venerdì 28 ottobre 2016

COME HO MANDATO VIA CRUIJFF

Nel prodigioso Ajax del calcio totale sono tante e diverse le personalità presenti, tutte più o meno oscurate dalla lucente stella del "profeta del gol" Johan Cruijff.
Tuttavia tra esse ne troviamo una talmente carismatica e decisiva da imporre, involontariamente, al fuoriclasse olandese di cambiare aria e di accettare la sontuosa offerta del Barcellona.
Nel 1973 a seguito della solita votazione per determinare il nuovo capitano, la maggioranza della squadra vota per Petrus Johannes Keizer, creando in Cruijff una tale delusione da portarlo a decidere ufficialmente di lasciare la natia Amsterdam. 
Al di là di questo particolare episodio, non va sottovalutato il valore di Keizer, squisita ala sinistra dalla tecnica eccellente e dai piedi fatati.



Sin dalla giovanissima età si distingue per un dribbling eccezionale che lo rende difficilmente contenibile per il terzino avversario. Tale abilità viene impreziosita dal pregio di saper calciare con entrambi i piedi, anche se il piede sinistro rimane il preferito: a tal proposito dimostra grande abilità balistica, prendendosi la responsabilità di battere tutti i calci da fermo.
In generale può essere considerato un vero fuoriclasse ed in assoluto una delle ali più forti della sua epoca: la facilità con la quale effettua ogni giocata e la capacità di gestire al meglio ogni situazione sono quelle tipiche dei grandi campioni.
I nuovi dettami del calcio olandese prevedono che tutti sappiano fare tutto ed in tal senso la forte ala assimila in pieno tale concetto, dando ovviamente il meglio di sé nella fase offensiva.

 
Dare la palla a lui equivale a "metterla in banca", sapendo che dal suoi piedi potrà nascere sicuramente un passaggio geniale o un inarrestabile assolo personale.
La sua rapida ascesa, favorita dalla felice intuizione dell'allenatore inglese Vic Buckingham, viene interrotta da un brutto infortunio alla testa, che lo costringe a restare ai margini della squadra.
Una volta ristabilitosi torna con ancora più entusiasmo in prima squadra, al momento allenata dal Rinus Michels, dove inizia il suo non solo metaforico "scontro" con Johan Cruijff.
Nonostante la comunione d'intenti lo spogliatoio dell'Ajax è diviso in due clan, uno con a capo il mediatico Johan e l'altro rappresentato dal più pacato Keizer.
Sono all'interno in molti a mettere sullo stesso piano i due dal punto di vista tecnico, mentre per alcuni l'importanza di Keizer sarebbe addirittura superiore nei meccanismi della squadra.
A suo vantaggio giocano anche l'essere di 4 anni più vecchio ed il fatto di essere entrato in pianta stabile in prima squadra prima dell'amico/rivale.
Tale confronto trova tregua in campo dove entrambi mettono al servizio della squadra un talento unico, finendo per fare uno la fortuna dell'altro.
Oltre che in fase di ultimo passaggio, "Piet" trova anche la rete con grande facilità e non sono poche le partite decise da un suo gol sia in campionato che in Coppa dei Campioni.
A dire il vero il suo contributo in tale contesto arriva dai cross, con la quale decide la finale del 1970/1971 servendo un preciso assist per la testa di Dick Van Dijk.
L'anno dopo serve al platonico nemico Cruijff due invitanti cross che il fenomeno orange trasforma in altrettanti reti che stendono l'Inter, garantendo ai Lancieri il secondo successo consecutivo, con storico tris l'anno seguente a spese della Juventus.
I due vanno anche in gol insieme in più di una finale, come quella di Coppa d'Olanda 1968/1969 (2-1 al NAC Breda) o come il ritorno di Supercoppa Europea 1973, dove il Milan viene battuto con un sonante 6-0.
Le tensioni, in parte mitigate dai copiosi successi, diventano insostenibili nel 1973 ed a seguito della già citata votazione per la fascia di capitano, Keizer rimane il leader unico della squadra.
La situazione si ripresenta però l'anno dopo al Mondiale in Germania dove l'Arancia Meccanica è pronta a stupire il mondo con il suo calcio adrenalinico ed apparentemente senza ruoli predefiniti
Il commissario tecnico è proprio Rinus Michels, che da sempre grande estimatore di Cruijff è molto attento a soddisfarne le richieste anche in termini di giocatori da schierare.
Finisce così che Keizer si deve accontentare di giocare solamente una partita, contro la Svezia, in un torneo che rivela al mondo un nuovo modo di intendere il calcio ed una realtà sportiva senza precedenti e con pochi pari.
Questo risulta essere l'unico mondiale disputato dall'ala di Amsterdam, elemento stonante in una carriera che lo vede rappresentare la nazionale per 33 volte con 11 reti realizzate dal 1962 al 1974.



Probabilmente il bilancio è meno con l'Olanda non premia in pieno una carriera vissuta sempre con la maglia dell'Ajax, con la quale chiude la carriera nel 1974 a soli 31 anni,dopo 365 partite nel solo campionato impreziosite da 146 gol.
A portarlo a questa decisione, oltre a contrasti con l'allenatore dell'Ajax Bobby Haarms, è proprio la delusione per non aver potuto brillare personalmente nel torneo mondiale.
Così come il suo nome meriterebbe un posto d'onore nella storia del calcio europeo e mondiale, distaccandosi finalmente dall'aurea pesante di Cruijff.
Forse basterebbe riportate l'eccezionale palmares (6 titoli nazionali, 5 coppe nazionali, 3 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale ed 1 Supercoppa Europea) per quantificare il valore e l'importanza da lui avuto per il club di Amsterdam.
Ma forse è più utile citare una frase del celebre giornalista olandese Nico Scheepmaker per tributargli il giusto omaggio:
"Cruyff is the best, but Keizer is the better one"






Giovanni Fasani

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