mercoledì 23 settembre 2015

TI PORTO A VINCERE LA CHAMPIONS

Josè Mourinho è sicuramente uno dei tecnici migliori degli ultimi anni, essendosi cucito addosso la sacrosanta nomea di vincente.
Le sua spiccata personalità ha attirato su di lui anche qualche antipatia, ma non vi è dubbio che sia uno dei migliori nella difficile impresa di assemblare una squadra.
Al momento è un manager da top club ed il suo nome basta talvolta per attirare grandissimi campioni, desiderosi di essere allenati dal tecnico portoghese.
La sua scalata ai massimi livelli inizia in patria, dove dopo varie esperienze passa al Porto, con il quale vince praticamente tutto.
Nella stagione 2002/2003 ottiene il suo primo Triplete, mettendo in bacheca il campionato, la coppa nazionale e la Coppa Uefa.
Come tutti sappiamo lo Special One è altamente ambizioso e la stagione successiva riesce addirittura a superarsi, vincendo con il Porto la Champions League.
I Draghi riescono nell'impresa dopo un entusiasmante torneo, vinto dopo aver eliminato turno dopo turno avversari sulla carta superiori o più blasonati.
Il tecnico di Setúbal costruisce una squadra a sua immagine e somiglianza, perfettamente organizzata, determinata e dal profilo tecnico notevole.


Tra i pali troviamo Vitor Baia, che con la vittoria in questione entra nel ristretto gruppo di giocatori ad aver vinto tutte e tre le principali coppe europee.
In patria è considerato una vera e propria istituzione e le sue ottime prestazioni conferiscono grande sicurezza a tutto il reparto.
Sulla destra si disimpegna uno dei fedelissimi di Mourinho, Paulo Ferreira, che lo seguirà l'anno successivo al Chelsea.
Più bravo a difendere che a spingere, è un laterale solido discretamente rapido, raramente in difficoltà anche con avversari molto veloci.
Sulla corsia opposta gioca Nuno Valente, altro esterno dal buon passo e dal sinistro educato, in grado di disimpegnarsi al meglio in entrambe le fasi di gioco.
Il reparto difensivo ha il suo leader in Jorge Costa, centrale vecchio stampo dotato di grande fisico e di una spiccata personalità.
A volte eccede nelle rudezze, ma la sua esperienza lo rende un elemento importante dentro e fuori dal campo.
Al suo fianco un altro pupillo del tecnico portoghese, Ricardo Carvalho, che proprio in questo torneo si mette in mostra come uno dei difensori migliori d'Europa.
Dotato di ottimo fisico e grande classe, è un difensore molto sicuro e puntuale in grado di comandare con sicurezza la linea difensiva.
A tal proposito Mourinho lo considera un riferimento importante per il panchetto arretrato, tanto da volerlo con se nelle sue successive esperienze al Chelsea ed al Real Madrid.
A centrocampo è fondamentale Costinha, vertice basso in zona mediana in grado di garantire grande equilibrio a tutta la squadra.
La sua presenza è di vitale importanza per i compagni, essendo il primo riferimento per la fase di costruzione ed una perfetta diga in fase di contenimento.
Inoltre ha uno spiccato senso dell'inserimento, che gli permette di essere decisivo anche in fase realizzativa.
Nel 2004 è uno dei centrocampisti migliori del panorama europeo, anche se vedrà calare la qualità delle prestazioni negli anni a venire.
Appena più avanti troviamo Pedro Mendes, centrocampista di grande quantità e dai buoni fondamentali tecnici. Appena acquistato viene impiegato con buona continuità, anche se può essergli preferito il russo Dmitrij Alenicev, centrocampista più offensivo in possesso di ottimo spunto e discrete doti realizzative.
In Italia è ricordato per le esperienza in chiaroscuro con Roma e Perugia.
Nella stessa posizione agisce Maniche, giocatore in grado di disimpegnarsi su tutta la metà campo, grazie alle ottime doti tecniche ed alla intelligenza tattica.
Le sue qualità lo rendono utile anche in zona gol, in virtù di un tiro molto preciso e di uno spiccato senso dell'inserimento.
Nel 2008 approderà in Italia per giocare con la maglia dell'Inter, dove, nonostante le solo 8 presenze, vincerà lo scudetto.
La stella della squadra è senz'altro Deco, giocatore brasiliano naturalizzato portoghese nel 2002.


