sabato 13 aprile 2019

ANDREAS KUPFER, PRIMA E DOPO LA GUERRA

L'indimenticabile Gianni Brera aveva un soggettivo quanto sensibile gusto nella valutazione dei giocatori, tenendo sotto la sua ideale alla protettrice un numero limitato degli stessi, i quali meglio rappresentavano i suoi principi teorici e pratici dell'arte pedatoria.
In pochi forse sanno che uno dei suoi giocatori preferiti era il teutonico Andreas Kupfer, uno dei centrocampisti più forti a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, nonché unico giocatore ad aver giocato l'ultima partita della Germania nazista e la prima della nuova nazionale in tempi di pace.



Perfettamente impiegabile come mediano esterno, indifferentemente a destra o a sinistra del centrocampista centrale,  abbina gradi doti difensive abbinate a notevoli doti tecniche in fase di costruzione della manovra, grazie all'estrema sensibilità con la quale gioca la palla. Le cronache dell'epoca asseriscono che Kupfer "accarezza la palla con dolcezza e la stessa estasiata le ubbidisce".
Una delle sua peculiarità è il calcio di sinistro effettuato muovendo impercettibilmente la caviglia, attraverso la quale può sorprendere gli avversari con giocate improvvise ed imprevedibili; per molti è un vero e proprio innovatore nel sapere giocare il pallone in modo diverso rispetto a quelli che sono gli standard degli anni'30, periodo nel quale si mette in mostra a livello nazionale e soprattutto internazionale.
Corsa infinita, fisico granitico ed un carattere indomito completano il quadro di un calciatore che sembra proprio il prototipo del giocatore perfetto, fondamentale negli equilibri di centrocampo.
A conferma del suo valore ci sono anche le parole del mitico Helmut Schön, suo compagno di squadra in nazionale, pronunciate durante il Mondiale del 1978 che vedeva  Schön commissario tecnico della stessa:" Andreas Kupfer era un corridore eccezionale che avrebbe sicuramente un posto fisso a centrocampo anche oggi.Sarei stato contento di aver avuto un tale uomo in Argentina. Quando ha giocato dietro di me, con la sua durezza, la sua abilità, la sua velocità, mi sono sentito completamente al sicuro davanti.La gamba sinistra del Kupfer era più forte della destra, quando riusciva a portarsi la palla sul piede forte poteva servire l'esterno destro con perfetti e tagliati passaggi in diagonale".
L'occhio esperto di Brera ne rimane affascinato durante una partita giocata con la nazionale tedesca, con la quale esordisce nel 1937, dando origine ad un fortissimo trio di mediani con Albin Kitzinger e Ludwig Goldbrunner: in tal senso è opinione diffusa come la loro interpretazione del ruolo e la loro coesione ne faccia il centrocampo più forte a livello europeo in tempi di Metodo.
Più probabilmente, però, il celebre giornalista ne apprezza le doti durante una partita disputata ad Highbury nel 1938, quando il giocatore tedesco viene convocato in una sorta di Top 11 europeo per una sfida contro l'Inghilterra-
Con Kitzinger l'intesa nasce dalla comune militanza nel Schweinfurt 05, club per il quale i due giocano per tutta la carriera, sviluppando movimenti e dinamiche di gioco che poi replicano spontaneamente nel contesto della nazionale.
Proprio nel periodo considerato la squadra della Bassa Franconia è in auge nel contesto della neonata Gauliga Bayern, massima competizione territoriale in essere dal 1933 al 1945, riuscendo a vincerla per ben due volte (1939 e 1942).
La brillantezza delle sue prestazioni assume rilevanza internazionale con la maglia della nazionale, diventando dopo il già citato esordio un cardine della stessa soprattutto durante le qualificazioni per il Mondiale del 1938.
In tale torneo la Germania Nazista a seguito dell'Anschluss può contare sul contributo di parte della nazionale austriaca, coercivamente convocabili a seguito della suddetta annessione politica: la formazione di Sepp Herberger è una delle favorite del torneo, nonostante il rifiuto del fuoriclasse austriaco Matthias Sindelar di giocare sotto la bandiera con la svastica.



Nonostante i proclami della vigilia Kupfer e compagni perdono subito agli ottavi contro la Svizzera, la quale si impone per 4-2 nella ripetizione della partita, dopo che il primo incontro si era concluso in pareggio per 1-1.
La delusione di tifosi e gerarchi è forte, ma Herberger rimane in carica quale selezionatore, puntando in buona parte sul blocco di giocatori del Mondiale, compreso, ovviamente, Kupfer.
Quest'ultimo verrà costantemente chiamato negli anni a venire, a dispetto di un clima che la guerra sta progressivamente segnando e purtroppo insanguinando: la Germania disputa comunque un buon numero di amichevoli nonostante buona parte dell'Europa sia ormai oltre il baratro politico e sociale.
Nel 1940 nell'ambito di uno dei suddetti incontri con la Bulgaria, il mediano dello Schweinfurt 05 trova la sua prima ed unica rete in nazionale, contribuendo alla pirotecnica vittoria per 7-3.
L'attività agonista si chiude gioco forza il 22 novembre 1942, quando la partita Slovacchia diventa lo sportivo epitaffio di una rappresentativa la cui nazione collasserà tragicamente ed inesorabilmente qualche anno dopo.
Ritornata la pace anche l'attività calcistica riprende tra mille problemi, con tutte le popolazione del mondo che vedono nel pallone una valvola di sfogo ed uno stimolo a riprendersi dopo le privazioni del conflitto.
Una formazione della Germania scende in campo esattamente otto anni dopo l'ultima apparizione ufficiale, per affrontare a Stoccarda la Svizzera, capitana proprio da un inossidabile Andreas Kupfer.





Il trentaseienne centrocampista è l'unico giocatore ad essere sceso in campo sia nell'ultima gara della Germania Nazista, sia nella prima sfida della "nuova" Germania, rappresentando di fatto un simbolo sportivo di una nazione che cerca di rialzarsi e di dimenticare.
Sarà questa la sua ultima apparizione con la maglia della nazionale, da lui portata per 44 volte in un arco di tempo che le contingenze extracalcio hanno reso davvero lungo, privandolo di quella fama che le sue doti atletiche e tecniche avrebbero meritato.
La sua carriera prosegue nello Schweinfurt 05 dove la sua classe non viene mai meno e dove la sua sagacia tattica funge anche da preziosa fonte per i calciatori più giovani.
La sua morte, avvenuta nel 2001, è passata in parte in sordina, ma Andreas Kupfer è stato uno dei giocatori più forti della sua epoca ed un simbolo assoluto della sua nazionale, in un periodo purtroppo terribile per la sua nazione.



Giovanni Fasani


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