Il 22 settembre 1946 fa il suo esordio in seria A la neonata Sampdoria, nuova formazione genovese creata dalla fusione tra Sampierdarenese e Andra Doria, potendo mantenere il titolo sportivo della prima e sovvenzionarsi con le risorse della seconda.
La compagnia ligure scende in campo allo stadio nazionale contro la Roma, subendo tre reti dal Fornaretto Amedeo Amadei, ma riuscendo a segnare quello che risulta essere il suo primo gol nel massimo campionato. L'autore di tale marcatura è senza dubbio uno dei talenti più fulgidi del periodo, ma anche uno dei più sottovalutati e troppo presto dimenticati: il suo nome è Adriano Bassetto.
A dire il vero il suo nome dovrebbe suscitare qualcosa nella mente degli appassionati, principalmente per il fatto di aver segnato 149 reti nella massima serie italiana in 329 partite; tale imponente quantitativo assume maggior rilevanza se si pensa che il giocatore vicentino ha sempre giocato da mezzala, con il numero 8 sulle spalle o, a volte, con un più significativo numero 10.
Specialista dei calci piazzati e rigorista provetto, il centrocampista veneto diventa da subito una varabile offensiva primaria, nonché sovente il miglior marcatore stagionale.
Specialista dei calci piazzati e rigorista provetto, il centrocampista veneto diventa da subito una varabile offensiva primaria, nonché sovente il miglior marcatore stagionale.
Ma Bassetto in campo vale molto di più dei gol, proprio per il fato di essere un giocatore di grandissimo talento, dal tiro preciso e potente e con quella capacità di vedere prima le cose in campo che hanno solo i grandissimi.
In Liguria con Giuseppe Baldini, detto Pinella, forma una coppia spettacolare in campo, dimostrando un'intesa naturale e contribuendo a fare l'una la fortuna realizzativa dell'altro: la stampa perla in tal senso di "attacco atomico".
In Liguria con Giuseppe Baldini, detto Pinella, forma una coppia spettacolare in campo, dimostrando un'intesa naturale e contribuendo a fare l'una la fortuna realizzativa dell'altro: la stampa perla in tal senso di "attacco atomico".
Dopo l'esordio con il Vicenza nel campionato di guerra del 1944 è quindi la Sampdoria a tesserarlo per la sua prima stagione nell'anno della fondazione, favorevolmente colpita dal sua rendimento nella stagione 1945-1946, nella quale con 9 reti contribuisce alla salvezza della squadra veneta.
A Genova sembra trovare l'ambiente ideale per rendere al meglio, regalando in sette stagioni tante gioie al pubblico blucerchiato, segnando con grandissima continuità ed arrivando due volte (1947/1948 e 1949/1959) a superare le 20 reti stagionali.
Sono in molti a credere che la sua crescita calcistica dipenda anche dai consigli di Adolfo Baloncieri, allenatore della Sampdoria per tre stagioni ed autentica gloria italiana da calciatore proprio in un ruolo simile.
Nane, suo storico soprannome probabilmente derivato forse dalla suo origine veneta, è però entrato nella leggenda della Sampdoria per alcune sue prestazioni, perfettamente esplicative del suo talento.
A meno di due mesi dall'esordio contro la Roma in una gara contro il Bari, terminata 6-0, mette a segno una clamorosa tripletta, perfetta sintesi del suo talento e della sua capacità di trovare la rete. Non sarà la sola tripletta in carriera in maglia blucerchiata, come dimostrano anche altri due tris rifilati da "ingrato" ex al Vicenza nelle successiva annate
Nella stagione 1947 /1948, come anticipato uno della migliori in carriera, disputa ina grandissima partita contro la Juventus, segnando una doppietta di gran pregio nella vittoria per 5-2, mandando in visibilio il pubblico del Luigi Ferraris.
Il suo tiro al fulmicotone, come descritto dalle cronache dell'epoca, miete vittime quasi ogni giornata, tra le quali anche il Palermo, al quale segna un incredibile poker nel 1949 dando il là anche ad una inverosimile leggenda: pare infatti che nientepopodimeno che il bandito Giuliano si sia talmente infuriato per le quattro reti segnate dal doriano da ordinarne l'omicidio.
