domenica 6 gennaio 2019

LO ZAMBIA CAMPIONE D'AFRICA 2012 UN TRIONFO LUNGO VENT'ANNI

Questa non è una storia qualunque, questa è una storia che dura quasi vent'anni. La storia comincia nel 1993 quando la nazionale zambiana doveva giocare una partita per le qualificazioni del mondiale di USA '94 in Senegal. 
Quel mondiale che lo Zambia non aveva mai disputato ma che quell'anno sembrava a portata di mano e permetteva ad un intero popolo di sognare. La federazione di Lusaka, per la difficile trasferta, organizzò un volo militare per raggiungere Dakar ed evitare un viaggio di tre giorni con gli aerei di linea. 
Mentre i nazionali si ritrovavano nell'aeroporto internazionale di Lusaka la federazione era in lotta con la squadra olandese del PSV Eindhoven e con la compagine belga dell'Anderlecht rei di non voler concedere ai verdi di Zambia i suoi due migliori talenti: Kalusha Bwayla e Musonda! Il primo era impegnato in una partita dell'Eredivisie olandese, dove la squadra di Eindhoven stava come al solito contendendo il titolo al leggendario Ajax Amsterdam, mentre il secondo era infortunato o almeno così diceva la dirigenza bianco-malva di Brussels. Kalusha Bwayla in patria era considerato una sorta di eroe semidivino da quando, nel 1988, aveva rifilato tre gol agli azzurri olimpici guidati da Rocca in quello Zambia-Italia 4-0 che passò alla storia del calcio italiano ma anche di quello africano. 



Musonda, dal canto suo, era il ragazzo arrivato dalle baraccopoli che in un mondo fatto di violenza, miserie, malattie e lacrime era riuscito a diventare qualcuno insomma un esempio da seguire per tutti. 

Di giocare  senza di loro in Senegal non se ne parlava proprio! 
Il volo per Dakar prevedeva tre scali uno a Brazzaville in Congo, uno a Libreville in Gabon ed infine uno ad Abidjan in Costa d'Avorio. Scali che servivano per far rifornimento e per trasportare come un taxi alcuni potenti del piccolo stato africano. Era il 27 Aprile 1993 quando il velivolo dello Zambia Air Force si alzò nel cielo di Lusaka in direzione Brazzaville in quel momento Bwayla e Musonda erano ancora bloccati in Europa ma avevano promesso che sarebbero arrivati in Senegal con mezzi propri. 
All'arrivo in Gabon il pilota dell'aereo lamentò una perdita di potenza di uno dei suoi motori. Vennero fatti i controlli il verdetto fu: "Tutto a posto si può ripartire!" 
Appena in volo, mentre i giocatori e gli altri passeggeri sonnecchiavano sui sedili il motore di cui s'incendiò tuttavia c'era spazio per un atterraggio di emergenza ma il pilota era stanco e nelle ultime ore aveva dormito poco perchè appena rientrato da un volo alle Mauritius e cadde nel panico, il suo copilota non lo aiutò ed invece di staccare il motore in fiamme incredibilmente spense quello rimasto funzionante. L'aereo rimase sospeso in volo prima di cadere in picchiata, come un aquila ad'acciaio a cui erano state spezzate le ali, nell'oceano ed inabissarsi a 500 metri dalla costa a meno di un chilometro in linea d'aria dalla pista d'atterraggio. 



Lo Zambia intero era stravolto dal dolore il suo cuore era ferito e tutti piangevano lacrime amare, lacrime di rabbia e disperazione. La maggior di quei ragazzi avevano dato un sorriso e portato gioie e speranze ad un popolo martoriato dalla miseria e dalla malattie. Molti erano in campo nel famoso Zambia-Italia 4-0 delle olimpiadi di Seul 1988, che aveva fatto conoscere il povero paese africano al mondo intero. 
Gli sventurati giocatori vennero seppelliti al "Cimitero degli eroi di Lusaka" con tutti gli onori.



