sabato 30 dicembre 2017

MARCEL RADUCANU, PROFESSIONE....TREQUARTISTA!

Il trequartista è a tutti gli effetti il ruolo nel quale il talento e la follia possono trovare libero sfogo in campo, lasciando all'interprete l'arbitrio di decidere quando e come dosare quella magiche capacità avuto in dono.
Quasi impossibile per qualsiasi allenatore imprigionarne l'estro in schemi, rendendo inevitabile il talvolta tacito assenso di accettarne le irrispettose "croci", ma soprattutto le sublimi "delizie".
Indentificato quasi esclusivamente, il trequartista, indicato anche come fantasista a conferma di una particolare vocazione, è spesso un elemento allergico alle regole, spesso indolente e molte volte fiero del suo immane potenziale.
Sovente la capacità tecniche sono talmente elevate che basta una singola giocata per cambiare il corso di una partita, dando conferma a quelli che pensano che tali giocatori "valgono da soli il prezzo del biglietto".
Tali caratteristiche sembrano acuirsi quando si analizza il contesto calcistico dell'Europa dell'Est, dove gli usi e costumi sembrano spianare la strada alla proliferazione di tale elementi, tante in volte in bilico tra l'essere un valore aggiunto o un'estemporanea presenza.
Tra i tanti giocatori identificabili in questa descrizione, un prototipo perfetto è rappresentato dal rumeno Marcel Răducanu ,squisito centrocampista avanzato amante della giocata da urlo e fieramente indifferente a consigli, normative e leggi.


La natia Bucarest è il teatro della sua crescita sportiva, legata già saldamente alla blasonata Steaua, nella quale inizia la trafila delle giovanili a soli 10 anni.
Nessuna dubita di essere di fronte ad un talento raro, dotato di una naturalità nell'effettuare giocate di alto spessore riscontrabile nel profilo dei campioni.
Già da adolescente si dimostra spavaldo e sicuro di sé, anteponendo volentieri la sua abilità a qualsiasi richiamo o osservazione, non per questo trovando ostacoli all'esordio in prima squadra nel 1972, a 18 anni.
La maglia dei Roș-Albaștrii lo vedrà protagonista delle prima "magie" in campo, con il pubblico dello Stadionul Național che si stropiccia gli occhi di fronte ad una ragazzo che fa apparire facile qualsiasi cosa, decidendo da solo le partite nelle giornate giuste.
Il suo contributo è decisivo per il ritorno al successo in campionato nel 1976, dopo 9 anni di digiuno, periodo nel quale gli acerrimi rivali della Dinamo si erano imposti in 3 occasioni.
L'anno in questione è fondamentale per la sua carriera, in quanto arriva la convocazione nella nazionale maggiore, dopo aver fatto meraviglia con l'Under21 (4 gol in 8 partite impreziosita da una sicurezza e da una classe da giocatore navigato).
La sua definitiva esplosione arriva però  nella stagione 1977/178 dove trascina i compagni ad un nuovo successo in campionato, segnando in prima persona 18 reti e contribuendo alle marcature del compagno Anghel Iordănescu, cannoniere della squadra.
A 24 la sua maturazione calcistica procedere spedita e la sua tecnica fa realmente la differenza nel contesto rumeno, decidendo più di una partita con i suoi classici assoli.
Questi ultimi, vengono sovente conclusi con quella che si identifica nel suo marchio di fabbrica, vale a dire la finta di calciare con il piede sinistro per portarsela velocemente su quello destro per battere a rete.




A dispetto di una naturale predisposizione a partite da lontano, condita da una irriverente tendenza a fare tutto da solo, Răducanu dispone di grande intelligenza nello smarcarsi, facendosi trovare con facilità libero nei pressi dell'area di rigore o all'interno della stessa.
Questo gol, decisivo per il successo nel derby con la Dinamo Bucarest, mette in mostra uno sviluppato senso del gol.



Como ogni trequartista che si rispetti è solamente lui a decidere quando accendere la "luce" ed anche la più scialba delle partita può essere improvvisamente cambiata da una sua giocata.
Nonostante restino qualche pausa di troppo durante le partite, non c'è dubbio sul fatto che il talento rumeno abbia un importante impatto sulle sorti della Steaua Bucarest, comprovato delle 94 reti realizzate in 229 partite.
Anche con la nazionale il suo peso tecnico inizia a farsi sentire, trovando la sua prima rete in un match contro la Jugoslavia, per poi balzare agli onori delle cronache per un gol decisivo nel successo contro l'Inghilterra nel 1980.



