martedì 30 dicembre 2014

COPPA D'ASIA 2015 - LA GUIDA

A partire dal 9 gennaio prenderà il via in Australia la sedicesima edizione della Coppa d'Asia, manifestazione che negli ultimi anni ha visto il suo livello medio crescere costantemente, suscitando l'interesse di molti appassionati.
Il Giappone, campione dell'edizione 2011, metterà in palio l'ambito trofeo ed il gruppo degli ambiziosi pretendenti è eterogeneo e particolarmente significativo.
Tra le sedici squadre partecipanti alla fase finale troviamo le più forti e blasonate nazionali asiatiche accanto a rappresentative emergenti o alle prime esperienze in contesti di questo tipo.
Con questo articolo si vuole fare una panoramica dei quattro gruppi iniziali con una dettagliata descrizione delle singole rappresentative presenti.
Non mancheranno certo curiosità ed interessanti giocatori con la sensazione che questa Coppa d'Asia sarà davvero molto entusiasmante.

GRUPPO A


Australia e Corea del Sud sembrano destinate a farla da padroni, tenuto conto di un livello tecnico e di un'esperienza superiori. Tuttavia l'entusiasmo e le buone indicazioni fornite nelle qualificazioni potrebbero consentire alle "matricole" Oman e Kuwait di sovvertire un fin troppo facile pronostico.

Australia
La nazionale di Ange Postecoglou è qualificata di diritto come paese organizzatore e davanti al proprio pubblico si gioca un'importante quanto unica possibilità di imporsi in tale torneo continentale.
Nonostante un Mondiale 2014 piuttosto deludente (3 sconfitte nel girone), l'Australia ha messo in mostra giocatori importanti che potrebbero rivelarsi decisivi nella competizione che stiamo descrivendo.
Tra i pali Mathew Ryan sembra aver compiuto quella crescita che lo rende uno dei portieri più forti della manifestazione, come dimostrano le sue ottime prestazioni con il Bruges.
La fase difensiva è probabilmente il punto debole della squadra, avendo evidenziato più di una volta staticità e scarsa attitudine al contesto internazionale.
Il 4-2-3-1 voluto dal tecnico protegge la squadra solo in parte, mettendo talvolta in evidenza una retroguardia afflitta da lacune tecnico-tattiche.
Il centrocampo è un elemento completo, dove spiccano le geometrie di Mile Jedinak, la completezza di James Holland e l'agonismo di Mark Milligan e Matt McKay.
Sulle fasce dovrebbero arrivare buone indicazioni da elementi come Tommy Oar e Matthew Leckie, mentre nel ruolo di centravanti dovremmo vedere ancora Tim Cahill, con Bernie Ibini Isei possibile alternativa, mentre James Troisi e Massimo Luongo giocheranno a supporto. Robbie Kruse si presenterà alla rassegna con i postumi di un infortunio, che potrebbe impedirne la disponibilità come seconda punta o trequartista.

Corea del Sud
A Seul sperano che l'avvento del nuovo allenatore, il tedesco Uli Stielike, possa garantire un salto di qualità ed una crescita significativa del parco giocatori.
Proprio all'ex centrocampista di Borussia Mönchengladbach e Real Madrid spetterà il compito di far dimenticare il deludente Mondiale e di rilanciare il calcio della Corea del Sud.
Gli ultimi risultati non sono però positivi ed è facile pronosticare che per l'allenatore tedesco il compito sarà meno facile del previsto.
I punti di forza vertono sulla grande intesa esistente tra i giocatori e sulla grande rapidità, da sempre marchio di fabbrica della squadra coreana, specie nello sviluppo dell'azione offensiva.
I dubbi sulla selezione coreana vertono su di una difesa ancora non affidabile ed inesperta, nonostante giocatori come Joo-Ho Park e Jin-Su Kim militino in Bundesliga ed altri siano colonne delle migliori squadre coreane o dei cinesi del Guangzhou Evergrande (Youg-Gwon Kim).
Nel reparto di centrocampo spiccano le doti di Sung-Yueng Ki dello Swansea, dotato di ottima visione di gioco e di un tiro potente e preciso. Nel 4-2-3-1 voluto dal tecnico viene affiancato da Kook-Young Han o da Myung-Joo Lee, mentre più avanzati agiscono Ja-Cheol KooChung-Yong Lee ed Heung-Min Son.
Quest'ultimo è uno dei migliori elementi a disposizione e sembra essere la spalla ideale per la punta centrale, una volta che il sistema di gioco possa prevedere due attaccanti.
Nel ruolo di centravanti viene posta grande fiducia su Dong-Kook Lee, con Jung-Hyup Lee e Keun-Ho Lee possibili alternative.

