L'evoluzione progressiva del calcio ha comportato un implemento delle caratteristiche dei singoli giocatori, ai quali viene chiesto di essere multitasking, ossia di saper fare più cose in modo ottimale, senza trascurare l'iniziale impostazione del ruolo
Ad esempio ad un centrocampista difensivo vengono richieste prestanza fisica, fiato inesauribile, acume tattico, discrete doti tecniche e come surplus anche un buon feeling con il gol.
Espressa in tale modo sembra che il profilo sia quello di un ipotetico superuomo, assolutamente in grado di eccellere sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Tuttavia ci sono esempi recenti e non di mediani in grado di rispecchiare in pieno tali prerogative, finendo per essere considerati dei veri e propri campioni.
Agli inizi degli anni 2000 un prestante centrocampista maliano incanta tutta Europa per l'efficacia e la capacità di essere nel posto giusto al momento giusto.
A livello assoluto Mahamadou Diarra è stato, almeno per chi scrive, uno dei migliori interpreti di quello che definiamo grossolanamente centrocampista di quantità, diventando un perno fondamentale per le migliori squadre del continente europeo
La natìa Bamako è il primo palcoscenico del giovane Mahamadou che impressiona da subito per il grande fisico e per la sagacia tattica con la quale gestisce ogni fase di gioco.
Come spesso accade è solo con l'approdo in Europa che Diarra riesce ad affinare le proprie doti tecniche, implementando nel tempo la sua attitudine ad un calcio più ragionato.
A puntare su di lui è l'OFI Creta che lo fa esordire nel 1998, dandogli fiducia per tutta la stagione, al termine della quale collezionerà 20 presenze.
Nella primavera del 1999 si fa conoscere a livello internazionale grazie al Mondiale Under-20, dove con il Mali raggiunge il terzo posto finale, impressionando i talent scout presenti per rendimento e doti atletico/tecniche.
Il Vitesse punta forte sul giovane centrocampista maliano e su insistenza del tecnico Ronald Koeman lo mette sotto contratto, dandogli la possibilità di migliorarsi ulteriormente nella formativa Eredivise.
Ad Arnhem Diarra brucia letteralmente le tappe, mettendosi in mostra come uno dei giocatori più futuribili del campionato, imponendosi ben presto titolare nelle tre stagioni disputate: proprio con la maglia giallonera sviluppa inoltre la capacità di andare a rete con buona continuità, segnando 9 reti in 69 apparizioni.
Durante la sua permanenza nella Gheldiria sia guadagna anche a chiamata della nazionale maggiore maliana, arrivando a disputare da titolare la Coppa d'Africa del 2002.
Quella che per molti è la migliore generazione delle Aquile raggiunge un ottimo quarto posto, arrendendosi solamente al fortissimo Camerun in semifinale ed alla Nigeria nella finalina per il terzo posto.
Diarra viene premiato come miglior giovane della rassegna, distinguendosi per uno strapotere fisico che va di pari passi alla semplicità con la quale gioca la palla.
Nell'estate dello stesso anno viene acquistato dall'ambizioso Lione del presidente Jean-Michel Aulas, intento in quegli anni a costruire una squadra in grado di dominare in Francia ed a dare spettacolo anche a livello internazionale.
Con Diarra, pagato poco meno di 4 milioni di Euro, l'OL inserisce un tassello fondamentale in una squadra passata davvero alla storia.
In coppia con un altro fenomenale centrocampista africano, Michael Essien, il centrocampista maliano "copre" letteralmente le spalle al brasiliano Juninho Pernambucano, diventando il vero pilastro della squadra.
Diarra vince ogni duello a centrocampo, incantando per la grande solidità e la facilità con la quale impone la sua potenza ed il suo colossale fisico ad ogni avversario.
Il Lione non sembra mai trovarsi scoperto, avendo in mezzo al campo una vera e propria diga, contro la quale ogni ripartenza finisce inesorabilmente per schiantarsi.
Ormai completo dal punto di vista tattico e sicuro anche con il pallone tra i piedi, Diarra si impone in Francia come uno dei centrocampisti più forti del mondo.
A conferma di ciò arrivano i quattro campionati vinti consecutivamente ( in una serie complessiva di sette per il Lione), più una serie di sontuose prestazioni in Champions League, dove raggiunge i quarti di finale per tre stagioni consecutive, giocandosela alla pari con le squadre più forti d'Europa.
Durante la sua esperienza con l'OL continua ad essere un riferimento per la propria nazionale, con la quale conquista un altro quarto posto nella Coppa d'Africa 2004, segnando anche la rete decisiva nei quarti di finale contro la Guinea.
Nell'estate del 2006 Fabio Capello ritorna sulla panchina del Real Madrid, con l'intenzione di chiudere l'epoca dei Galacticos per virare verso una squadra più quadrata e soprattutto più concreta.
Don Fabio impone l'acquisto di Diarra, che per 28 milioni di euro veste la maglia Merengues, con la ferma intenzione di diventarne ovviamente un pilastro.
