La bellezza del calcio è spesso e volentieri caratterizzata da quegli episodi che rimangono dietro le telecamere.
In un mondo in cui ormai tutto è alla luce del giorno sui social network, risulta davvero difficile non conoscere una notizia o una semplice frase detta da qualche addetto ai lavori.
Con l'articolo di oggi siamo a proporvi qualche piccolo aneddoto legato al passato; ci avvaliamo della gentile collaborazione del giornale "Nduma Insà", un periodico della provincia pavese che si occupa principalmente di quanto accade nei paesi presi in considerazione.
Tuttavia si possono trovare questi piccoli aneddoti o articoli affini grazie alla pazienza di Adriano Meazza, autore di questo ed altri articoli che vi proporremo.
Oltre alla gratitudine per aver trovato queste curiosità, ci preme ringraziare anche chi ci ha portato alla conoscenza del giornale e dei relativi articoli, l'amico Claudio Coscia.
Risposta fulminea - ad Antonio Bordon, centravanti genoano
per alcune stagioni (inizio anni '70) e da non confondersi con l'altro Bordon a
nome Ivano, portiere dell'Inter che giocò anch'egli in quegli anni, il
presidente rossoblu dopo il suo acquisto gli sottopose un ingaggio contrattuale
alquanto stiracchiato. Senza scomporsi e forte delle reti messe a segno in
precedenza, anche se nelle divisioni inferiori, il calciatore gli rispose:
“D'accordo, provengo da squadre di rango inferiore e con la massima divisione
non mi sono ancora cimentato, ma parlano i goals che ho realizzato”. E a
completamento della sua tesi aggiunse: “ D'altronde, l'ampiezza delle porte è
uguale sia in Serie A che nella Serie B o C, ergo, non è che in Serie A le porte
siano più strette per avere maggiori difficoltà a segnare che nelle altre
divisioni e se tanto mi da tanto...”.
Manlio Scopigno che vinse lo scudetto con il Cagliari
nella stagione 1969-70 fu tra gli allenatori, prendendo in considerazione
l'ultimo sessantennio calcistico, insieme a Radice (Torino 1975-76) Bagnoli
(Verona 1984-85), Boskov (Sampdoria 1990-91), a spezzare l'egemonia delle
grandi (Juve, Milan, Inter e con il dovuto inserimento di Roma, Lazio e
Fiorentina). Lo scudetto rossoblu, che ebbe in Gigi Riva l'alfiere più
prestigioso, fu vinto con l'apporto determinante degli scarti ceduti forse un
po' troppo frettolosamente dalle altre big del torneo (Albertosi – Fiorentina,
Domenghini e Gori – Inter, Nenè – Juventus). Soprannominato l'allenatore filosofo
(era laureato in questa materia) sapeva stemperare come pochi le tensioni di
spogliatoio con battute argute e divertenti, tali da riportare subito la
serenità in seno alla squadra. A Boninsegna, fresco reduce dal Carnevale di
Viareggio, arrivato all'ultimo istante per sostenere l'allenamento mattutino e
con i capelli abbondantemente ricoperti di coriandoli, osservando il corpo del
reato, con la massima pacatezza gli disse: “Almeno quelli avresti potuto
toglierli!”.
Alta professionalità - L'irlandese Liam Brady nel
campionato 1981–82, nell'ultima partita disputata a Catanzaro, mise a segno il
rigore decisivo che valse lo scudetto alla Juventus, pur sapendo della
rinuncia, nei suoi confronti, da parte della società per la stagione
successiva.
Gli allegri scozzesi. Gli allegri scozzesi si sa,
sono eccellenti bevitori. Così, nell'eremo argentino, ai mondiali del '78 (i
ritiri non sempre sono un periodo di quaresima) unici rappresentanti anglosassoni
di quei mondiali, dopo corse ed allenamenti cercano di scacciare la noia
facendo ricorso ad abbondanti bevute di birra e wisky. C'è qualcuno però che
non smaltisce la sbornia e scende in campo piuttosto alticcio. Forse sono
maldicenze, ma è un fatto che gli scozzesi vengono eliminati al primo turno. Ad
avvalorare questa tesi c'è un precedente avvenuto durante una trasferta in
Danimarca. Prima dell'incontro, cinque giocatori fuggono dal ritiro e si
rifugiano in un bar di Copenaghen, dove fanno un colossale pieno di wisky e
poi, ubriachi fradici, sfasciano il locale. L'accaduto è grave e costa il posto
all'allenatore. Ma, alla luce di quanto successo in Argentina non si può dire
che al suo successore sia andata meglio.
Abitudine al gol - Pascutti, ala sinistra del Bologna,
nel campionato 1962-63 mise consecutivamente a segno 12 gol in 10 partite.
Questo record verrà infranto da Gabriel Batistuta della Fiorentina poco più di
trent'anni dopo. Presidente del sodalizio felsineo era Renato Dall'Ara al cui
nome, dopo la sua morte, verrà dedicato lo stadio.
Gol si gol no - L'episodio sottoriportato è da
attribuirsi alla scarsa o nulla attenzione nel controllo delle reti. Ad Arica,
nei mondiali del '62 in Cile, si gioca U.R.S.S. - Uruguay e l'arbitro è
l'italiano Jonni. I sovietici ce la mettono proprio tutta perchè solo vincendo
sono sicuri della qualificazione avendo già superato la Jugoslavia. Per gli
uruguagi è pura questione d'orgoglio. Con le squadre sull’1 a 1 avviene il
fattaccio: c'è un'azione sulla destra dell'attacco uruguagio con il pallone che
finisce in rete. L'arbitro Jonni si rivolge al guardalinee il quale sta
rientrando verso il centrocampo e perciò convalida la segnatura. Ma i sovietici
si ribellano all'ingiustizia: nella rete c'è un buco proprio dalla parte dove
il pallone, già uscito sul fondo, si è infilato. A Jonni giungono inoltre le
urla di tre italiani, tra i quali Annibale Frossi, che gli urlano: “Jonni, non
è gol!” allora, questa volta, tra le protestre degli uruguagi, il gol viene
giustamente annullato.
Alla prossima con altri aneddoti legati alla storia del calcio.
Matteo Maggio
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