Oman
La selezione allenata da Paul Le Guen si presenta al via della competizione a distanza di 8 anni dall'ultima presenza e lo fa dopo aver vinto il gruppo A di qualificazione.
Tale risultato è stato ottenuto grazie ad un'ottima organizzazione tattica e, soprattutto, ad una difesa davvero impenetrabile, battuta solo una volta nelle sei partite disputate.
A tal proposito il modulo potrebbe essere un 4-4-2 canonico, modificabile in un più accorto 5-4-1, per meglio sfruttare la solidità delle retroguardia.
Quest'ultima fa perno su elementi come Mohammed Al-Maslami o sul terzino Hassan Mudhafar, anche se è il collettivo nel suo insieme a rappresentare un punto di forza.
Tra i pali troviamo il giocatore con più esperienza internazionale, Ali Al-Habsi, 135 presenze tra Bolton e Wigan (con una FA Cup vinta) prima di trasferirsi al Brighton & Hove.
A centrocampo l'elemento migliore è senza dubbio Eid Mohammed Al-Farsi, giocatore che garantisce geometrie ed anche un ottimo contributo in zona gol.
Quest'ultimo aspetto potrebbe essere il vero problema della squadra, dal momento che sono stati solo sette i gol segnati nel girone.
Decisivo sarà l'apporto dell'esterno offensivo Qasim Said, cannoniere della squadra con tre reti nei match di qualificazione.
Come punte si possono menzionare Abdulaziz Al-Muqbali (decisivo contro la Siria) o l'esperto Ismail Al-Ajmi.

Kuwait
Conosciuto ai più per la partecipazione ai Mondiali del 1982, il Kuwait è una squadra che gode di ottima considerazione nel proprio continente, anche in virtù della vittoria ottenuta nel 1980 proprio in questa competizione.
Probabilmente gli anni menzionati sono lontani dal punto di vista del valore della rosa, ma la squadra di Jordan Vieira ha destato una buona impressione nel girone B di qualificazione, terminandolo al secondo posto. A tal proposito la rappresentativa guidata dal tecnico brasiliano ha perso una sola gara, per altro ininfluente, contro l'Iran dominatore assoluto del raggruppamento,
Il modulo scelto è un 3-4-3 che permette di esprime le discrete qualità del reparto offensivo, nel quale si fa apprezzare Bader Al Mutwa, talentuosa seconda punta chiamata a dimostrare la piena maturazione alla soglia dei trent'anni.
Il miglior marcatore delle qualificazioni è stato Yousef Nasser con tre reti, meritandosi la preferenza come punta centrale.
La fase difensiva è comunque gestita in modo apprezzabile, grazie alla presenza di elementi esperti come Hussain Fadel e Fahad Awadh.
Il folto centrocampo è impegnato in un notevole lavoro di raccordo e per tale compito si segnala Hamad Aman.

GRUPPO B


Più equilibrata la situazione nel secondo raggruppamento, dove sembra essere difficile trovare una favorita. Tra cicli terminati e nuove generazioni in crescita, le quattro squadre sembrano partire con le stesse possibilità, anche se la Corea del Nord sembra essere la meno accreditata al passaggio del turno.