La sua esperienza a Madrid parte con il piede giusto: Diarra va valere le sue doti anche nella Liga, dove risulta anche decisivo per il successo finale, segnando il fondamentale gol del 2-1 nell'ultima giornata contro il Mallorca
La stagione, giocata sempre da titolare, è positiva, tanto che lo stesso Capello esalta il ruolo di Diarra nella conquista della Liga e nell'aver dato all'undici madrileno un equilibrio fino al quel momento perso.
Nella stagione successiva arriva come allenatore il tedesco Bernd Schuster che conferma titolare il fortissimo Mahamadou, riuscendo a vincere nuovamente il campionato.
Quindi cosa c'è che non va? Non va il suo rapporto con il Bernabeu che mal apprezza la sua concretezza e la sua poca attinenza con numeri tecnici e la qualità del palleggio.
Pur mantenendo un comportamento professionalmente esemplare e pur giocando partite sempre positive, Diarra non riesce ad imporsi come invece aveva fatto a Lione.
In una situazione che caratterizzerà anche Emerson in futuro, la sua convivenza con la tifoseria non decolla ed ad aggravare le cose arriva un infortunio patito in nazionale con il Ciad.
A causa di questo fortuito evento il Real Madrid acquista un altro Diarra, il francese Lassana, che diventa una prima scelta per i futuri allenatori del Real Madrid, Juande Ramos, Manuel Pellegrini ed infine Josè Mourinho.
Sotto questi tre allenatori Mahamadou Diarra gioca 44 partite in tra stagioni, partendo raramente titolare e finendo per diventare una classica seconda se non terza scelta.
Nel gennaio del 2011 Mourinho gli consiglia di cercarsi un'altra società, dal momento che non rientra nelle sue scelte attuali e future.
Tra le varie opzioni di mercato la spunta il Monaco, dove spera di rilanciare una carriera inaspettatamente arrestatasi sulla mediocrità.
La scelta si rivela sbagliata, in quanto la squadra del Principato incappa in una stagione balorda, culminata con la retrocessione, alla quale Diarra prende parte con sole 12 presenze.
A soli 31 anni sembra essere già arrivato nella fase calante della carriera, così come tutta la sua generazione maliana, come provato anche dalle pessime partecipazioni alla Coppa d'Africa 2008 e 2010.
A tal proposito nel 2012 mette fine alla sua esperienza con le aquile dopo 69 presenze e 7 reti, lasciando in un certo senso una sensazione di incompiuto.
Sempre nel 2012 accetta l'offerta del Fulham, ma il pubblico del Craven Cottage sola saltuariamente ammira il vero Diarra, il quale, nel 2014, decide di mettere fine alla sua carriera, lasciando immagini come queste alla memoria collettiva.
Ovviamente il riferimento va alla parte di carriera da lui giocata fino all'approdo a Madrid, durante la quale il suo nome non poteva mancare in un ipotetico top 11.
Altresì la sua interpretazione del bistrattato ruolo di centrocampista difensivo è state tale da rappresentare, sempre a modesto parere di chi scrive, un riferimento anche per gli interpreti di oggi.
A tutti gli effetti un vero Colosso, anche alla faccia del Galacticos...
Giovanni Fasani
A puntare su di lui è l'OFI Creta che lo fa esordire nel 1998, dandogli fiducia per tutta la stagione, al termine della quale collezionerà 20 presenze.
Nella primavera del 1999 si fa conoscere a livello internazionale grazie al Mondiale Under-20, dove con il Mali raggiunge il terzo posto finale, impressionando i talent scout presenti per rendimento e doti atletico/tecniche.
Il Vitesse punta forte sul giovane centrocampista maliano e su insistenza del tecnico Ronald Koeman lo mette sotto contratto, dandogli la possibilità di migliorarsi ulteriormente nella formativa Eredivise.
Ad Arnhem Diarra brucia letteralmente le tappe, mettendosi in mostra come uno dei giocatori più futuribili del campionato, imponendosi ben presto titolare nelle tre stagioni disputate: proprio con la maglia giallonera sviluppa inoltre la capacità di andare a rete con buona continuità, segnando 9 reti in 69 apparizioni.
Durante la sua permanenza nella Gheldiria sia guadagna anche a chiamata della nazionale maggiore maliana, arrivando a disputare da titolare la Coppa d'Africa del 2002.
Quella che per molti è la migliore generazione delle Aquile raggiunge un ottimo quarto posto, arrendendosi solamente al fortissimo Camerun in semifinale ed alla Nigeria nella finalina per il terzo posto.
Diarra viene premiato come miglior giovane della rassegna, distinguendosi per uno strapotere fisico che va di pari passi alla semplicità con la quale gioca la palla.
Nell'estate dello stesso anno viene acquistato dall'ambizioso Lione del presidente Jean-Michel Aulas, intento in quegli anni a costruire una squadra in grado di dominare in Francia ed a dare spettacolo anche a livello internazionale.
