martedì 16 dicembre 2014

CHA BUM-KUN

Quando noi tifosi italiani sentiamo la parola “Corea” ci vengono alla mente ricordi davvero poco piacevoli, con particolare riferimento alle sconfitte patite dalla nostra nazionale con entrambe le rappresentative che portano tale nome.
Nel 1966 la Corea del Nord grazie ad un gol di Pak Doo-Ik mette fine all’avventura italiana al Mondiale inglese, causando una raffica di insulti e lancio di ortaggi al rientro della rappresentativa in Italia.
Nel 2002 è la Corea del Sud ad estromettere la squadra di Trapattoni dal Campionato del Mondo, anche grazie al pessimo arbitraggio di Byron Moreno.
Nonostante queste cocenti delusioni, nell’immaginario collettivo italiano i giocatori coreani restano dei mediocri, non sviluppando quel principio per il quale i giocatori bravi possono nascere e cresce ovunque.
A fronte di questa retrograda mentalità abbiamo etichettato più di un giocatore come “bidone” o “brocco” solo per la sua provenienza, salvo ricrederci una volta pervenuto il responso del campo.
Tale processo è ovviamente applicabile anche agli atleti della Corea del Sud, storicamente superiori alla omonima formazione del Nord.
Nel corso degli anni le “Tigri Asiatiche” sono riuscite a produrre interpreti di ottimo livello, alcuni dei quali si sono anche imposti nel palcoscenico europeo, riferimento massimo per poter stabilire il valore di un calciatore.
Nel 1978 sbarca in Europa un attaccante proveniente da Hwaseong che in poco tempo vince le inevitabili diffidenze, costruendosi una carriera ricca di gol. 
Cha Bum- Kun vive la sua intera esperienza nel vecchio continente in Germania, dove mantiene una media realizzativa notevole e riesce a vincere per 2 volte la Coppa Uefa.


In patria si mette in mostra con il Korean Air Force, segnalandosi per doti che difficilmente da quelli parti sono soliti vedere. In virtù di tale talento viene convocato a soli 19 anni in nazionale, guadagnandosi quella visibilità che gli permette di finire sui taccuini degli osservatori di molte squadre.
Come anticipato, la svolta per lui arriva alla fine degli anni '70, quando viene acquistato dal Darmstadt, squadra allora militante nella massima serie tedesca.
L'avventura nella città dell'Assia dura una sola stagione, per giunta conclusa con una sola presenza. Nonostante un palpabile scettiscismo, nel 1979 arriva la chiamata dell'Eintracht Francoforte, che ne intuisce le qualità ed è pronto a scommettere sulla sua imminente esplosione.


Quello che sorprende di Cha Bum-Kun è la grande velocità di base, specialmente quando riesce a distenderla in campo aperto, caratteristica che lo rende quasi imprendibile.
Si dimostra da subito un attaccante completo, anche in area di rigore, grazie a movenze rapide e ad un senso del gol molto sviluppato.
Difficile trovare un punto debole in un centravanti che calcia bene con entrambi i piedi (il preferito è il destro) e che sopperisce ad un fisico slanciato ma non potente grazie ad un'innata capacità di smarcamento ed a guizzi che mettono in crisi anche il più smaliziato difensore.
L'allenatore Rausch è certo di aver fatto un affare, considerato che a 26 anni il giocatore coreano è pronto per il definitivo salto di qualità.
Il rischio è comunque alto, tenuto conto che il limite di stranieri tessarabili è limitato a due e che uno dei suddetti posti è gia occupato dal brillante difensore austriaco Bruno Pezzey.
L'intuizione dei dirigenti dell'Eintracht si dimostra subito vincente in tutti i sensi, tanto che il centravanti coreano realizza 12 reti in 31 apparizioni in campionato e partecipa alla storica vittoria della Coppa Uefa 1979/1980.
La doppia finale è tutta tedesca, dato che l'avversario è il Borussia Monchengladbach. il successo viene ottenuto nel match di ritorno, quando l'Eintracht ribalta il 3-2 dell'andata e si aggiudica il trofeo.
Il successo è il massimo riconoscimento ottenuto dalle "Aquile " ed è ottenuto grazie ad un'ottima prova di squadra ed alle reti del cannoniere Bernd Nickel.
L'esperienza sul fiume Meno dura per altre tre stagioni, dove si conferma attaccante prolifico, segnando altre 34 reti in Bundesliga, con apice nella stagione 1982/1983 (15 realizzazioni).
Nel suddetto periodo incrementa anche il suo palmares, grazie alla vittoria nella Coppa di Germania 1981. In finale la squadra di Buchmann sconfigge il Kaiserslautern per 3-1.
Nel 1983, anno nel quale compie trent'anni, accetta l'offerta del Bayer Leverkusen, ancora pronto ad investire sulle doti del centravanti coreano.


