienza con la nazionale, iniziata addirittura nel 1979. Abbandona I Leoni della Teranga dopo 87 partite, contribuendo in modo inequivocabile alla crescita progressiva del calcio del suo paese.
Nonostante i detrattori, il Pescara decide di confermarlo anche per la stagione successiva in serie B, con il progetto di fare un anno di transizione nella categoria cadetta.
La squadra vive un'annata tormentata, gravata altresì da 3 punti di penalizzazione e conclusasi con una soffertissima salvezza ottenuta solo grazie alla miglior classifica avulsa.
Mendy evidenzia una forma fisica non più all'altezza, giocando poche partite e realizzando un gol.
Al termine del campionato decide di abbandonare l'attività agonistica per dedicarsi alla carriera di allenatore.
A dimostrazione del suo ottimo adattamento al calcio italiano, opta per proporsi come allenatore proprio in Italia, continuando a vivere con soddisfazione nel nostro paese.
A Montesilvano, dove abita, collabora con una scuola calcio locale, insegnando ai bambini valori morali e calcistici. In una recente intervista ha dichiarato: "Oggi prima ancora che dare lezioni tecniche ai ragazzi cerco di insegnare loro cos’è la vita, di dare loro una testimonianza di vita. Perché il problema della vita, e quindi anche del calcio di oggi, è che mancano allenatori capaci di dire ai ragazzi: ehi, tu, chiediti sempre il senso di quello che fai!".
Il calcio italiano conoscerà negli anni a venire giocatori del calibro di Abedi Pelè e George Weah, i quali riusciranno davvero ad inculcare nella nostra mentalità che i calciatori africani hanno tutte le qualità per essere dei grandi campioni.
Una prima apertura a tale atteggiamento l'ha data comunque anche Roger Mendy, per i suoi valori e per quello storico e mai troppo celebrato gol.
 
 
Giovanni Fasani

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