Erano diventati leggenda ed erano entrati a far parte della ristretta cerchia degli immortali mentre il Gabon veniva ribattezzata come la "Terra degli eroi". Cosa provarono in quel momento Musonda e Kalusha Bwayla è difficile dirlo forse si sentivano dei miracolati o più semplicemente dei disertori ed in qualche modo, seppur inconsciamente, si assunsero la colpa del disastro! Il loro cuore era frantumato in mille pezzi ed i sensi di colpa gli attanagliavano e così decisero di prendersi sulle spalle la ricostruzione della nuova nazionale. 
Nazionale che costruita in pochi mesi l'anno successivo arrivò orgogliosamente in finale di Coppa d'Africa, mentre nel 1996 conquistò un terzo posto... poi il buio fino al 2012.
 In quell'anno mentre l'organizzazione della Coppa d'Africa viene assegnata al Gabon la nazionale dello Zambia è allenata da un francese Harvè Renard non è un grande tecnico ha giocato poco da professionista in Francia e poi ha avuto esperienze da preparatore atletico in Cina ed Inghilterra prima di approdare nel continente nero dove allena in Ghana, Algeria, Angola ed infine in Zambia. 



È alto bello, biondo e con un fisico statuario gira sempre in jeans e con  camicia aperta sul petto sembra un gigolò o un playboy non di sicuro un allenatore, ma è un uomo che sa leggere nel cuore dei suoi giocatori sa motivarli ed unirli, crede nei miracoli perchè sa che il calcio è la patria dei miracoli. 
Alla vigilia della competizione sa di avere una squadra mediocre che a differenza delle favorite ha tutti giocatori che giocano nel campionato nazionale ed al massimo qualche cavallo di ritorno dall'Europa che è rientrato mestamente in patria dopo clamorosi fallimenti."Vinceremo noi è scritto nel cielo" dichiara ai media e lui ci crede davvero ma insieme ai suoi giocatori e l'unico ed i media gli sorridono così come si sorride ai pazzi. Lo Zambia è inserito in un girone di ferro che comprende Guinea Equatoriale (che insieme al Gabon ha organizzato la manifestazione), Libia e sopratutto Senegal netto favorito della manifestazione. Harvè sfrutta le emozioni "La terra degli eroi" continua a ripetere ai suoi dato che in Gabon il nuovo stadio in cui si giocherà la finale è a meno di un chilometro dal luogo del disastro.  Prima dell'esordio con il Senegal, Harvè ribadisce ai suoi "É scritto nel cielo" ed un trionfo 2-1 al Senegal  (la squadra della nazione in cui era diretto l'aereo maledetto) arriva poi un pareggio con la Libia per 2-2 ed una vittoria, per 1-0, contro i padroni di casa della Guinea Equatoriale ed il primo posto nel girone. 



Nei quarti lo Zambia travolge il Sudan con un secco 3-0 e qualcuno comincia a pensare che sia davvero "Scritto nel cielo" anche perché gli uomini di Harvè non giocano benissimo eppure sono li a giocarsi la semifinale con il Ghana la nazionale che solo due anni prima aveva sfiorato la semifinale mondiale contro l'Uruguay di Tabarez, Forlan, Cavani e Suarez. Il Ghana parte forte attacca a pieno organico e lo Zambia è li a difendersi con ordine e a cercare di ripartire in contropiede fino a quando il direttore di gara non concede un rigore al Ghana e sul dischetto va Asamoah Gyan. Gyan è un ottimo giocatore tecnicamente validissimo ma che come tanti si perde nei momenti importanti perdendo sempre l'occasione di entrare nell'olimpo degli eroi. Come due anni prima ai mondiali sudafricani ha l'occasione di mandare i suoi in paradiso e ancora una volta sbaglia come due anni prima rivede i suoi fantasmi e la paura s'impossessa di lui ed il suo tiro finisce ancora fuori. 
A dodici minuti dalla fine in contropiede lo Zambia passa in vantaggio con Mayuka per poi difendere eroicamente l'1-0 fino al triplice fischio finale.