Uzbekistan 
Il calcio uzbeko è sicuramente in grandissima crescita ed i risultati delle varie rappresentative nazionali sono lì a dimostrarlo.
La qualificazione è arrivata grazie al secondo posto nel girone E, senza mai avere problemi a battere la concorrenza di rappresentative come Hong Kong e Vietnam.
Nonostante l'abbordabile raggruppamento, il tecnico Mirjalol Qosimov ha ottenuto importanti conferme dal suo flessibile 4-5-1.
Nella sufficientemente solida difesa spicca la presenza di Vitali Denisov, terzino sinistro del Lokomotiv Mosca ed in assoluto il miglior elemento del reparto.
Anche nella zona mediana è presente un leader, Odil Akhmedov, in grado di impostare al meglio il gioco. Insieme ad Azizbek Haydarov e Timur Kapadze forma un trio di mediani di ottimo spessore.
Molto utile risulterà l'apporto proprio di Timur Kapadze, recordman di presenze con la nazionale dei "White Wolves".
Leggermente più avanzati agiscono Sanjar Tursunov e Server Djeparov, con Sardor Rashidov come ottima alternativa.
I centrocampisti più avanzati sono chiamati a supportare l'unica punta vera e propria, identificabile in Farhod Tadjiyev, anche se ottime indicazioni sono arrivate dal giovane Igor Sergeev, attaccante messosi in mostra anche nell'ultimo Mondiale Under 20.

Arabia Saudita
I fasti degli anni 90 sembrano parecchio lontani, ma la squadra allenata dal rumeno Cosmin Olaroiu viene da un grande girone di qualificazione, condotto, a dire il vero, dal precedente allenatore Juan Ramon Caro.
Il 4-4-2 voluto dal precedente selezionatore può variare in un 4-1-4-1 davvero efficace, tanto da essere stato decisivo nel pareggio per 1-1 contro l'Uruguay ad ottobre.
La difesa è un reparto solido e viene comandata dall'esperto Osama Hawsawi, con Hassan Fallatah e Abdulla Aldossary come apprezzabili esterni.
Nel girone di qualificazione i gol subiti sono stati solo 3, al cospetto di squadre quali Iraq e Cina.
Nel zona mediana troviamo Saud Kariri a dettare i tempi dall'alto della sua esperienza e del sua carisma. Accanto a lui Ibrahim Ghaleb, con Yahya Al-Shehri e Taisir Al-Jassim più avanzati.
L'attacco non vede più i leggendari nomi che hanno fatto la storia del calcio saudita, ma propone nomi interessanti ed in rapida crescita: su tutti Naif Hazazi, al quale possono essere affiancati Youssef Al-Salem o Hamdan Al-Hamdan.
Possibile anche l'utilizzo di Nasser Al-Shamrani, esperto attaccante dal gol facile e capocannoniere delle ultime 5 edizioni del campionato locale.
Interessante anche la soluzione che prevede l'impiego di due esterni offensivi, con l'utilizzo alternativo dei giovanissimi Fahad Al-Muwallad (2 gol nelle qualificazioni) ed Abdulfattah Asiri.

Cina
Nonostante le squadre di club cinesi si facciano apprezzare nelle maggiori competizioni asiatiche, la nazionale sembra attraversare un difficile momento di transizione.
A riprova di tutto ciò vi è la difficile qualificazione, ottenuto solo come miglior terza dei 5 gironi presenti.
Il 4-4-2 (o 4-2-3-1) del francese Lain Perrin dovrà per forza ridare compattezza ad una squadra fragile, capace di concedere l'unico punto ottenuto nel girone dall'Indonesia.
La difesa sembra concedere un po' troppo, nonostante non manchino elementi di spessore e di buona esperienza. Si segnala a tal proposito l'esterno destro Linpeng Zhang del Guangzhou Evergrande, uno degli elementi più positivi della retroguardia.
Sempre dal medesimo club proviene Zhi Zeng, capitano e vero e proprio metronomo della squadra.
Il suo compito sarà anche quello di "disciplinare" il talento di giocatori quali Gao Lin e Xi Wu, che con le loro giocate sono chiamati a fare la differenza.
Si segnalano altri apprezzabili trequartisti quali Hanchao Yu e Junmin Hao, così come un altro valido e futuribile mediano, Jiaqi Zhang.
Come centravanti si punta su Xu Yang Yu Dabao, anche se la mancanza di un vero e proprio terminale offensivo sembra essere il difetto più grave della squadra di Perrin.

