Il Calais era una squadra come tante formata da ragazzi che giocavano a calcio per hobby, mentre nella vita di tutti i giorni svolgevano altri mestieri. Alcuni erani operai, impiegati, panettieri, carpentieri, ecc.
I loro allenamenti si svolgevano la sera unico momento in cui tutti i giocatori erano liberi dagli impegni lavorativi.
Il Calais, squadra dell'omonima cittadina francese affacciata sulla Manica e famosa per essere nominata da Dumas nel celeberrimo romanzo "I tre moschettieri", superò agevolmente i primi turni, arrivando a disputare gli ottavi di finale contro il Cannes, compagine della Ligue 2 francese per intenderci la nostra Serie B.
Fu l'inizio di una serie di incredibili imprese. Il Calais superò il Cannes ai calci di rigore dopo aver pareggiato 1-1 e riuscì a raggiungere i quarti di finale, dove incontrò una formazione della massima serie: lo Strasburgo.
Questi ultimi furono battuti per 2-1 dopo che i giallorossi della Manica si erano ritrovati in vantaggio per 2-0, a nulla valse il gol dei più blasonati nella ripresa.
Per il Calais si aprirono le porte dorate della semifinale che li vedeva opposti al Bordeaux, campione di Francia in carica. Una partita che sulla carta non doveva avere storia, ma un intero paese stava sognando.
Il piccolo stadio Julien Denis era pieno in ogni ordine di posti, ma non erano solo i 4900 presenti nell'impianto di Calais a spingere i giallorossi, ma un paese intero.
Il Bordeaux iniziò in avanti mentre il Calais si difendeva cercando di ripartire.
Nonostante il maggior numero di occasioni i girondini non riuscirono a sbloccare il risultato. Dopo lo 0-0 maturato nei 90', si andò ai tempi supplementari.
Nel primo tempo supplementare il Calais si portò in vantaggio e il Julien Denis esplose. La leggenda narrà che il grido fu udito fino sulle bianche scogliere di Dover dalla parte inglese della Manica.
Il Bordeaux punto sul vivo reagì e nel secondo tempo supplementare pareggiò. I girondini avevano la partita in pugno i dilettanti del Calais sembravano dover crollare, ma a questo punto accadde l'incredibile: con due reti, figlie di due contropiedi micidiali, i giallorossi stesero i campioni di Francia del Bordeaux.
Al termine della partita scoppiò la festa bagnata da fiumi di birra, vi parteciparono tutti uomini, vecchi, donne e bambini ed addirittura la squadra.
Festa che fu in parte guastata dal malore (dovuto all'emozione) che colpì l'allenatore dei giallorossi, Ladislas Lozano.
Per fortuna non si trattò di qualcosa di grave e l'allenatore si rimise in sesto in poco tempo.
Il tempo, a Calais, si allungò come la lama di un coltello, l'intera cittadina aspettava la finale di Coppa di Francia.
Il Calais era attesa dal grandioso palcoscenico dello "Stade de France" di Parigi, teatro della finale di Coppa di Francia, lo stesso stadio dove due anni prima si era giocata la finale dei mondiali del 1998 che aveva laureato i blues Campioni del mondo.
L'avversario era il Nantes, in lotta per non retrocedere in seconda divisione, ma autore dell'eliminazione dalla competizione i neo campioni di Francia del Monaco.
Lozano si mostrò preoccupato per il fatto che alcuni suoi giocatori avevano trascorso le notti precedenti in discoteca, avevano partecipato a trasmissioni televisive o si erano fermati a firmare autografi.
Egli riuscì comunque a far rientrare tutti i suoi giocatori nei ranghi e a preparare la squadra per l'incontro; era sicuro che i suoi ce l'avrebbero fatta, secondo lui sarebbe stata una partita con "tre o quattro goal, e non tutti nella stessa porta".
Si arrivò così al giorno della finalissima, il 7 maggio 2000. Il Calais, pur non abituato a giocare di fronte a un tal pubblico (quasi 80.000 persone contro le abituali 300) e a giocarsi una simile posta in palio, mostrò un buon gioco ordinato e passò addirittura in vantaggio al 34' del primo tempo con Dutitre e chiuse il primo tempo sul punteggio di 1-0.
L'impresa era sempre più fattibile, ed era distante solo 45 minuti; anche Lozano ne era convinto, tanto da affermare "se riusciamo a non prendere gol nei primi 15 minuti potremmo anche farcela".
Ma poco dopo l'inizio del secondo tempo, al 49', Sibierski pareggiò per il Nantes. I giallorossi (stanchi anche per il lavoro svolto abitualmente nella vita privata, non essendo professionisti) contennero a fatica gli attacchi degli avversari, finché all'89' l'arbitro Colombo assegnò un rigore dubbio al Nantes, per un sospetto fallo su Cavéglia trasformato da Sibierski.
La partita si chiuse sul punteggio di 2-1 per il Nantes, e al Calais non restava che l'onore di essere arrivati al secondo posto in una competizione così importante.
Per premiare comunque, in qualche modo, l'impresa di questi giocatori, il capitano e portiere avversario Mickaël Landreau alzò al cielo la Coppa di Francia insieme al capitano del Calais, Reginald Becque.
Al loro ritorno a Calais, i giocatori e l'allenatore, artefici di questo miracolo calcistico, furono accolti nel Palazzo del Comune, e salutati calorosamente da una enorme folla di tifosi accorsa per vedere i propri paladini affacciarsi sulla piazza principale.
Nessuno di questi giocatori decise di passare a giocare da professionista, nonostante le numerose richieste; l'unico che era stato in procinto di farlo era Mickaël Gerard, il gioiellino della squadra, che però ci ha poi ripensato.
Danilo Crepaldi
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