sabato 29 febbraio 2020

EL LEON DE WEMBLEY

Sono guardano una foto di Miguel Ángel Rugilo la sensazione iniziale è quella di trovarsi di fronte un divo del cinema degli anni'30-40, con il baffo di ordinanza ad accompagnare una folta ed impomatata chioma corvina. Se non fosse per il naso un tantino lungo i crismi sarebbero proprio quelli che in quell'epoca fanno palpitare i cuori di tante donzelle.




In realtà il baffuto Miguel è passato alla storia per essere stato un portiere, probabilmente uno dei più forti delle su epoca, durante la quale ha giocato nella natia Argentina, in Messico, in Cile ed in Brasile, mettendo in mostra un talento assoluto.
Tra alti e bassi e vicende talvolta esterne al contesto calcistico, il classe 1919 nativo di Buenos Aires ha scritto pagine importanti e particolari della storia calcistica sudamericana, con il climax toccato quando è diventato per tutti El Leon de Wembley.




Siamo senza dubbio di fronte ad un personaggio particolare e pittoresco nell'accezione più positiva del termine, laddove contingenze e situazioni indipendenti dalla sua volontà giocano un ruoli di primaria importanza.
La sua forte personalità gli permette di esordire nel Velez Sarsfield a soli 19 anni, sfruttando un infortunio del titolare Jaime Rotman per giocare con continuità e farsi apprezzare dal pubblico fedele ai colori biancoazzurri. Sin dalla partita di debutto, coincidente con una sconfitta per 3-0 contro il River Plate, si guadagna applausi e complimenti per aver evitato un passivo peggiore.
Sono però anni tormentanti per la formazione del leggendario presidente Josè Amalfitani, che conosce anche l'onta della retrocessione nella seconda serie, potendo comunque contare sulle prestazioni sempre più solide e convincenti del proprio giovane estremo difensore, nel frattempo assunto al ruolo di titolare.
In due anni la squadra ottiene la promozione nell'agognata massima serie, ma solamente un anno dopo il baffuto portiere prende una decisione sorprendente per molti, vale a dire emigrare in Messico per giocare con il Leon: la decisione è clamorosa soli in parte, dal momento che siamo nel periodo nel quale molti assi argentini emigrano in altri paesi insoddisfatti dai salari percepiti in patria.
L'esperienza nel campionato messicano dura l'arco di un anno (1945), al termine del quale Rugilo fa ritorno al Velez Sarsfield, il quale deve anche pagare 35000 pesos. a seguito di un accordo tra la federazione messicana ed argentina volto a limitare l'esodo di calciatori.
El Bigote, così chiamato per i folti baffi, fa di tutto per farsi perdonare la fuga, imponendosi come uno dei migliori portieri del contesto argentino, dimostrandosi quasi imbattibile nei calci di rigore, arrivando a pararne cinque consecutivi a cavallo tra il 1949 ed il 1950 e togliendosi la soddisfazione di pararne due in una sfida contro il River Plate.


Parte della stampa lo vedrebbe idoneo anche per la nazionale Albiceleste, con il commissario tecnico Guillermo Stabile che gli concede la convocazione nel 1947 salvo rimandarlo a casa a causa di un precedente colpo allo zigomo che a suo dire ne minerebbe la capacità visiva; da tale frettolosa diagnosi si sparge la voce di una sua presunta deficienza agli occhi, particolare sempre negato fortemente dal diretto interessato.
La svolta positiva a livello di nazionale avviene nel 1951, quando alla vigilia della partenza per un tour in Gran Bretagna  il portiere Gabriel Ogando dell'Estudiantes non riesce a prendere parte alla spadizione, convincendo El Filtrador Stabile a puntare su Rugilo.
Dopo un volo di 36 ore con vari scali e con la magra diaria di 5 euro a testa i giocatori atterrano a Londra per affrontare la grande e temibile Inghilterra, ovviamente non nelle migliori condizioni psicofisiche a causa delle citata traversata oceanica.
La partita è molto sentita in patria ed a livello di federazione in quanto la stessa mette fine ad una sorta di isolamento internazionale dell'Argentina, vista la mancata partecipazione alle ultime due edizioni del Mondiale.
Rugilo sembra però incurante della stanchezza e gioca una partita sensazionale, impressionando il pubblico di Wembley con parente incredibili; nonostante la sconfitta per 2-1, maturata nel finale, gli spettatori gli tributano un'autentica ovazione all'uscita dal campo, alla quale il portiere risponde timidamente con gesti della mano. Nel corso della gara lo stesso aveva attirato l'attenzione anche per il suo look baffuto, per la tenuta con pantaloncini corti e per la tendenza ad aggrapparsi alla traversa ed a oscillare dopo le varie parate.



La stampa argentino lo celebra in ugual modo, coniando per lui il soprannome di El Leon de Wembley, ad eterna memoria della sua straordinaria prestazione in terra d'Albione; tale nomignolo è nello specifico inventato dal giornalista Luis Elias Sojit, uno dei suoi principali ammiratori.
Intervistato in merito alla suddetta partita dichiarerà:" Senza vantarmi penso di aver fatto una buona esibizione quel pomeriggio, ma non avrei mai immaginato che sarebbe servito a promuovermi come ha fatto. Nonostante 'assedio, non ho mai dubitato che abbiamo potuto vincere quella partita.Tuttavia, con otto minuti rimasti, tutto è crollato.In breve tempo ci hanno segnato due gol di fila. Il primo era un centro sulla destra che dirigeva l'insider della sinistra ingleseFaina, il nostro centro half, mi ha coperto, la palla gli è passata dietro, ha colpito il palo ed è entrata..Il secondo gol era un fuorigioco chiaro, come hanno confermato anche gli stessi inglesi.  Poi quando sono arrivato negli spogliatoi ho iniziato a piangere, ma il mio compagno Tucho Mendez mi ha confortato dicendomi che in campo ero stato un fenomeno".
L'Albiceleste vince la successiva partita con l'Irlanda per 1-0, terminando in modo positivo il tour con la conferma di avere a disposizione un eccellente estremo difensore per i successivi impegni.
Tale previsione viene però presto smentita, in quanto il buon Bigote incappa in un brutto infortunio (frattura delle fibula e dei legamenti della caviglia) che mina in modo palese il prosieguo della sua carriera; nel 1954, fedele alla sua indole di viaggiatore, passa al Tigre, per poi approdare per una stagione in Cile all'O'Higgins e concludere l'attività agonistica in Brasile con il Palmeiras. 



Il periodo post ritiro lo vede lontano dal calcio, avendo deciso di aprire con la famiglia un'attività alimentare restando per tutti El Leon De Wembley, indipendentemente dalla sfortuna che in parte l'ha attanagliato, ma che mai ne ha limitato lo spirito indomito.



Giovanni Fasani

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