Corea del Nord
L'aver vinto l'AFC Challenge Cup nel 2012 ha consentito alla selezione coreana di guadagnarsi il posto per la Coppa d'Asia senza passare dalle qualificazioni.
Tale vantaggio ha permesso al tecnico Tong-Sop Jo di costruire una discreta formazione, basata prevalentemente su giocatori giovani.
Come sempre, quando si parla di Corea del Nord, le informazioni sono davvero poche, soprattutto in merito alle scelte tecniche effettuate dal commissario tecnico.
Si possono comunque segnalare il discreto portiere Myong-Guk Ri, i difensori Hyok-Chol So e Kwang- Ik Son, così come il trequartista Yong -Gi Ryang.
Interessante la probabile coppia offensiva formata da Il-Gwang Jong e dalla stella Kwang- Ryong Pak, primo giocatore della Corea del Nord ad approdare in Europa ed attualmente in forza al Vaduz.
Sarà proprio la voglia di emergere dei giocatori coreani a poter fare la differenza nel girone, anche se le giocate di Kwang-Ryong Pak saranno indispensabili in una rosa comunque inesperta e per varie ragioni non avvezza ai contesti internazionali.

GRUPPO C


Girarci intorno non ha davvero senso, la grande favorita per tasso tecnico ed esperienza è di sicuro la nazionale iraniana, forte anche dell'agrodolce esperienza al mondiale brasiliano. Partono un gradino più avanti di Oman e Bahrain, gli Emirati Arabi, nazionale in netta ed esponenziale crescita.

Iran
La nazionale di Carlos Queiroz ha conquistato l'accesso alla rassegna continentale stradominando il proprio gruppo, ottenendo 16 punti contro Kuwait, Libano e Thailandia mettendo in mostra sempre il maggior tasso tecnico e spesso realizzando 3-4 gol a partita.
Tra i pali si fa affidamento su Alireza Haghighi, colui che stoppò l'Argentina fino al 91' minuto prima dell'invenzione di Messi.
Il modulo è pressoché un classico 4-2-3-1 con la difesa incentrata sull'esperto Jalal Hosseini, vero e proprio comandante del reparto arretrato a cui verrà data ulteriore copertura dai due perni del centrocampo Javad Nekounam ed Andranik Teymourian, con il primo a dettare anche i tempi di gioco essendo dotato di un discreto tocco di palla.
Sulla trequarti ci si aspetta molto da Ashkan Dejagah, uno degli iraniani da più tempo all'estero ma mai sbocciato definitivamente.
Molto interessante la crescita di Alireza Jahanbakhsh, 21enne esterno sinistro attualmente in forza al NEC con cui ha già messo a segno 7 gol e numerosi assist.
Nel reparto avanzato toccherà a Reza Ghoochannejhad (autore dell'unico gol brasiliano) garantire concretezza. La punta ex Charlton ha realizzato 5 gol nelle qualificazioni, ma occhio anche a Karin Ansarifard, giovane promessa del movimento iraniano.
Queiroz sarà dunque chiamato a conquistare il primo posto nel girone e possibilmente portare il Team Melli ai fasti degli anni 70, quando vinse ben 3 titoli continentali.

Emirati Arabi Uniti
Che cavalcata quella emiratina. Stessi punti ottenuti dell'Iran (16) in un girone che la vedeva opposta ad Uzbekistan, Hong Kong e Vietnam con le due nazionali indocinesi a fare da comparsa.
Ci stava scappando pure il punteggio pieno ma un gol dell'uzbeko Sergeev nell'ultima partita ha negato questo primato.
Gran bella formazione quella in questione che ha abbinato una solida difesa (appena 3 gol subiti) ad un attacco atomico (il migliore al pari dell'Iran) capace di 18 gol in 6 partite.
Una difesa che vede come punti fermi il terzino (o centrale all'occorrenza) Mohamed Ahmad ed Abdulaziz Hussain. Una linea difensiva completata anche da Abdelaziz Sanqour, tutti ragazzi con un'età media di 24 anni che garantirà enorme costanza.
A centrocampo Omar Abdulrahman è la grande rivelazione degli emiratini; dotato di buona visione di gioco è lui il faro del centrocampo che dovrà accendere le punte Ali Mabkhout Alhajeri ed Ahmed Khalil, rispettivamente 5 e 3 gol nelle qualificazioni; da loro ci si aspetta molto, soprattutto quella maturità dimostrata con le rispettive squadre di club.
Dopo la disastrosa campagna verso Brasile 2014, la panchina è stata affidata a Mahdi Ali, tecnico che aveva vinto la Coppa d'Asia under-19 nel 2008 e lo scorso anno ha portato la squadra alla vittoria della Coppa del Golfo.
C'è molta curiosità attorno a questo gruppo di giovani, vedremo come sapranno disimpegnarsi in un contesto internazionale di alto livello.