Il suo ruolo è quello di trequartista, grazie alla sua tecnica squisita, che lo porta a saltare l'uomo con facilità e a rendersi molto pericolo in fase di conclusione.
Le sue azioni sono maggiormente finalizzate al servizio dei compagni ed in campo si muove con grande classe.
Inoltre è molto abile nei calci piazzati, dimostrandosi un vero pericolo per gli avversari nelle soluzioni dalla media distanza.
Descritto come un potenziale fuoriclasse nel periodo considerato, farà vedere grandi cose anche con la maglia del Barcellona, mentre arriverà al Chelsea in un momento non brillante della sua carriera.
Il reparto offensivo verte sulla presenza di una prima punta di riferimento, rappresentata principalmente da Derlei, giocatore di origine brasiliana dalle buone doti realizzative.
In Portogallo si è costruito una brillante carriera, dimostrandosi molto completo e decisivo soprattutto per le recenti vittorie del Porto; a tal proposito ha trascinato la squadra nella Coppa Uefa 2002/2003 realizzando ben 12 reti.
Accanto a lui gioca solitamente un altro giocatore verdeoro, Carlos Alberto Gomes, mezzapunta dotata di ottima tecnica in grado di creare la superiorità numerica in fase offensiva e di svariare su tutto il fronte avanzato. All'epoca ventenne, è molto stimato da Mourinho proprio per la sua duttilità e per la sua personalità, a dispetto della giovane età.
Sovente viene impiegato Benni McCarthy, talento sudafricano forgiato dall'Ajax e sempre al bivio tra l'essere una promessa o un campione.
Nella stagione oggetto di analisi si dimostra però in  grande forma, anche alla luce delle 20 reti messe a segno in campionato.
Le sue qualità gli consentono di agire sia come prima che come seconda punta, permettendogli, se in giornata, di poter fare davvero la differenza.
La squadra portoghese viene inserita nel girone F con Partizan Belgrado, Marsiglia e Real Madrid.
Sin da subito si intuisce come il Porto e la squadra madrilena siano le vere dominatrici del raggruppamento, tanto da raccogliere 11 punti l'una e 14 l'altra.
Proprio contro le Merengues arriva l'unica sconfitta dell'intero torneo, peraltro subita in casa per 1-3, nonostante il vantaggio iniziale segnato da Costinha.
Decisive per le sorti della qualificazione sono le due vittorie contro il Marsiglia, la prima per 2-3 al Velodrome (Maniche, Derlei ed Alenichev) e la seconda in casa per 1-0 (ancora Alenichev).
Contro il Partizan gli uomini di Mourinho ottengono un punto nella gara inaugurale terminata 1-1 (Costinha), per poi vincere all'Estadio Das Antas per 2-1 (doppietta di McCarthy).
Nell'ultima ininfluente giornata la squadra portoghese esce imbattuta dal Santiago Bernabeu, grazie ad un rigore di Derlei che pareggia la rete iniziale di Santiago Solari.
Quello che emerge è il ritratto di una compagine molto equilibrata, non necessariamente spettacolare, ma perfetta nell'interpretazione della partita.
Passando il turno come seconda, la squadra portoghese affronta il temibile Manchester United di Sir Alex Ferguson, con l'andata da giocare ad Oporto.
La squadra inglese passa in vantaggio al 14' con una rete di Quinton Fortune, completamente ribaltata nel corso del match da una bella doppietta di Benni McCarthy.


