Si diceva che Boniperti, ai premi in denaro
corrisposti dalla Juventus a fronte delle partite vinte, preferisse quelli “in
natura” e cioè mucche selezionate, scelte negli allevamenti degli Agnelli. Così
la sua tenuta nel Novarese si allargò, diventando un’azienda modello.
Vessillo bianconero di tutti i tempi, viene
subito adottato dai tifosi, ripagandoli con tutti gli sprazzi della sua genuina
classe: illuminanti aperture per le punte, cross dal fondo calibrati al
millimetro, nervosi guizzi verso la porta avversaria, tiri secchi e improvvisi
che non lasciavano scampo ai portieri. Incarnò,”Boni”, due Juventus altrettanto
belle: quella sul finire degli anni quaranta-inizio cinquanta con i superlativi
danesi J. Hansen e Praest e, sempre sul finire del medesimo decennio, quella
con lo strepitoso Sivori e il poderoso centravanti gallese J. Charles che,
oltre a realizzare caterve di gol, riusciva, grazie alla statura supportata da
una notevolissima stazza fisica, a togliere dalla propria porta, in fase
difensiva, palloni che sembravano destinati in fondo al sacco. Merita una
particolare menzione il gallese poiché, come il centravanti milanista Nordahl,
era, sul campo, di una correttezza
esemplare (da qui l’appellativo di “gigante buono”).
“Coniglio” Altafini. E’ stato tra i più
completi attaccanti approdati in Italia. Vi giunse alla fine degli anni ’50 nel
campionato 1958-59, con scudetto vinto dalla compagine rossonera avvalendosi
degli ultimi sprazzi della genialità di Schiaffino e della classe dell’altro
“vecchio drago” Nils Liedholm e portandosi appresso il soprannome di “Mazzola”,
datogli dal padre in segno di ammirazione per il grande centrocampista del
Torino Valentino Mazzola, a seguito di una tournée fatta in brasile dalla
squadra granata. Giocò fino a trentotto anni indossando le casacche di Milan,
Napoli e Juventus. E’ rimasto negli annali calcistici l’appellativo di
“coniglio”, affibiatogli dal general manager Gipo Viani, poiché, nelle mischie
d’area, si “nascondeva” preoccupandosi unicamente della incolumità delle
proprie gambe.
“Tacchino Freddo”. In verità il nomignolo è
alquanto divertente e originale e venne affibbiato dai tifosi nerazzurri, a
causa della sua proverbiale lentezza, a Eddie Firmani, centravanti di origine
inglese e di provenienza sampdoriana. Venne acquistaso sul finire degli anni
’50 assieme al “lungagnone” svedese Lindskog, calciatore che non lasciò traccia
nella storia del club nerazzurro (quest’ultimo proveniva dall’Udinese).
Carattere di … acciaio. Obdulio Jacinto
Varela, formidabile stopper della nazionale “Celeste” (Uruguay) e suo vero
trascinatore in campo e nello spogliatoio, per scuotere i suoi compagni sotto
di 0 – 1 al termine del primo tempo della finalissima con il Brasile (1950)
così si rivolse nello spogliatoio al centravanti Miguez: “ Non vedi che faccia
da stupido ha il loro portiere?! Vorresti farmi credere che proprio tu non sei
in grado di segnargli almeno due gol?” E al difensore Gambetta: “Tu devi
marcare Chico. Se gli fai toccare anche un solo pallone dovrai vedertela poi
con me”. Come se le sue parole fossero state profetiche, nelle ripresa ci fu la
rimonta uruguagia.
Un’ultima curiosità: non perse mai un
confronto mondiale; nella gara contro l’Inghilterra del 1954 si infortunò e non
disputò il successivo incontro perduto contro l’Ungheria.
Corsi e ricorsi calcistici. L’Inter
nell’annata 2001-02 vide sfumare lo scudetto all’ultima giornata perdendo in
casa della Lazio per 4 – 2, mentre la Juventus vinceva a Udine per 2 – 0.
Esiste un analogo precedente fra le due squadre e risale al campionato 1934-35.
All’ultima giornata bianconeri e nerazzurri si trovavano a pari punti ed
entrambe dovevano giocare in trasferta: la Juve a Firenze e i nerazzurri
(guarda caso) a Roma con la Lazio. Finì che la Juve vinse a Firenze per 1 – 0,
mentre l’Inter fu sconfitta per 4 – 2. Incredibile come da lassù una regia
irridente e beffarda si sia divertita a far uscire dal magico bussolotto i
quasi identici punteggi.
Liedholm, che allenò il Milan, la Roma e
altre formazioni, aveva “il pallino” di scegliere i rinforzi per le sue squadre
in base ai loro … segni zodiacali.
Matteo Maggio
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