Qatar
Ottenuto il pass senza troppe complicazioni, il Qatar arriva alla Coppa d'Asia da vera incognita. Da una parte non sono ammessi passi falsi in vista del Mondiale 2022 che si terrà proprio in terra qatariotadall'altra c'è una nazionale che mai è andata oltre i quarti di finale. In questi ultimi 4 anni il Qatar è cresciuto molto, sia a livello di giocatori che di movimento calcistico ed è chiamato ad una prestazione per lo meno convincente dal punto di vista tattico.
Gli appena 2 gol subiti nel girone di qualificazione fanno del Qatar una delle difese più solide dell'intero continente. Schierata con 4 (o 5 uomini) la linea arretrata ha in Abdelkarim Hassan un cursore di fascia instancabile utilizzabile anche a centrocampo.
La linea mediana, composta prevalentemente da 3 giocatori ha in Ibrahim Khalfan il suo punto di forza; ala veloce molto tecnica sa accentrarsi e rifornire le punte e talvolta è egli stesso a finalizzare l'azione (4 gol nelle qualificazioni).
Attacco che ha nell'uruguayano naturalizzato Sebastian Soria e nel giovane guizzante Hassan Al-Haidos le vere bocche da fuoco.
Sarà una bella sfida per il tecnico franco-algerino Djamel Belmadi che avrà il compito di portare il Qatar a livelli consoni per essere il paese organizzatore di un Mondiale.

Bahrain
Ecco qua la rivelazione delle qualificazioni. 0 sconfitte, 14 punti ottenuti ed appena un gol subito dalla nazionale del nuovo CT Marjan Eid (in carica da un mese) che ha sostituito l'iracheno Adnan Hamad che a sua volta aveva preso il posto di Anthony Hudson, vero fautore della qualificazione.
Le ultime apparizioni della nazionale bahraina non sono state delle più entusiasmanti, ma le qualificazioni fanno ben sperare per un posto tra i grandi.
Tra i pali la sicurezza di Sayed Jaffer è indiscutibile; l'estremo difensore è stato protagonista con parate decisive coadiuvato da una solida difesa che ha in Mohamed Husain il suo gladiatore e capitano.
Se da una parte la difesa subisce pochissimi gol, l'attacco non è dei più prolifici ed è il vero tallone d'achille rei "Red Wolves". Dei 7 gol realizzati 3 sono arrivati dal centrocampista Faouzi Aaish, uno che quando segna raramente il Bahrain perde.
Il vero punto di forza del reparto avanzato è Ismail Abdul-Latif, longilineo attaccante che in nazionale ha già realizzato 30 gol in 62 partite, ma che inevitabilmente dovrà essere più incisivo nella rassegna australiana rispetto alle partite contro Qatar, Yemen e Malesia.
La squadra bahraina è un buon mix di giocatori esperti tra cui il centrocampista Mahmood Abdulrahman e giovani vogliosi di mettersi in mostra come gli attaccanti Sami Al-Husaini 25enne con 20 presenze in nazionale ed il 23enne Saad Al-Amer già andato in gol nelle 3 presenze confezionate. Al nuovo CT l'ardua sentenza.

GRUPPO D


Girone abbastanza facile per il Giappone campione in carica ma uscito con le ossa rotte dal Mondiale. E' la favorita numero 1 con Giordania ed Iraq a contendersi la seconda piazza. Parte dietro a tutti la Palestina, all'esordio in Coppa d'Asia.