Senza dare adito a immotivate voci, la partite per antonomasia a Genova è il derby ed in tal senso Bassetto ci mette poco ad entrare nella storia della stracittadine: 4 reti nelle prime 5 partite giocate con il Genoa padrone di casa lo rendono ancora oggi citato alla vigilia di ogni nuovo derby. Saranno in totale 5 i suoi gol nei derby, cifra che lo nobilita quale il miglior marcatore insieme a Giuseppe Baldini.
Anche per questo c'è rabbia nel cuore dei tifosi quando nel 1953 viene ceduto all'Atalanta, lasciando in eredità 92 reti messe a segno in 196 gare e tanti bei ricordi.
A Bergamo continua a segnare con la solita continuità entrando ben presto nella grazie del pubblico, riuscendo a livello personale a togliersi una soddisfazione che sotto un certo punto di vista stava diventando un cruccio, vale a dire l'esordio in nazionale.
Anche in precedenza si è più volte discusso sulla possibilità di vederlo in maglia azzurra, ma le scelte delle varie commissione tecniche si sono sempre rivolte ad altri calciatori, anche in un periodo di difficoltà tecnica post tragedia di Superga.
Voci maligne attribuiscono alla sua ansia nel pre partita la ragione di tale esclusione, essendo in molti a riportare come Bassetto sentisse moltissimo la partita, tanto da dare talvolta di stomaco prima di entrare in campo.
Nel 1954 è il commissario tecnico Alfredo Foni, sue ex allenatore alla Sampdoria nella stagione 1951/1952, a regalargli i suoi primi 70 minuti con l'Italia, in una partita amichevole contro l'Argentina terminata 2-0; seguiranno l'anno dopo altre due presenze contro Belgio e Ungheria, prima di venire nuovamente accantonato, probabilmente perché a trent'anni viene ritenuto ormai sul viale del tramonto.
In realtà durante le quattro stagioni con la Dea mantiene un livello di realizzazione molto alto (56 gol in 125 presenze), figurando come uno dei miglior elementi e provando addirittura il gusto di decidere in qualche modo l'assegnazione dello scudetto
Nell campionato 1953/1954 la formazione orobica non è in lotta per la vittoria del titolo, ma alla terzultima giornata ospita la Juventus infliggendole una decisa sconfitta per 3-2, con Bassetto che mette a segno un gol-non gol entrato nella storia del calcio italiano.
A 32 anni, nel 1957, ritorna al Vicenza, diventato nel frattempo Lanerossi, per giocare la miseria di 8 partite, condite da un solo gol. E siccome il calcio crea coincidenze talvolta incredibili, tale unica prodezza è segnata proprio contro l'Atalanta, nella gara vinta dalla formazione veneta in casa per 2-0.
Gli acciacchi ed un età calcisticamente elevata lo convincono a scendere di categoria, accentando l'offerta della Lucchese che contribuisce a portare in serie B alla dopo tre stagioni, giocando un'ultima annata in serie B prima di una poca fortunata esperienza ancora in terza serie con il Cesena.
Il Nane è stato un gran giocatore e come visto non solamente per le tante reti segnate, con l'unico possibile rimpianto di non aver giocato nelle grandi del suo tempo.
Avete capito chi era Adriano Bassetto adesso?
Giovanni Fasani
A 32 anni, nel 1957, ritorna al Vicenza, diventato nel frattempo Lanerossi, per giocare la miseria di 8 partite, condite da un solo gol. E siccome il calcio crea coincidenze talvolta incredibili, tale unica prodezza è segnata proprio contro l'Atalanta, nella gara vinta dalla formazione veneta in casa per 2-0.
Gli acciacchi ed un età calcisticamente elevata lo convincono a scendere di categoria, accentando l'offerta della Lucchese che contribuisce a portare in serie B alla dopo tre stagioni, giocando un'ultima annata in serie B prima di una poca fortunata esperienza ancora in terza serie con il Cesena.
Il Nane è stato un gran giocatore e come visto non solamente per le tante reti segnate, con l'unico possibile rimpianto di non aver giocato nelle grandi del suo tempo.
Avete capito chi era Adriano Bassetto adesso?
Giovanni Fasani
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