venerdì 18 gennaio 2019

CHE QUARANTOTTO IN AFGHANISTAN!

Collegare un sport come il calcio all'Afghanistan è un compito davvero arduo, essendo la repubblica asiatica da sempre segnata da fortissime tensioni politiche e sociali, molte volte scaturite in devastanti conflitti bellici.
Uno dei più cruenti è indubbiamente quello di inizio 900 quando l'Emirato dell'Afghanistan inizia una lunga guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna, che culminerà nel 1919 con la proclamazione del Regno dell'Afghanistan.
La tanto agognata fine del dominio inglese non ha placato le inevitabili lotte interne per la reggenza del regno, con insurrezioni, scontri armati ed omicidi a farla da padrone in un clima di vero e proprio terrore e grande instabilità.
La situazione si stabilizza nel 1933 quando sotto la reggenza di Mohammed Nadir Shah il territorio afghano conosce anni di relativa tranquillità, riuscendo anche a mantenersi  neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale.
Al termine della stessa l'Afghanistan è a tutti gli effetti un paese in grado di pensare liberamente anche alle discipline sportive, mettendosi in gioco anche a livello internazionale in quelle specialità retaggio del dominio britannico; il cricket è da quel momento la grande passione nel territorio afgano, con il calcio che tenta strenuamente di farsi largo, cercando quel riconoscimento internazionale a seguito della precedente iscrizione alla FIFA del 1933.
Solamente nel 1948 le grandi competizioni sportive ricominciano con palesi difficoltà, con i Giochi Olimpici di Londra a simbolo della ripresa verso la normalità ed una duratura pace.
Proprio in casa dello storico dominatore una rappresentativa afghana, dilettantistica come da regolamento, si presenta al via del torneo, tra la curiosità di tutto l'ambiente olimpico.



L'esordio internazionale è datato 25 agosto 1941, quando a Kabul viene ospitato l'Iran, in una partita terminata 0-0 e utile per legittimare finalmente la federazione calcistica nata 19 anni prima.

A Londra attera da Kabul una formazione gestita da una commissione federale, spinta da grande entusiasmo, ma al tempo stesso priva di esperienza e, soprattutto, di quei fondamentali tecnico/tattici necessari per presentarsi ad un simile livello.
Per accedere al tabellone principale sono necessari due partite di qualificazione, tra Paesi Bassi ed Irlanda e appunto tra l'Afghanistan ed il Lussemburgo.

Per la sfida con quella che è a tutti gli effetti una matricola a livello europeo, viene scelto Abdul Ghafoor Assar tra i pali difeso da una linea difensiva formata da Mohamed Ibrahim Gharzai e A.G. Yusufzai, schierati fedelmente secondo I principi del Metodo.
Davanti a loro la classica linea di centrocampisti fedele ai dettami di Cambridge, formata da Abdul Shakur Azimi, Yar Mohamed Barakzai e Abdul Ahat Kharot.
Il reparto offensivo vede a destra il fratello di quest'ultimo, Mohamad Anwar KharotAnwal Afzal e  Abdul Hamid Tajik nel ruolo di mezzala, con Mohammed Sarwar Yusufz nel ruolo di ala sinistra. I quattro sono al servizio del bomber Ghani Absul Assar, a detta di tutti l'elemento tecnicamente più forte della rappresentativa.
La viene giocata il 26 luglio a Brighton agli ordini dell'arbitro locale Williams, davanti ad un pubblico di circa 5000 spettatori, speranzosi di vedere una spettacolare partita e curiosi di vedere all'opera la formazione afghana.
I 90 minuti disputati sono effettivamente spettacolari, ma solamente per merito della nazionale lussemburghese che si impone con un sonante 6-0, atto a determinare senza appello la scarsa rilevanza tattica afghana e l'approssimata conoscenza tattica della stessa.
In particolare a livello difensivo sono tante le carenze, espresse nelle palese difficoltà nel contenere Jules Gales e Marcel Paulus, mattatori con una doppietta a testa.
Quella che potrebbe fungere da apripista per una futuro ruolo da protagonista nel calcio che conta si scontra, terribilmente, con le traversie del popolo afghano, il quale dal 1973, diventando repubblica conoscerà invasioni e guerre civili, con l'atavica e cruenta lotta tra Mujaheddin e Talebani a riempire le cronache.
La partecipazione del 1948 rappresenta l'unica in un torneo di alto livello, anche se le partecipazioni alla Coppa della SAAF (vinta nel 2013) e la presenza nelle qualificazioni per la Coppa d'Asia 2019 (9 punti ottenuti grazie al successo casalingo con Singapore ed alla doppia vittoria contro la Cambogia) sembrano alimentare le speranze di normalità.
Per un paese che ne ha veramente bisogno il calcio può essere un buon viatico, anche per rinverdire l'esperienza dei ragazzi che nel 1948 volarono nella terra d'Albione fieri della propria nazionalità e di una sola estemporanea libertà.









Giovanni Fasani




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