martedì 21 agosto 2018

PALLONE ENTRA QUANDO DIO VUOLE

Dopo aver parlato con famigliari, calciatori ed amici Danilo Crepaldi è pronto a pubblicare un'interessantissima biografia sul grande Vujadin Boškov (Pallone entra quando Dio vuole - Vita, miracoli e aforisimi di Vujadin Boškov).
Ne proponiamo un paio di estratti, ringraziando l'autore per la disponibilità. 

 
Parlò a Takac, a Pantelic, a Stanic e a tutti gli altri. Individuò i problemi di spogliatoio e li risolse così come risolse quelli fra Zarko Nikolic e Ivica Brzic.
I due erano i difensori centrali del Vojvodina erano due ottimi giocatori, ma pur allenandosi entrambi al meglio non riuscivano a rendere.
I due non andavano d'accordo e bisticciavano di continuo mandando su tutte le furie il tecnico Stankovic che rispondeva urlando ed arrabiandosi chiedendo a Vujadin di mandar via uno dei due. Vujke osservava la situazione in silenzio, valutando il modo per risolverla arrivando alla conclusione che i due avrebbero dovuto diventare amici.
In un giorno di Giugno del 1965, in un clima afoso convocò entrambi i giocatori nel suo studio.
Li lasciò seduti li per più di mezz'ora facendoli arrovellare sul motivo della convocazione. Il clima era caldo ed i due ben presto cominciarono a sudare le camicie bianche che portavano li si appiccicavano alle pelle e ben presto cominciarono a dare segni di nervosismo. Fu in quel momento che Vujadin, in giacca e cravatta fece il suo ingresso.
"Buongiorno ragazzi come va?"
"Bene Mister grazie" risposero i due all'unisono
"Vi chiederete perchè vi ho convocati qui?"
Vujke non attese la loro risposta e continuò nel suo discorso
"Siete qui perchè voi siete due grandi giocatori...ma per la Vojvodina siete un problema...ed oggi io devo risolvere questo problema".
I due guardarono per terra certi che avrebbero ricevuto una, sacrosanta, punizione per il comportamento avuto durante la stagione. Brzic, in particolare, provò vergogna dato che a volerlo a Novi Sad era stato proprio Vujke.
"Allora adesso la stagione è finita e voi due andrete in vacanza insieme per una settimana a Dubrovnik a spese del club..ora andate".
I due si guardarono stupiti ed annuirono e per la prima volta da quando giocavano insieme si scambiarono uno sguardo di stupita intesa. La stagione successiva diventarono uno dei punti di forza della Vojvodina e soprattutto amici inseparabili.
Quando Stane chiese a Vujadin se aveva punito i due giocatori, egli rispose: "Più di quel che pensi, gli ho obbligati a diventare amici".
 





Nel principato, tuttavia, i blucerchiati trovarono l'inferno ed anche i quasi 10.000 tifosi blucerchiati giunti a Monte Carlo a seguito della squadra sembravano ammutoliti. Vierchowod arrancava su Weah e Diaz sembrava avere 10 anni di meno. La Sampdoria barcollava e ad un minuto dal duplice fischio che avrebbe sancito la fine del primo tempo incassò il gol del vantaggio monegasco firmato George Weah.
Vujadin rientrò nello spogliatoio come una furia, si fermò sulla soglia per calmare i nervi e parlottò con Pezzotti.
"Noi in difficoltà e io sa già cosa fare".
Nel frattempo nello spogliatoio doriano non volava una mosca, un silenzio che pesava come un macigno e quando iniziò a parlare ai giocatori sembrò togliersi un peso dalle spalle.
"Va bene, ragazzi noi ora stiamo perdendo 1-0 ma questo non è neanche primo tempo...c'è ancora partita di Genova e 45 minuti qua. Io vi dico che ora più facile perchè noi attaccare sotto nostri tifosi. Sono venuti qua in tanti e voi farete loro felici. Perchè noi siamo Sampdoria e oggi qui Sampdoria non può perdere!".




Danilo Crepaldi

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