Come tutti sappiamo la grande Ungheria negli anni '50 ha segnato un'epoca, consegnando agli annali una delle più grandi squadre di sempre, per molti ancora oggi la migliore di tutti i tempi.
In quel periodo il calcio magi è il massimo riferimento in Europa e non solo, grazie anche alla presenza di formidabili e leggendari fuoriclasse.
In quel periodo il calcio magi è il massimo riferimento in Europa e non solo, grazie anche alla presenza di formidabili e leggendari fuoriclasse.
Alla luce del basso livello odierno di tale contesto calcistico, si è soliti dare per finito il calcio ungherese all'indomani del 1956, quando la rivoluzione ha portato alla morte di migliaia di persone e spezzato per sempre la celebre Aranycsapat.
Tuttavia l'Ungheria ha continuato a produrre eccellenti giocatori ed a praticare la più pura versione del calcio danubiano, raggiungendo anche ottimi e sottovalutati risultati.
Non sembra un'eresia affermare come negli anni '60 la nazionale ungherese sia comunque una delle migliori del contesto europeo, formata da calciatori forzatamente trattenuti nel campionato nazionale dalle disposizioni governative in vigore.
Proprio in quegli anni la squadra dell'Ujpesti Dozsa e la rappresentativa dei Magyarok beneficiano dei gol di uno dei principali attaccanti del periodo per qualità e media realizzativa.
In patria Ferenc Bene è considerato un'icona, ma anche all'estero le sue gesta andrebbero ricordate e celebrate.
La sua carriera è indissolubilmente legata alla maglia dell'Ujpesti, per la quale gioca per 17 anni e con la quale vince ben 8 titoli nazionali e 3 coppe d'Ungheria.
Inutile dire come le sue reti siano altamente fondamentali per tali successi; nelle 417 partite disputate con i Lilak va a segno ben 303 volte, tanto da vincere il titolo di capocannoniere per 6 volte.
La sua grande qualità è la rapidità, alla quali abbina una serie infinita di finte e cambi di passo davvero difficili da leggere per gli avversari.
Parte preferibilmente da destra per poi accentrarsi o sorprendere la difesa opponente con tempestivi inserimenti, eseguiti sempre a grande velocità.
Anche per questo motivo indossa preferibilmente la maglia numero 7 (soprattutto in nazionale), anche se talvolta preferisce scendere in campo con il numero 9 sulle spalle.
Anche per questo motivo indossa preferibilmente la maglia numero 7 (soprattutto in nazionale), anche se talvolta preferisce scendere in campo con il numero 9 sulle spalle.
La sua capacità di non dare punti di riferimento lo rende un giocatore difficile da marcare, essendo in grado di svariare a piacimento su tutto il versante offensivo.
Seppure ami partire da lontano si dimostra freddissimo davanti alla porta denotando un grande senso del gol, che gli permette di essere sempre al posto giusto per la deviazione vincente.
La sua straripante fisicità unita ad una grande classe lo rendono quasi un lusso per il campionato ungherese, ma la chiusura delle frontiere non gli consente in nessuna occasione di emigrare in occidente verso lidi più blasonati e redditizi.
La parte più ricca del vecchio continente deve accontentarsi di ammirarlo nelle coppe europee, durante i vari incontri che l'Ujpesti gioca in tali contesti.
Nella stagione 1968/1969 la squadra ungherese raggiunge la finale di Coppa delle Fiere, dove, nonostante le ottime prestazioni di Bene, viene sconfitta nella doppia finale dal Newcastle.
Le varie vittorie in campionato aprono le porte della Coppa Campioni, competizione nella quale la squadra bianco-viola si mette in mostra come una delle squadre migliori della competizione.
Nell'edizione 1971/1972 Bene inizia alla grande il torneo segnando un tripletta contro il Malmoe nel primo turno e risultando come sempre decisivo per il raggiungimento dei quarti di finale, dove l'ostacolo Celtic si rivela troppo arduo.
L'anno dopo la compagine magiara ottiene lo stesso risultato, eliminando agli ottavi proprio il Celtic, al quale un ispirato Bene segna un gol all'andata e ben due nel ritorno giocato a Budapest.
La corsa si ferma contro la Juventus che dopo il pareggio interno per 0-0 a Torino, strappa un sudato 2-2 al Ferenc Szusza Stadion, nonostante la grande prestazione dell'attaccante ungherese, in gol dopo 1 minuto di gioco.
Le sue giocate mettono più volte in difficoltà la retroguardia bianconera, in una partita che la squadra di Vycpalek recupera dopo essere stata in svantaggio per 2-0.
Nella stagione 1973/1974 la squadra allenata da Gyula Szucs raggiunge le semifinali, dove viene eliminata dai futuri campioni del Bayern Monaco. Bene è ancora una volta all'altezza delle aspettative, arrendendosi solo alla superiorità della squadra tedesca.
Se le sue prestazioni europee nel club sono di grande livello, quelle con la nazionale ungherese sono a dir poco strepitose.
Indimenticabile per lui e per il popolo ungherese è il 1964, anno nel quale la nazionale è impegnata nella fase finale del Campionato Europeo e nelle Olimpiadi di Tokio.
Nell'ultima partita del girone gli uomini di Barosi battono con un altro 3-1 la Bulgaria, con il numero 7 che chiude i conti al 59' minmuto.
La sua grande passione per il calcio lo porta a continuare l'attività fino ai 41 anni vestendo le maglie di società minori ungheresi e quella dei finlandesi del Sepsi-78.
La parte più ricca del vecchio continente deve accontentarsi di ammirarlo nelle coppe europee, durante i vari incontri che l'Ujpesti gioca in tali contesti.
