venerdì 24 aprile 2020

JENO EUGEN VINYEI, PER I CECOSLOVACCHI EUGEN PRSOVSKY

Al termine del secondo conflitto mondiale la situazione geopolitca europea si presenta a dir poco caotica, con confini cambiati a seguito di trattati e territori scambiati tra gli stati vincitori.
In quel periodo sono in tanti le persone a non avere di fatto certezza della propria nazionalità, con le minoranze site in determinate nicchie visti e gestiti come veri e propri apolidi.
Il mondo del calcio non è esente da tale fenomeno, con tanti giocatori che, magari appena tornati dal fronte, si trovano in una situazione sportiva diversa, dovendo per forza adeguarsi variando non solo la propria nazionalità, ma talvolta anche il proprio nome.
Questo, infatti, è quando accade a Jeno Eugen Vinyei, terzino sinistro magiaro divenuto Eugen Prošovský per poter proseguire la carriera in Cecoslovacchia.



L'esterno nativo di Miskolc è una dei migliori interpreti del ruolo del periodo, ritenuto da molti un vero precursore di quel terzino fluidificante che solamente anni dopo troverà maggior applicazione in tutta Europa.
Dotato in incredibile potenza fisica e straordinarie doti tattiche, Vinyei gioca con straordinaria autorità e sicurezza, mettendosi in mostra anche per le sviluppate doti tecniche, un surplus vero e proprio per i difensori degli anni'40 e 50, soprattutto se impegnati come esterni. Certe volte sembra che conosca in anticipo dove finisce il pallone o addirittura che riesca a capire preventivamente le intenzione degli avversari, piazzandosi puntualmente nel punto esatto per fermare e far ripartire l'azione.
Una sua dote naturale è quella di essere ambidestro, anche se il piede migliore è indubbiamente il sinistro, con la quale calcia con forza e precisione, così come lancia in avanti gli attaccanti con precisi suggerimenti, altra caratteristiche che lo rende un profilo con pochi eguali anche in campo internazionale.
Dopo aver incantato con la maglia dell'MTK Budapest alla fine del conflitto decide di emigrare in Cecoslovacchia, dove per poter giocare con il Sokol Kosice è costretto a cambiare nome, nonché ovviamente cittadinanza. Il paese, entrato sotto l'influenza sovietica dove il rovesciamento del governo filo-nazista e la caduta della Reggenza, non gli conferivano i giusti mezzi per proseguire proficuamente la carriera. 
Nel paese di adozione torna ben presto a mettersi in gran mostra, finendo per entrare anche nel giro della nazionale, giocando due incontri (con Francia ed Austria), prima che le contingenze di carattere politico tornino a minare la sua tranquillità ed il prosieguo dell'attività sportiva.
Il nuovo governo con sede proprio a Kosice e formato sulla carta da un'ampia coalizione, finisce anch'esso sotto l'influenza sovietica, il che sancisce l'impossibilità di poter continuare a giocare come professionista e mantenersi senza altre mansioni.
Ancora una volta decide di cambiare nazione e trova un nuovo ingaggio in Italia, paese distrutto dalla guerra, ma che trova nel calcio un valvola di sfogo importante tanto da generare investimenti anche per calciatori stranieri.
A portare quindi in Italia il forte terzino sinistro è la Pro Patria, nel 1949, restandovi per due stagioni ed dimostrandosi ovviamente un giocatore dall'eccelso potenziale.





Dopo due stagioni passate sotto la guida di Giuseppe Meazza è un altro campione del mondo del 1934 e del 1938 a volerlo nella sua squadra, Aldo Monzeglio, dal 1949 allenatore del Napoli.
Con lo stesso instaura un ottimo rapporto, basato sulla reciproca stima e probabilmente facilitata da latto che anche Monzeglio era stato un validissimo terzino.
Quest'ultimo, accorgendosi dell'abilità di lettura delle situazioni in campo, lo schiera anche come libero, potendo così contare su una grande qualità in fase di costruzione e su un impeccabile baluardo in fase difensiva.
Tale trovata trova la sua prima applicazione in una gara contro l'Atalanta, a causa delle difficoltà della retroguardia partenopea a contenere uno scatenato Hasse Jeppson, futuro idolo proprio del Napoli; nella stessa partita a causa dello svantaggio Vinyei si sposta sulla linea offensiva, riuscendo con maestria a trovare la rete del pareggio.
L'esperimento verrà provato in altre situazione senza lo stesso successo, inducendo l'allenatore azzurro a continuare a schierarlo nel consueto ruolo di esterno o di libero.
Nel 1955 il Napoli presieduto da Alfonso Cuomo acquista il grande Lusi Vinicio, portando a quattro il numero di stranieri in rosa, con il brasiliano ad aggiungersi a Jeppson, Bruno Pesaola e proprio Vinyei. Per le norme del periodo uno è di troppo ed i 33 anni di età fanno propendere la scelta dell'escluso proprio sull'esterno sinistro.
L'avventura italiana di quest'ultimo continua nella SPAL, nella quale vive davvero una nuova giovinezza, impreziosita dal ruolo di capitano e da quello di principale tiratori di calci piazzari della squadra.
Nella formazione estense forma una solida coppia difensiva con Alberto Delfrati, anche lui appena dal Napoli, nell'ottica di un complesso rinnovamento voluto dal presidente Paolo Mazza.


Durante la sua esperienza in Emilia si toglie anche la soddisfazione di segnare la Napoli il più classico del gol dell'ex, nella partita giocata allo Stadio Comunale di Ferrara il giorno di Natale del 1955, inutile però per evitare la sconfitta per 1-2.
Nel 1957 dopo 243 partite e 12 gol abbandona la serie A per tentare l'avventura negli Stati Uniti, cercando di promulgare il locale soccer tra New York e Philadelphia.
Vinyei è stato un giocatore decisamente in anticipo rispetto ai sui tempi, in grado di contribuire allo sviluppo del ruolo di terzino sinistro e ad una prima nozione di calciatore "totale" in grado di svolgere con eguale bravura entrambe le fasi.
Questo sia che lo chiamate Jeno Eugen Vinyei o Eugen Prošovský.








Giovanni Fasani








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