Le "Aspirine" vengono da stagioni terminate nella seconda parte della classifica, per poco non culminate in una clamorosa retrocessione. Lo scopo del club è quello di risalire la china in Bundesliga ed affacciarsi al contesto europeo.
L'apporto di Cha Bum-Kun è da subito molto positivo; continua a segnare con la consueta frequenza ed arriva anche a stabilire il suo primato personale di realizzazione. Nella stagione 1985/1986, infatti, segna 17 gol in 34 presenze di Bundesliga.
Complessivamente segna 39 reti nelle prime tre annate, dando un notevole contributo alla qualificazione alla Coppa Uefa nel 1986.
A partire dal suddetto anno le prestazione del coreano sembrano calare sensibilmente: pur giocando con continuità non riesce a ripetersi in termini di gol, terminando le successive due stagioni con 6 gol ciascuna.
La stagione 1987/1988 è però storica per i tifosi di Leverkusen, perché è quella nella quale viene vinto l'unico titolo europeo nella storia del club: la Coppa Uefa.
La squadra di Ribbeck si rende protagonista di un grande torneo, dove elimina compagini come Tolosa, Feyenoord, Barcellona e Werder Brema, prima dell'atto finale contro l'Espanyol.
Il Bayer Leverkusen è trascinato da giocatori come Christian Schreier, Falko Gotz, Ralf Falkenmayer, il portiere Vollborn e da una difesa granitica. In rosa troviamo anche due future conoscenze del calcio italiano, il brasiliano Tita (Pescara) ed Herbert Wass (Bologna).
Cha Bum- Kun va a segno una sola volta, nei trentaduesimi di finale contro l'Austria Vienna, prima della pirotecnica doppia finale.
A Barcellona il match termina 3-0 per gli spagnoli, lasciando, sulla carta, poche possibilià alla compagine tedesca.
Nel ritorno all'Ulrich Haberland Stadion succede l'impensabile, con Il Bayer che impatta il risultato, portando la sfida ai calci di rigore. La terza rete viene segnata all'81° proprio dal centravanti coreano, che precede il trionfo tedesco dopo i tiri dagli 11 metri.


La stagione successiva è l'ultima per la punta asiatica, che chiude con il calcio giocato a 36 anni, per intraprendere la carriera di allenatore.
Se i numeri al livello di club sono notevoli, ancora di più lo sono se consideriamo il suo bilancio con la nazionale: dal 1972 al 1986 disputa 121 partite realizzando 55 reti, affermandosi come miglior realizzatore di tutti i tempi con la maglia della Corea del Sud.
La squadra asiatica fatica ancora ad imporsi a livello mondiale, ma nel proprio continente ottiene ottimi risultati, come i Giochi asiatici del 1978 (titolo diviso con la Corea del Nord) e ben 4 Merdeka Cup (torneo creato per celebrare l'indipendenza della Malaysia).
A tali successi Cha-Bum-Kun partecipa come stella assoluta, che avrebbe la possibilità di brillare al massimo nel 1986, quando la nazionale allenata da Jun Nam Kin ha la possibilità di disputare il suo primo Mondiale.
La rappresentativa coreana viene eliminata al primo turno, ma desta un'ottima impressione, perdendo con onore contro Argentina ed Italia e strappando un punto alla Bulgaria.
Per Cha Bum-Kun non arrivano reti, ma resta il grande onore di aver portato la sua nazione a tale storico traguardo.
Sicuramente non saremo di fronte ad un fenomeno, ma ad un ottimo giocatore, abile ad imporsi in contesti molto duri, portando con fierezza la bandiera della sua nazione, contribuendo in campo e fuori alla grande evoluzione del calcio coreano.


In assoluto è uno dei migliori calciatori asiatici di sempre ed in Germania è ricordato come una centravanti completo e concreto nei pressi della porta.
Negli anni '80, con la limitazione del numero degli stranieri, riuscire a fare la differenza è davvero una cosa notevole. Alla faccia del paese di provenienza....



Giovanni Fasani

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