Nella stagione 1968/1969 la squadra ungherese raggiunge la finale di Coppa delle Fiere, dove, nonostante le ottime prestazioni di Bene, viene sconfitta nella doppia finale dal Newcastle.
Le varie vittorie in campionato aprono le porte della Coppa Campioni, competizione nella quale la squadra bianco-viola si mette in mostra come una delle squadre migliori della competizione.
Nell'edizione 1971/1972 Bene inizia alla grande il torneo segnando un tripletta contro il Malmoe nel primo turno e risultando come sempre decisivo per il raggiungimento dei quarti di finale, dove l'ostacolo Celtic si rivela troppo arduo.
L'anno dopo la compagine magiara ottiene lo stesso risultato, eliminando agli ottavi proprio il Celtic, al quale un ispirato Bene segna un gol all'andata e ben due nel ritorno giocato a Budapest.
La corsa si ferma contro la Juventus che dopo il pareggio interno per 0-0 a Torino, strappa un sudato 2-2 al Ferenc Szusza Stadion, nonostante la grande prestazione dell'attaccante ungherese, in gol dopo 1 minuto di gioco.
Le sue giocate mettono più volte in difficoltà la retroguardia bianconera, in una partita che la squadra di Vycpalek recupera dopo essere stata in svantaggio per 2-0.
Nella stagione 1973/1974 la squadra allenata da Gyula Szucs raggiunge le semifinali, dove viene eliminata dai futuri campioni del Bayern Monaco. Bene è ancora una volta all'altezza delle aspettative, arrendendosi solo alla superiorità della squadra tedesca.
Se le sue prestazioni europee nel club sono di grande livello, quelle con la nazionale ungherese sono a dir poco strepitose.
Indimenticabile per lui e per il popolo ungherese è il 1964, anno nel quale la nazionale è impegnata nella fase finale del Campionato Europeo e nelle Olimpiadi di Tokio.
Nella semifinale del torneo continentale non basta un gol di Bene per avere la meglio della Spagna futura vincitrice, che nei supplementari trova con Amancio la rete del successo.
L'Ungheria si aggiudica la finale per il terzo posto contro la Danimarca per 3-1 dopo i tempi supplementari grazie ad una doppietta di Dezso Novak. La rete iniziale viene messa a segno proprio da Bene che con 2 reti si laurea capocannoniere del torneo al pari di Jesus Maria Pereda e dello stesso Novak.
Nel torneo olimpico l'attaccante dell'Ujpesti appare in forma smagliante, tanto che nella partita inaugurale segna tutte le reti nella vittoria per 6-0 contro il Marocco.
Il suo momento di grazia prosegue nella partita successiva, dove mette a segno una rete su rigore nel pirotecnico successo per 6-5 contro la Jugoslavia.
In semifinale va a segno ancora 4 volte nel 6-0 all'Egitto, per poi segnare la rete decisiva nella vittoria per 2-1 contro la Cecoslovacchia che consegna la medaglia d'oro ai magiari.
Bene chiude il torneo con 12 reti, record ancora oggi imbattuto a livello di singolo torneo olimpico.
Due anni dopo la nazionale ungherese vola in Inghilterra per il Campionato del Mondo, con le carte in regola per essere protagonista.
La rappresentativa allenata da Lajos Barosi può contare su elementi del calibro di Kalman Meszoly, Kalman Ihasz, Janos Farkas e Florian Albert ed ha in Bene il giocatore più temuto e rispettato.
Il numero sette magiaro non tradisce le attese, andando subito a segno nella sconfitta per 3-1 contro il Portogallo, pareggiando momentaneamente il vantaggio iniziale di Augusto.
Nel match successivo l'avversario è il Brasile campione in carica, che viene nettamente battuto da un'ottima Ungheria per 3-1: la rete iniziale è una prodezza esemplificativa dello straordinario repertorio di Ferenc Bene.
Nell'ultima partita del girone gli uomini di Barosi battono con un altro 3-1 la Bulgaria, con il numero 7 che chiude i conti al 59' minmuto.
Nei quarti di finale l'URSS ha la meglio contro i magiari per 2-1, nonostante Bene pareggi l'iniziale gol Cislenko, per poi arrendersi con i compagni alla rete decisiva di Porkujan.
Con 4 reti in altrettante 4 ottime partite, il giocatore dell'Ujpesti è votato come uno dei grandi protagonisti della rassegna mondiale.
Al termine della stessa inizia per la nazionale magiara un periodo poco positivo, culminato con la mancata partecipazione all'Europeo del 1968 ed al Mondiale del 1970.
Con Rudolf Ilizovszky in panchina la squadra si qualifica per la fase finale dell'Europeo del 1972, dove perde 1-0 in semifinale nuovamente contro l'URSS .
In tale contesto Ferenc Bene viene schierato come attaccante, ma non riesce ad evitare anche la successiva sconfitta nella finalina contro i padroni di casa del Belgio.
Nel 1973 mette fine alla sua esperienza con la nazionale, chiusa con 36 reti in 76 apparizioni, il più delle volte autentici saggi di un grandissimo talento.
La sua grande passione per il calcio lo porta a continuare l'attività fino ai 41 anni vestendo le maglie di società minori ungheresi e quella dei finlandesi del Sepsi-78.
Ferenc Bene è il classico esempio di un campione che a molti dirà poco, a causa della scarsa visibilità a lui concessa dalla sua nazione nel suddetto periodo.
Le sue gesta ed i suoi numeri restano però nella storia e riassumono al meglio le assolute qualità di un giocatore per certi versi atipico, ma dal gol facile.
In fine dei conti l'Ungheria non è stata solo l'Aranycsapat.....
Giovanni Fasani
Giovanni Fasani
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