sabato 10 marzo 2018

SCUSA SE E' POKOU

Grazie alle 18 reti messe a segno in sei partecipazioni alla Coppa D'Africa il camerunese Samuel Eto'o è entrato nella leggenda, superando inoltre un primato che resisteva da anni.
Accecati dal primato stabilito da quello che è una vera icona del calcio africano, si è generalmente trascurato colui al quale apparteneva in precedenza; anche in questo caso siamo di fronte ad un campione assoluto, per certi versi paragonabile allo stesso Eto'o.
Il riferimento va all'ivoriano Laurent Pokou, centravanti impressionante per completezza e doti tecniche, passato alla storia come l'Uomo di Asmara.



I suoi primi passi da calciatore convincono tutti di essere di fronte ad un vero fenomeno, per come riesce ad effettuare giocate sopraffine ad altissima velocità, il tutto con grande naturalezza.
Non c'è da sorprendersi quando il blasonato club ivoriano dell'ASEC Mimosa lo tessera nel 1963 a soli 16 anni, con la convinzione di poter impiegare un calciatore vero e non solo un giovane di belle speranze.
Pokou brucia letteralmente le tappe ed i tanti gol segnati, la maggior parte con giocate immarcabili per le difese avversarie, gli mettono subito addosso gli occhi dello staff della nazionale.
La prima convocazione risale al 1967, ma un anno dopo il commissario tecnico francese Paul Gevaudan lo inserisce nella lista per la Coppa d'Africa, la cui fase finale si disputa in Etiopia.
Il suo impatto nella competizione è a dir poco portentoso, dal momento che segna una bella doppietta all'Algeria nella gara d'esordio, destando l'ammirazione del pubblico presente ad Addis Abeba.
Dopo la sconfitta contro i padroni di casa per gli Elefanti arriva il decisivo successo per 2-1 contro l'Uganda, aperto da un'altra prodezza del giovane centravanti.
In semifinale il forte Ghana mette fine alla velleità degli ivoriani imponendosi per 4-3, nonostante una portentosa doppietta di Pokou, che sembra assolutamente incontenibile per tutto l'incontro.
E' proprio in tale partita che si guadagna il soprannome di Uomo di Asmara citato in precedenza, in virtù proprio della incredibile prestazione offerta nello stadio della città di Asmara
L'attaccante del Mimosa realizza la sua sesta rete nell'incontro nella finale per il terzo posto, decidendo in tal modo la sfida contro l'Etiopia.
Le reti realizzate gli valgono il titolo di capocannoniere della competizione, consegnandolo così all'attenzione degli addetti ai lavori del continente.
Due anni dopo la sesta edizione della Coppa d'Africa ha sede in Sudan e viene nobilitata da prestazioni strepitose da parte di un incontenibile Pokou.




Dopo l'inutile doppietta contro il Camerun nel 2-3 finale l'attaccante ivoriano si "prende una pausa" nella vittoria per 1-0 sui padroni di casa per poi scatenarsi contro la malcapitata Etiopia: dal 21° all'87° segna infatti 5 reti,  mettendo in mostra una capacità realizzativa mai vista nel continente fino a quel momento.
L'avventura finisce in semifinale per mano del Ghana ed anche la finale di consolazione contro l'Egitto termina con una sconfitta, nonostante Pokou segni nella circostanza il suo ottavo gol nel torneo, utile per imporsi nuovamente come massimo realizzatore.
Quando tutto sembra pronto per un suo possibile approdo in Europa arriva un brutto incidente al ginocchio, che sembra minare addirittura il proseguimento della carriera.
Nonostante le tecniche riabilitative non siano all'avanguardia l'atleta di Abjdian recupera al meglio la forma fisica, riproponendosi al calcio giocato con intatta integrità.
Il momento per trasferirsi nel vecchio continente arriva nel 1973, quando il Rennes riesce tra mille difficoltà a tesserarlo, rompendo un muro burocratico relativo ai rapporti tra Francia e Costa d'Avorio.
La leggenda narra inoltre che il suo trasferimento trovi l'ostracismo dei tifosi ivoriani e che in un'occasione le guardie alla dogana abbiano respinto la sua richiesta di espatrio per impedirgli di lasciare il Mimosas.
In Bretagna Pokou ci mette poco a farsi voler bene dai tifosi e come sempre il suo immediato biglietto da visita sono i tanti gol.



