Terza parte del nostro percorso attraverso piccoli aneddoti del passato calcistico. Ringraziamo ancora una volta Adriano Meazza ed il giornale Nduma Insà.
Anni dispari…
favorevoli
– Curiosità: Juan Alberto Schiaffino, uno dei più grandi calciatori di tutti i
tempi, vinse lo scudetto col Penarol in Uruguay nel 1949-’51 e ’53 e col Milan
nel ’55, ’57 e ’59. Definizione datagli dal grande Gianni Brera e tratta da
internet: “Forse il più grande regista che sia mai esistito. Aveva nei piedi
due fari con i quali inventava e illuminava il gioco,”
Rinunce forzate: Le rappresentative
danubiane rinunciarono in massa ai mondiali del 1950. La caotica situazione in
cui versavano i paesi dell’Europa centrale non permise loro di allestire
formazioni adeguatamente strutturate. Oltre a ciò, le condizioni economiche
delle nazioni non permisero il compiersi di vari progetti. Morale: Austria - pur
dopo una regolare iscrizione alle qualificazioni - Cecoslovacchia ed Ungheria
se ne rimasero a casa. Soprattutto i magiari avrebbero potuto recitare da
protagonisti: erano i tempi di una superba fioritura di campioni, con i vari
Puskas, Kocsis, Czibor e Hidegkuti pronti a mettersi in mostra.
Banks saracinesca: Inghilterra,
Mondiale 1966 – Il portiere della nazionale inglese Gordon Banks stabilisce il
record di imbattibilità iniziale. Per 442 minuti la sua porta non capitola; a
superarlo per primo in semifinale è il portoghese Eusebio, ma soltanto su
calcio di rigore. Banks migliora il record stabilito da Gilmar ai mondiali del
1958, quando il portiere brasiliano fu battuto dopo 369 minuti di gioco dal
centravanti francese Fontaine.
Portieri dormienti: Nel corso di una partita
di fine anni ’40, Milan-Sampdoria, disputata a Marassi, lo svedese Nils
Liedholm colse impreparato l’estremo difensore blucerhiato con un tiro da metà
campo, Non ricordo però il nome del malcapitato portiere doriano (Bonetti?). E
sempre a proposito di Liedholm, per un passaggio sbagliato, dopo ben mille e
passa minuti di calcio giocato senza incorrere nel benchè minimo errore in fase
di appoggio, ricevette affettuosamente uno scrosciante applauso dal pubblico
per questa… sua disattenzione.
Promesse non
mantenute;
Guillermo Stabile fu acquistato dal Genoa, rivale della Pro Vercelli ai tempi
dei pionieri del calcio, al termine dei mondiali del 1930 svoltisi in Uruguay e
nei quali fu capocannoniere con 8 reti. Il regime fascista impose subito alla
società ligure di italianizzarne il nome. Era soprannominato “el filtrador” per
la sua facilità di infiltrarsi in area di rigore palla al piede. Ebbe una discontinuità di rendimento causata, oltre
che da dissapori con l’allenatore, anche da infortuni di gioco (nel ’31, tentando
di scavalcare il portiere alessandrino Rapetti, si ruppe la gamba destra).
Giocò in seguito nel Napoli e nel Red Star in Francia prima di rientrare in
Argentina, dove rimase alla guida della Seleccion per vent’anni, fatto
clamorosamente insolito per quel calcio.
Fughe clamorose: Jimmy Greaves,
attaccante inglese del Chelsea, venne ingaggiato dal Milan nella stagione 1961-62,
ma dopo alcune partite nelle quali aveva fatto intravedere indiscusse qualità,
se ne ritornò in Inghilterra. Emulò, una dozzina di anni dopo, in questa sua
fuga improvvisa e che colse tutti di sorpresa, l’argentino Boyè, attaccante del
Genoa che piantò tutti in asso andandosene alla chetichella.
Il
Milan non lo rimpianse più di tanto, in quanto la sua sostituzione con il
“classico” brasiliano Dino Sani in cabina di regia si rivelò una mossa
azzeccatissima che portò alla conquista dello scudetto. Calcarono i
palcoscenici italiani in quegli anni, seppur per un breve periodo, alcuni
calciatori provenienti d’oltre Manica: Hitchens (centravanti
dell’Inter), Law e Baker, entrambi attaccanti scozzesi del Torino.
Matteo Maggio
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