Il ritorno all'Old Trafford si presenta subito molto duro, tanto che Scholes trova la rete al 32' che permette al Manchester di portarsi in vantaggio.
Il Porto si riversa in avanti e quando tutto sembra finito, arriva un episodio fortuito a spianargli la strada per i quarti di finale: al 90' minuto il portiere Howard respinge malamente un calcio di punizione dal limite, mettendo in condizione Costinha di depositare il pallone in rete per il pareggio (http://www.dailymotion.com/video/x1476p_manchester-united-vs-fcporto-costin_sport).
Tale marcatura è anche ricordata per la corsa di Mourinho in campo a festeggiare con i proprio giocatori la rete decisiva per il passaggio del turno.
Nei quarti di finale l'avversario da affrontare è il Lione, trascinato nella competizione da giocatori del calibro di Juninho Pernambucano, Giovane Elber, Sidney Govou e Michael Essien.
All'Estadio Das Antas gli uomini di Paul Le Guen devono arrendersi ad un ottimo Porto, che grazie alle reti di Deco e di Ricardo Carvalho si impone per 2-0.
Due settimane dopo l'entusiasmo dello Stade de Gerland viene subito gelato dal gol di Maniche dopo 6 minuti; lo stesso centrocampista va ancora in gol al 47' dopo che Luyindula aveva pareggiato il match al 14'. La squadra francese evita la sconfitta casalinga solo nel finale di gara grazie ad Elber, che però non impedisce al Porto di raggiungere la semifinale.
Ad attenderlo c'è il Deportivo la Coruna di Javier Irureta, una delle squadre migliori della competizione, reduce dalla vittoria per 4-0 contro il Milan nei quarti di finale.
La sfida si preannuncia molto tattica, tanto che la partita di andata in Portogallo termina 0-0.
Nonostante quello che può essere definito "il peggiore dei risultati positivi", i Dragoes sono consapevoli della propria forza ed al Riazor forniscono una prova molto convincente : un rigore di Deco al 60' minuto vale la finale, ottenuta anche grazie ad una impressionante prova difensiva.
il 26 maggio 2004 lo stadio di Gelsenkirchen ospita la finale tra il Porto ed un'altra sorpresa del torneo, il Monaco.
La compagine allenata da Deschamps ha eliminato nei quarti di finale il Real Madrid, grazie alla vittoria per 3-1 ottenuta in casa nella partita di ritorno. In semifinale ha avuto la meglio del Chelsea, vincendo allo Stade Louis II con lo stesso punteggio.
Simbolo della cavalcata dei biancorossi è senza dubbio Fernando Morientes, attaccante spagnolo troppo presto accantonato dal Real Madrid e capocannoniere della Champions League 2003/2004 con 9 reti.
Dietro a lui agiscono Ludovic Giuly e Jerome Rothen, al tempo identificato con troppo entusiasmo come la risposta francese a David Beckham.
Difensivamente la squadra monegasca sembra avere qualche lacuna, anche se si fa notare un emergente Patrick Evra.
Nonostante un pronostico equilibrato, in campo il Porto si dimostra superiore tatticamente, vincendo per 3-0 con le reti di Carlos Alberto, Deco ed Alenichev.


Il Monaco non riesce praticamente a fare un tiro in porta, mentre la squadra portoghese si dimostra chirurgica nelle conclusioni, capitalizzando al meglio le tre occasioni avute.
Per i Draghi è la seconda vittoria nella competizione, dopo la prima storica affermazione del 1987.
E' innegabile come tale successo sia il risultato del lavoro fatto da Josè Mourinho, abile ad inculcare ai suoi giocatori la sua mentalità vincente e a sopperire ad alcune lacune tecniche con lo spirito di squadra.
Magari si potrò dire che non ha vinto la squadra migliore, ma sicuramente ha vinto quella che meglio ha interpretato le varie situazioni di gioco.
Non per niente qualche mese dopo Mourinho sarà per gli inglesi lo Special One...


Giovanni Fasani 

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