Giappone
Aria nuova nel Sol Levante dove Javier Aguirre ha preso il posto di Alberto Zaccheroni, alla naturale chiusura di un ciclo che l'ha visto protagonista 4 anni fa.
Fedele al suo 4-3-3, il tecnico messicano ha da subito guadagnato il rispetto dello spogliatoio.
I "Samurai" si sono concentrati sulle amichevoli, avendo ottenuto di diritto la partecipazione in quanto detentrice del trofeo; un mese fa ha battuto 2-1 l'Australia dopo essere crollata sotto il poker di Neymar.
Pochi dubbi di formazione e tanta fantasia per Aguirre che tra i pali potrà contare su Eiji Kawashima, da qualche tempo in Belgio allo Standard Liegi.
Difesa a 4 con Yuto Nagatomo e Gotoku Sakai sulle corsie con Atsuto Uchida dello Schalke validissima alternativa. Al centro Maya Yoshida avrà il compito di gestire i tempi insieme a Masato Morishige, una coppia molto fresca e comunque con margini di crescita.
In mezzo al campo Makoto Hasebe ed il recordman di presenze Yasuhito Endo (fresco campione col Gamba Osaka) garantiranno copertura e corsa forti di un'intelligenza tattica davvero molto sensbile.
Qualche metro più avanti spazio alla fantasia di Shinji Kagawa, reduce da un periodo opaco al Manchester United e per questo tornato a disposizione di Klopp nel Borussia Dortmund. Kagawa avrà il compito di rifornire di palloni Shinji Okazaki, vero incubo per le difese avversarie e forte dei 40 gol realizzati in nazionale con cui ha disputato poco più di 80 partite.
Alternativa tattica sarà quella di allargare il gioco sulle fasce dove Keisuke Honda sulla destra ed il 22enne Yoshinori Muto cercheranno di creare spazi utili ad allargare il gioco per l'inserimento dei centrocampisti.
Aguirre ha a disposizione una rosa di altissimo livello, a lui il compito di confermare il Giappone come nazionale più forte d'Asia.

Giordania
Dimenticata la brutta sconfitta nello spareggio mondiale contro l'Uruguay, la Giordania si tuffa nella Coppa d'Asia, competizione che mai l'ha vista protagonista nelle tre precedenti partecipazioni.
Si riparte da Ray Wilkins, ex centrocampista tra le altre anche del Milan, che ha preso il posto di Ahmed Abdel-Qader, autore della cavalcata che ha portato i giordani al secondo posto del gruppo A. Wilkins finora non ha ottenuto neanche una vittoria nelle 5 amichevoli sinora disputate. 
Poca fatica nello sbarazzarsi di Singapore e Siria, i "Cavalieri" hanno mostrato buone individualità, su tutti l'attaccante Thaer Bawab autore di 3 gol e cresciuto calcisticamente nel Real Madrid.
Tra i pali le 106 presenze sono sufficienti perché Wilkins faccia affidamento su Amer Shafi, fresco campione di Giordania con l'Al-Wehdat.
Difesa rigorosamente a 4 con due esterni molto accorti tra cui si segnala il terzino destro Oday Zahran unico ad aver disputato tutte le amichevoli programmate da Wilkins.
In mezzo sono state provate varie soluzioni, ma come punto fermo dovrebbe esserci Anas Bani Yassen, altro punto fermo della nazionale con cui ha già messo insieme 74 presenze all'età di 26 anni.
Nei vari esperimenti di Wilkins il centrocampo è sempre rimasto a 4 sia con l'utilizzo del rombo che con gli uomini in linea o addirittura con i 3 trequartisti in caso la situazione lo richieda. Punto fermo sembra essere Khalil Bani Attiah, 23 anni ma con già un'ottima esperienza internazionale. Classica mezzala destra sa disimpegnarsi anche come rifinitore .
Davanti il titolare fisso sarà Ahmad Hayel, uno che ha cominciato tardi a segnare per la nazionale ma che negli ultimi tempi ha saputo conquistarsi posto e fascia da capitano.
Al suo fianco oltre al già citato Bawab, Wilkins avrà a disposizione 3 alternative che rispondono ai nomi di Abdallah Deeb, Hamza Al-Dardour ed alla novità (solo per numero di presenze) Yousef Al-Rawashdeh. Contando l'importanza della manifestazione, il tecnico inglese potrebbe propendere per la maggiore esperienza di Deeb.

