domenica 26 novembre 2017

"MISS" MAURO RAMOS

Uno dei luoghi comuni sul calcio brasiliano riguarda la forte tendenza a considerare esclusivamente la fase offensiva a discapito di quella difensiva, portando a pensare che nella nazione dell'Ordem e Progresso non possano nascere difensori validi.
Recentemente tale adagio è stato concretamente smentito dall'apparire nell'orizzonte calcistico di valenti centrali difensivi di origine brasiliana, alcuni dei quali considerati tra i migliori interpreti del ruolo.
Precedentemente al calcio del 2000 le squadre brasiliane e la leggendaria Seleçao sembravano davvero scendere in campo con il solo scopo di segnare una rete in più dell'avversario, puntando quindi fortemente sulla eccelsa tecnica di base e sul continuo possesso palla, quale prevalente forma di opposizione agli avversari.
Ad un'analisi più attenta non possono sfuggire le figure di grandi difensori che nel corso del tempo hanno rappresentato una piacevole eccezione a tale offensiva impostazione.
Precursore della futura generazione di forti difensori brasiliani è sicuramente Mauro Ramos, centrale talmente elegante ed efficace da rappresentare ancora oggi un parametro di riferimento.


Il suo nome potrebbe benissimo ben figurare vicino ai mitici Caudillos del calcio sudamericano, dei quali fanno parte campioni quali Josè Nasazzi, Elias Figueroa e Daniel Passarella.
Rispetto a questi ultimi Mauro interpreta il ruolo in modo meno fisico, mettendo in mostra un tempismo negli interventi ed una classe quasi in contrasto con i compiti specifici della mansione.
I suoi interventi sono sempre puliti, pur non disdegnando il tackle scivolato e la chiusura spettacolare in seconda battuta, sin dall'inizio suoi marchi di fabbrica.
Pur non essendo un gigante, i suoi 180 centimetri di altezza uniti ad una perfetta scelta di tempo lo rendono difficilmente superabile nel gioco aereo, fondamentale che gli consente di dominare letteralmente la propria area di rigore.
Curiosamente per la sua eleganza in campo si guadagna il soprannome di Martha Rocha, miss Brasile 1954 molto famosa in patria, ammirata principalmente per la grazia ed il portamento.
Sin dall'esordio nel San Paolo, avvenuto a soli 18 anni, si dimostra a suo agio nel ruolo di libero, sebbene nella concezione tattica brasiliana tale posizione non sembra essere ufficialmente considerata.




Con il Tricolor Paulista non tarda ad ottenere importanti vittorie, mettendo in bacheca 4 campionati Paulista negli undici anni di fedele militanza.
Nel 1949, a soli 19 anni, inizia anche il suo rapporto con la nazionale, che lo vede essere inserito nella lista dei convocati per la Copa America (al tempo ancora Campeonato Sudamericano).
La Seleçao si impone per la terza volta nella manifestazione, riuscendo ad avere la meglio nello spareggio con il Paraguay per 7-0, non schierando il giovane libero del San Paolo, che comunque acquisisce preziosa esperienza per gli anni a venire.
Gli viene risparmiata la convocazione per il Mondiale del 1950, conclusosi con il celebre Maracanazo, con gli uomini di Flávio Costa clamorosamente battuti nell'ultima partita dall'Uruguay di capitan Obdulio Varela e dei goleador di giornata Juan Alberto Schiaffino e Alcides Ghiggia.
Quattro anni dopo fa parte della spedizione che parte per la Svizzera per il Mondiale, ma anche questa volta assiste dalla tribuna all'uscita della rappresentativa brasiliana ai quarti di finale per mano della grande Ungheria.
Nel 1958 il Brasile finalmente riesce a laurearsi per la prima volta campione del mondo battendo in finale i padroni di casa della Svezia, ma per Mauro la gioia è più o meno la stessa di un tifoso, dal momento che non scende mai in campo nella rassegna che incorona Pelè quale O'Rey.
Il commissario tecnico Vicente Feola non intende fare a meno della storica linea difensiva Djalma Santos-Orlando-Bellini-Nilton Santos, nonostante il difensore del San Paolo avrebbe, anche a detta della stampa, le qualità per entrarvi a far parte.
L'anno successivo avviene un clamoroso trasferimento a livello di club, che porta il forte centrale difensivo a lasciare il San Paolo per vestire la maglia del Santos.




Il suo acquisto va a completare una rosa già fortissima, conferendo quella solidità difensiva che consente al Peixe di fare man bassa di trofei nella prima metà degli anni'60.
Mauro contribuisce al meglio alla conquista di 5 campionati Paulista, 4 Taça Brasil e soprattutto 2 Copa Libertadores e 2 Coppe Intercontinentali.
Davanti Coutinho e soprattutto Pelè fanno meraviglie, ma il reparto difensivo guidato dall'ex San Paolo è decisivo per i suddetti successi, con lo spogliatoio che acquisisce altresì un ulteriore leader.
Proprio durante la sua esperienza al Santos segna la sua unica rete in campionato, a conferma della scarsa attitudine alla rete, in ossequio alle disposizioni particolarmente rigide sugli sganciamenti offensivi dei difensori centrali.
Ormai celebre per qualità, carisma e palmares, Mauro ha finalmente la possibilità di disputare da titolare un campionato del mondo, ottenendo anche la fascia di capitano di una rappresentativa che parte per il Cile con la ferma intenzione di confermarsi campione.
Nonostante l'infortunio capitato a Pelè la Seleçao riesce nell'impresa trascinata dal grande Garrincha, dai gol di Vavà ed Amarildo e da una solida retroguardia dove spicca la classe del libero del Santos.
E' proprio lui che al termine della finale vinta 3-1 contro la Cecoslovacchia alza al cielo di Ñuñoa la Coppa Rimet.




Finalmente il forte difensore brasiliano ha l'opportunità di farsi conoscere a livello internazionale, guadagnandosi i giudizi positivi di molti addetti ai lavori. Tra questi il celebre Gianni Brera, talmente ammirato dal suo stile e dalla sua efficacia da definirlo "il miglior libero della storia del calcio".
Terminata la rassegna mondiale, termina anche la sua esperienza in nazionale, per la quale ha giocato "solamente" 20 volte, restando negli annali come il capitano con meno presenze della storia calcistica brasiliana.
Tale dato stona fortemente con le 798 presenze disputate in Brasile con le maglie di San Paolo e Santos, quasi a dividere la sua carriera in due capitoli diversi, quella della nazionale e quello dei club.
La sfortuna di essere sbocciato in un'epoca di grandi talenti ha di fatto limitato il suo apporto alla nazionale, ma questo non può inficiare la qualità di un eccelso difensore.In pochi nella storia del calcio hanno unito classe e concretezza come Mauro Ramos e solamente la penuria di immagini televisive gli ha impedito di diventare un punto di riferimento nel ruolo di libero.
Magari chiamarlo Caudillo è storicamente e geograficamente sbagliato, ma un posto tra i migliori liberi della storia Mauro Ramos lo merita sicuramente.








Giovanni Fasani

 

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