 
Nonostante il ginocchio ricominci a dare saltuariamente tormento, gioca quattro ottime stagioni con Les Rouges Et Noirs, segnando 44 reti in 63 partite e mettendo in mostra un talento offensivo di prim'ordine.
Ad impressionare di più è l asua tecnica abbinata alla straordinaria velocità , che lo rendono ben presto un incubo per ogni difesa transalpina; pur partendo come attaccante centrale, ama defilarsi e giostrare su tutto il fronte offensivo, "chiamando" fuori zona il marcatore diretto per sfidarlo in dribbling.
In tale fondamentale è avvantaggiato dalla lunghe leve che rendono le sua finte imprevedibili e di difficile contenimento.
Le stesse possenti gambe gli consentono grande efficacia nel gioco aereo, dove i 180 centimetri di altezza giocano comunque un ruolo molto importante.
Il suo profilo è quindi quello di un attaccante senza punti deboli ed il paragone con Samuel Eto'o regge anche oltre i dati statistici, finendo per essere accumunati da una visione del ruolo davvero a 360°.
I tifosi del Rennes lo venerano come un idolo assoluto e coniano per lui un soprannome che conferma in piena tale infinita stima: Duca di Bretagna.




Le stesse grandi giocate le fornisce continuamente anche per la sua nazionale, ma senza ottenere i risultati degli anni precedenti, soprattutto in riferimento alla Coppa Africa, dove non riuscire più a mettere a segno reti nonostante la sua successiva partecipazione alle ediziono del 1974 e del 1980.
Le sue 14 reti, per giunta segnate in 13 partite, lo incoroneranno maggior realizzatore della competizione fino al 2005, quando verrà battuto da quell'Eto'o che proponiamo come suo ideale successore in un confronto da prendere come un mero punto di riferimento tecnico.Curiosamente non riesce ad imporsi nel neonato Pallone d'Oro d'Africa, finendo per due volte sul podio nel 1979 e nel 1973.
Il suo idilliaco rapporto con Rennes termina nel 1977 quando accetta l'offerta del Nancy,
squadra nella quale si sta mettendo in mostra un giovane Michel Platini.




L'esperienza non è felicissima, dal momento che l'allenatore Antoine Redin non le ritiene una prima scelta e gli concede poche apparizioni.
A poco serve la vittoria nella coppa nazionale del 1978, anno nel quale decide di fare ritorno al Rennes per ritrovare stimoli e soddisfazioni personali.
La squadra rossonera è però in un pessimo momento della sua storia, militando al momento in seconda divisione ed essendo alla prese con una limitante crisi economica.
L'amore però dei tifosi sopperisce a tale situazione e grazie ad una colletta pubblica la società riesce a raccogliere i 70000 Franchi necessari per il suo acquisto.
A dispetto dei 31 anni Pokou sembra davvero rinato, andando a segno 6 volte in 12 apparizioni, prima, però, di rovinare tutto con un'incredibile pazzia.
A seguito di un alterco con un direttore di gara, l'attaccante ivoriano perde letteralmente la testa, insultando pesantemente arrivando addirittura a colpirlo con un calcio.
Tale episodio cozza fortemente con la stima che ex compagni ed avversari gli riconoscono universalmente, quale uomo pacato e gentile, rispettoso e fiero delle sue origini.
La federazione francese lo squalifica per due anni, mettendo praticamente fine alla sua carriera in Francia; in suo soccorso arriva il Mimosas che decide di offrirgli una nuova opportunità come giocatore.
La forma fisica non è più quella di un tempo ed il suo ruolo si tramuta prima in quello di allenatore e successivamente in quello di consigliere in seno alla società.
Visto come un vero e proprio emissario del calcio africano, svolgerà con orgoglio il suo ruolo di ambasciatore in giro per il continente fino al 2016, anno nel quale muore a seguito di una grave malattia.



La Costa d'Avorio piange così il suo eroe, capace di far conoscere il paese africano al di fuori del continente grazie ad i suoi gol ed alla sue giocate rapide ed efficaci.




Nel suo confronto con Eto'o è proprio Pokou a ritenersi ideale vincitore, dal momento che ha stabilito il suo record in sole due edizioni di Copa d'Africa, mentre il camerunese ne ha impiegate quattro....
Un mito quello di Pokou che dalla parti di Abjdian è ancora nelle memoria e nel cuore di ogni tifoso.




Giovanni Fasani



(Fonte: newafricanmagazie.com)




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