È incredibile la nazionale di Lusaka è in finale loro che non avrebbero neanche dovuto superare la fase a gironi sono li ad un passo dalla gloria. "È scritto nel cielo" ribadisce Harvè Renard ed ora tutti gli credono ma in finale c'è la Costa d'Avorio di Drogba e i giornalisti non sanno più che pensare. 
Lo sa bene Drogba il fuoriclasse ivoriano in forza al Chelsea, che due mesi e mezzo dopo vincerà la Champions League. Lui è nato in Africa ma ha speso quasi tutta la sua vita in Europa e si occidentalizzato, non crede alle scritte nel cielo e sa che loro sono i più forti e vinceranno ma non ha fatto i conti con le trame incomprensibili scritte dal Dio del calcio. Prima della finale Kalusha Bwayla è fuori dallo stadio nella "Terra degli eroi" a meno di un chilometro dal luogo della catastrofe che guarda verso il mare e per la prima volta li sente. Sente le voci dei suoi amici dei suoi compagni e sa che non scenderà in campo una sola nazionale zambiana ne scenderanno in campo due ed ora la scritta in cielo la vede anche lui. Ora è convinto Renard ha ragione vinceranno loro. 
É dall'inizio del torneo che ad ogni gol i giocatori dello Zambia cantano e ballano ed entrano in campo quella sera cantando e ballando. Nessuno capisce cosa fanno in verità stanno richiamando i loro defunti la loro memoria che è ancora li nella "Terra degli eroi".  "Che cantino pure" pensa Drogba ma non servirà a nulla.
 La partita può essere sbloccata da Drogba stesso nei novanta minuti regolamentari quando il direttore di gara assegna un rigore agli ivoriani. Drogba è un duro una persona razionale e si presenta dal dischetto ma quando è li vede gli stessi fantasmi visti in semifinale da Gyan, vede una vita ad inseguire un successo per la sua terra che non è mai arrivato e sbaglia. La partita termina 0-0 e si va ai rigori. Dopo una serie interminabile di sette rigori il risultato è ancora in parità: 7-7. Dal dischetto si presenta l'ivoriano Kolo Habib Tourè ma il campione dell'Arsenal sbaglia. 
E qui accade l'impensabile uno di quei miracoli che solo il calcio può regalare. I giocatori dello Zambia con il dito indice davanti al naso invitando il pubblico al silenzio ed iniziano a cantare. Una nenia dolce che sembra quasi ipnotizzare tutti... hanno gli occhi ed i pugni rivolti al cielo. 



Cantano tutti i giocatori in campo quelli in panchina, i dirigenti, i tifosi zambiani sugli spalti, la gente assiepata nei pochi bar dotati di televisore a Lusaka, Kalusha Bwayla in tribuna solo Harvè non canta perchè non conosce la lingua ma a cantare è il suo cuore è scritto nel cielo ed ora più nessuno lo mette in dubbio. 
Per il rigore decisivo si presenta sul dischetto Rainford Kalaba che piazza la palla sul dischetto e sbaglia ma non si dispera e non smette di cantare. Guarda verso la curva e gli vede! Vede gli eroi del '93 sono li dietro alla porta abbracciati e cantano con loro. I giocatori dello Zambia cadono in ginocchio e piangono li vedono anche loro, li vede anche Harvè Renard in panchina ed anche Kalusha Bwayla in tribuna che canta e piange chi non li vede ne avverte comunque la presenza. Gervinho intanto prende il pallone e si avvia al dischetto è nervoso cerca l'incrocio e sbaglia. Il canto e le lacrime diventano incessanti quando per lo Zambia è il turno di Stophira Sunzu.
Un rigore, in una partita ufficiale non l'ha mai tirato. Piazza il pallone e guarda gli eroi del '93 non smette mai di cantare e gli eroi cantano con lui. Calcia il tempo sembra fermarsi quando la palla si stacca dal suo piede per infilarsi in rete ed il canto continua e....gol lo Zambia è campione. 
Nessuno esulta tutti cadono in ginocchio e pregano. Pregano i giocatori, l'allenatore e lo Zambia intero mentre gli eroi sorridono e trovando la pace si dissolvono. Harvè, Kalusha Bwayla, Musonda e tutti gli altri sono felici ma non stupiti in fondo era tutto "Scritto nel cielo". 
Non so cosa realmente sia successo quella notte a Libreville nella "terra degli eroi" e neanche so di preciso cosa sia un miracolo ma quella sera deve essere successo qualcosa di molto simile ad un miracolo.


Danilo Crepaldi


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.