Con Diarra, pagato poco meno di 4 milioni di Euro, l'OL inserisce un tassello fondamentale in una squadra passata davvero alla storia.
In coppia con un altro fenomenale centrocampista africano, Michael Essien, il centrocampista maliano "copre" letteralmente le spalle al brasiliano Juninho Pernambucano, diventando il vero pilastro della squadra.
Diarra vince ogni duello a centrocampo, incantando per la grande solidità e la facilità con la quale impone la sua potenza ed il suo colossale fisico ad ogni avversario.
Il Lione non sembra mai trovarsi scoperto, avendo in mezzo al campo una vera e propria diga, contro la quale ogni ripartenza finisce inesorabilmente per schiantarsi.
Ormai completo dal punto di vista tattico e sicuro anche con il pallone tra i piedi, Diarra si impone in Francia come uno dei centrocampisti più forti del mondo.
A conferma di ciò arrivano i quattro campionati vinti consecutivamente ( in una serie complessiva di sette per il Lione), più una serie di sontuose prestazioni in Champions League, dove raggiunge i quarti di finale per tre stagioni consecutive, giocandosela alla pari con le squadre più forti d'Europa.
Durante la sua esperienza con l'OL continua ad essere un riferimento per la propria nazionale, con la quale conquista un altro quarto posto nella Coppa d'Africa 2004, segnando anche la rete decisiva nei quarti di finale contro la Guinea.
Nell'estate del 2006 Fabio Capello ritorna sulla panchina del Real Madrid, con l'intenzione di chiudere l'epoca dei Galacticos per virare verso una squadra più quadrata e soprattutto più concreta.
Don Fabio impone l'acquisto di Diarra, che per 28 milioni di euro veste la maglia Merengues, con la ferma intenzione di diventarne ovviamente un pilastro.
La sua esperienza a Madrid parte con il piede giusto: Diarra va valere le sue doti anche nella Liga, dove risulta anche decisivo per il successo finale, segnando il fondamentale gol del 2-1 nell'ultima giornata contro il Mallorca
La stagione, giocata sempre da titolare, è positiva, tanto che lo stesso Capello esalta il ruolo di Diarra nella conquista della Liga e nell'aver dato all'undici madrileno un equilibrio fino al quel momento perso.
Nella stagione successiva arriva come allenatore il tedesco Bernd Schuster che conferma titolare il fortissimo Mahamadou, riuscendo a vincere nuovamente il campionato.
Quindi cosa c'è che non va? Non va il suo rapporto con il Bernabeu che mal apprezza la sua concretezza e la sua poca attinenza con numeri tecnici e la qualità del palleggio.
Pur mantenendo un comportamento professionalmente esemplare e pur giocando partite sempre positive, Diarra non riesce ad imporsi come invece aveva fatto a Lione.
In una situazione che caratterizzerà anche Emerson in futuro, la sua convivenza con la tifoseria non decolla ed ad aggravare le cose arriva un infortunio patito in nazionale con il Ciad.
A causa di questo fortuito evento il Real Madrid acquista un altro Diarra, il francese Lassana, che diventa una prima scelta per i futuri allenatori del Real Madrid, Juande Ramos, Manuel Pellegrini ed infine Josè Mourinho.
Sotto questi tre allenatori Mahamadou Diarra gioca 44 partite in tra stagioni, partendo raramente titolare e finendo per diventare una classica seconda se non terza scelta.
Nel gennaio del 2011 Mourinho gli consiglia di cercarsi un'altra società, dal momento che non rientra nelle sue scelte attuali e future.
Tra le varie opzioni di mercato la spunta il Monaco, dove spera di rilanciare una carriera inaspettatamente arrestatasi sulla mediocrità.
La scelta si rivela sbagliata, in quanto la squadra del Principato incappa in una stagione balorda, culminata con la retrocessione, alla quale Diarra prende parte con sole 12 presenze.
A soli 31 anni sembra essere già arrivato nella fase calante della carriera, così come tutta la sua generazione maliana, come provato anche dalle pessime partecipazioni alla Coppa d'Africa 2008 e 2010.
A tal proposito nel 2012 mette fine alla sua esperienza con le aquile dopo 69 presenze e 7 reti, lasciando in un certo senso una sensazione di incompiuto.
Sempre nel 2012 accetta l'offerta del Fulham, ma il pubblico del Craven Cottage sola saltuariamente ammira il vero Diarra, il quale, nel 2014, decide di mettere fine alla sua carriera, lasciando immagini come queste alla memoria collettiva.
Ovviamente il riferimento va alla parte di carriera da lui giocata fino all'approdo a Madrid, durante la quale il suo nome non poteva mancare in un ipotetico top 11.
Altresì la sua interpretazione del bistrattato ruolo di centrocampista difensivo è state tale da rappresentare, sempre a modesto parere di chi scrive, un riferimento anche per gli interpreti di oggi.
A tutti gli effetti un vero Colosso, anche alla faccia del Galacticos...
Giovanni Fasani
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