Pur essendo visto come l'astro nascente del calcio rumeno, Răducanu non si accontenta di tale nomea e decide autonomamente di tentare l'avventura all'estero disertando, lui ufficiale dell'esercito, il rientro in patria. dopo un'amichevole giocata in patria.
Non è dato sapersi se dietro la clamorosa decisione via sia l'avversione verso un regime, quello di Nicolae Ceaușescu, tristemente noto per le politiche repressive e per i metodi violenti.
Viene da sé che la sua fuga viene condannata nel più duro dei modi, infliggendogli una condanna di sei anni di carcere, atta ad impedirgli il rientro in patria e di conseguenza di giocare ancora in nazionale.
Confinato quindi nel territorio tedesco ha quindi la possibilità di essere tesserato da un club della Bundesliga, ricevendo in tal senso interessanti offerte.
I guai però tornano a farsi vivi, dal momento che firma per due squadre, l'Hannover 96 ed il Borussia Dortumund, generando polemiche e screzi e, soprattutto, una squalifica dell'UEFA di un anno.
Non è dato sapersi se tale episodio derivi dalla sua consueta avversione per le regole o se sia stato mal consigliato da qualche più o meno veritiero addetto ai lavori.
Le due società trovano un accordo amichevole e dietro il pagamento di un milione di marchi, il giocatore rumeno può essere tesserato da Borussia a partire dal 1982.



L'accoglienza è tiepida, a causa dei guai personali, ma ben presto la sua classe cristallina e le suo giocate conquistano pienamente il pubblico Westfalenstadion, in un momento non propriamente esaltante per  i Schwarzgelben.
Questi ultimi non riescono ad elevarsi al di sopra di una mediocre posizione di centroclassifica, rischiando addirittura la retrocessione nel 1985/1986, evitata solamente dopo uno spareggio contro il Fortuna Colonia, culminato in una terza gara dai toni davvero particolari.
Dopo una vittoria a testa si rende necessario uno scontro definitivo che viene vinto dal Borussia addirittura per 8-0: Răducanu non va in rete, ma gioca al servizio dei compagni, ma così inspirati in zona gol.
Rispetto alla sua militanza in patria ha in effetti ridotto la sua media realizzativa, andando a segno 31 volta in campionato in 6 stagioni, aumentando di anno in anno le pausa durante la partita e patendo in inevitabile decremento della condizioni fisico/atletiche.
Nonostante ciò quando la vena è quella giusta riesca a fare la differenza, diventando davvero un incubo per le difese avversarie.



Anche in Germania non viene meno l'indolenza e la scarsa attitudine agli schemi tattici, in quanto per dare il meglio il buon Marcel deve sentirsi in giornata ed il resto viene di conseguenza, senza pragmatismi di sorta.
L'atto finale di una carriera "movimentata" si tiene a Zurigo, dove dispensa con il contagocce sprazzi di quella classe che aveva fatto gridare al fenomeno negli anni'70.
In un calcio dal livello più basso le sue giocate ad effetto fanno ancora la differenza e nelle due stagioni spesa in Svizzera il suo rendimento è di buon livello (12 reti in 47 apparizioni).
Nel 1990 a 36 anni decide di appendere per sempre le scarpe al chiodo e di mettere a disposizione dei giovani la sua sapienza calcistica.
Apre, infatti, una scuola calcio a Dortmund, città che l'ha adottato non solo calcisticamente e non solo una volta fuggito dalla natia Romania.
Tra i tanti talenti passati dalla sua Academy vale la pena ricordare Mario Götze, altro talentuoso trequartista al momento ancora sull'orlo se essere un campione o solamente un buonissimo giocatore.
Viene da pensare e sperare che Răducanu si limiti ad insegnare ai suoi allievi come trattare con classe un pallone, tralasciando di prendersi come esempio in termini di continuità e rispetto fedele delle regole.
Magari può mostrare questo video, dove appare evidente come i geni del fuoriclasse siano chiaramente presenti in uno modo di giocare che appare davvero spontaneo.




Come spontaneo ed irriverente è sempre stato il suo modo di atteggiarsi all'interno del mondo del calcio, arrivando a sfidare addirittura una dittatura per poter esprimere la sua classe dove più gli aggradava.






Giovanni Fasani

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