Iraq
Sempre complicata la situazione nel paese mediorentale, dove guerra e morte la fanno da padroni e dove quella notte del 29 luglio 2007, dove l'Iraq vinse la sua unica Coppa d'Asia, sembra lontana anni luce.
Qualificazione ottenuta all'ultima giornata dove è stata strapazzata la Cina, l'Iraq riparte ancora una volta da Younis Mahmoud, autore del gol che valse la Coppa nel 2007 ed autore della doppietta stronca-Cina.
La buona campagna al Mondiale under-20 di due anni fa ha regalato ai "Leoni di Mesopotamia" qualche giovane interessante, tra cui Ali Adnan, terzino sinistro di gran corsa e dal fisico prorompente attualmente in forza ai turchi del Rizespor, dopo una parentesi nell'esercito per difendere il proprio paese dall'ISIS.
In difesa comanderà Salif Shaker, esperto centrale e bicampione in patria tra le fila dell'Al-Shorta.
Saif Salman e Humam Tariq sono altri due giovani che torneranno sicuramente utili in mezzo al campo. Il primo per rompere le trame avversarie, mentre il secondo è un guizzante fantasista dal piede fatato, per di più dotato di un'intelligenza tattica che pochi 18enni hanno.
Starà al tecnico Hakeem Al Azzawi impiegarli nel contesto adatto e farne due futuri punti fermi.
In caso sia necessaria la presenza di due punte, saranno Alaa Abdul-Zahra e Hammadi Ahmad a giocarsi un posto da titolare.

Palestina
E' la vera rivelazione della manifestazione a cui vi prenderà parte per la prima volta forte della vittoria della AFC Challenge Cup 2014 che assegna appunto un posto per la Coppa d'Asia.
Inevitabile che sia la cenerentola del torneo, anche se il movimento del calcio palestinese è in esponenziale crescita da qualche tempo dove si gioca regolarmente (più o meno) il locale campionato.
In porta tutta l'esperienza di Ramzi Saleh che all'età di 34 anni può finalmente partecipare ad una rassegna di alto livello. La linea di difesa è pressoché disposta con 3 marcatori tra cui si segnalano Haytham Theeb e Raed Fares, entrambi in forza all'Hilal Al-Quds; ma occhio anche a Javier Cohene, paraguayano di nascita e con esperienze in Portogallo e Serbia.
In un centrocampo che mischia forza e fantasia si segnala il vero artefice della cavalcata che ha portato la Palestina alla conquista della Challenge Cup: Ashraf Nu'man, trequartista di natura ma impiegato anche come attaccante; è tuttora il massimo goleador palestinese.
Anche Abdelhamid Abuhabib, impiegato col contagocce, si erge a possibile talento forte della sua fantasia che ne fa un prezioso centrocampista di qualità. Starà poi a Khader Yousef garantire alla difesa copertura e fiato per recuperare palloni, aiutato dall'esperienza svedese di Imad Zatara che milita da 3 stagioni nell'Atvidabergs.
In avanti vengono impiegate solitamente 3 punte: Rami Al Masalma, Hilal Musa e Murad Said sono i tre titolari anche se la buona vena di Nu'man potrebbe inevitabilmente relegare uno dei tre in panchina.
Ci sarà poco da perdere per i "Cavalieri" e sarà di sicuro un'importante vetrina per alcuni possibili talenti; mentre per il popolo palestinese sarà un momento storico, da vivere in un'atmosfera davvero surreale.

Nella speranza che questa manifestazione regali spettacolo, riusciremo anche a capire se il continente avrà raggiunto un livello tale per poter insidiare le nazionali più blasonate nei futuri confronti mondiali.
Da parte nostra non resta che augurarvi una buona Coppa d'Asia certi di avervi fornito una panomarica dei possibili protagonisti.


Giovanni Fasani e Matteo Maggio

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