Nel calcio tedesco il cognome Müller suscita storicamente grandi emozioni nei tifosi di ogni età, essendo le più recenti epoche calcistiche segnate dalla presenza di campioni recanti tale denominazione.
Indubbiamente il più famoso di tutti è il prolifico Gerd Müller, che con i suoi 730 gol in carriera e le due affermazioni nel Pallone d'Oro può essere definito come un'autentica leggenda.
Attualmente abbiamo la possibilità di ammirare Thomas Müller, poliedrico giocatore del Bayern Monaco, in grado di coniugare in modo fenomenale i movimenti di un centrocampista con il fiuto del gol di una punta.
I tifosi dell’Inter e del Como ricorderanno sicuramente Hansi Müller, centrocampista dai grandi mezzi tecnici, ma di poco carattere, protagonista in Italia nella prima metà degli anni ’80.
I tifosi dell’Inter e del Como ricorderanno sicuramente Hansi Müller, centrocampista dai grandi mezzi tecnici, ma di poco carattere, protagonista in Italia nella prima metà degli anni ’80.
Probabilmente meno conosciuto è invece un altro grande attaccante, autore in patria ed in Francia di una vera e propria caterva di gol.
La media gol e le vittorie di Dieter Müller lo rendono eleggibile come uno dei più forti centravanti della storia calcistica tedesca.
I geni del calcio derivano direttamente dal padre naturale, il difensore Heinz Kaster (ex Sr.Pauli), mentre il cognome lo prende successivamente dal padre adottivo.
Nato ad Offenbach am Main nel 1954 muove i primi passi calcistici nel Kickers Offenbach, dove arriva ad esordire in prima squadra nel 1971 a soli 17 anni,
Le sue qualità vengono immediatamente notate dal Colonia, che decide di acquistarlo nel 1973, dando inizio ad un connubio altamente soddisfacente per ambo le parti.
Mette in mostra il suo famigerato fiuto del gol sin da subito, segnando con straordinaria regolarità e confermandosi come uno dei giovani più interessanti di tutta la Bundesliga.
Si può tranquillamente affermare che disponga del proverbiale "fiuto per il gol", che gli permette di essere al posto giusto nel momento giusto per sfruttare al meglio le imbeccate dei compagni.
Fisicamente dotato e longilineo si dimostra ottimo nel gioco aereo, mentre è rapido e preciso nelle conclusioni, trovando sempre la giusta coordinazione ed angolazione per piazzare il pallone alle spalle del portiere
Il meglio di se lo da nella stagione 1976/1977, dove si laurea capocannoniere del torneo con 34 reti in altrettante apparizioni, trascinando inoltre la squadra alla vittoria della Coppa di Germania.
La finale viene giocata ad Hannover contro l’Herta Berlino ed è sbloccata al 44' proprio da un gol di Müller; il pareggio di Horr rende però necessaria la ripetizione della partita, così come previsto dal regolamento.
Due giorni dopo il Colonia si impone per 1-0 grazie ad un altro gol del proprio cannoniere.
L’anno successivo vede i Caproni vincere il titolo nazionale dopo 14 anni di astinenza, prevalendo sul Borussia Monchengladbach solamente per la differenza reti, in virtù del minor numero di reti subite.
A completare un stagione strepitosa arriva anche la seconda vittoria consecutiva nella Coppa di Germania, grazie al successo per 2-0 contro il Fortuna Dusseldorf.
Müller è assoluto protagonista della stagione, vincendo nuovamente la classifica cannonieri con 24 realizzazioni in 33 presenze.
A questo campionato è legato un record da lui stabilito ed ancora esistente: il 17 agosto 1977 va a segno per ben 6 volte nella vittoria per 7-2 contro il Werder Brema.
Purtroppo non esistono immagini di tale indimenticabile match, a causa di uno sciopero dei cameramen proclamato per quella giornata.
Purtroppo non esistono immagini di tale indimenticabile match, a causa di uno sciopero dei cameramen proclamato per quella giornata.
Le successive stagioni vedono il Colona in leggera flessione in campionato, manifestando l’intenzione di privilegiare le coppe europee: la squadra raggiunge la semifinale di Coppa dei Campioni nella stagione 1978/1979 e quella di Coppa Uefa nel 1980/1981.
In entrambe le occasioni il prolifico attaccante non fa mancare il suo contributo in termini di gol, ma il Nottingham Forest prima e l’Ipswich Town dopo eliminano la squadra biancorossa.
Nel 1981 Müller matura la decisione di abbandonare il Colonia, cercando nuovo stimoli a Stoccarda. Abbandona il club dopo 248 partite di campionato e ben 159 reti realizzate, lasciando un profondo vuoto in ogni tifoso dei Caproni.
Con gli Svevi gioca un’unica stagione, conclusasi con un mediocre nono posto: l’attaccante fornisce comunque un accettabile rendimento, segnando 14 gol in 30 presenze.
Nel 1982 decide di misurare le sue doti di realizzatore accettando l’offerta dei francesi del Bordeaux, una delle squadre in ascesa del periodo.
La compagine girondina è allenata dal 1980 da Aimè Jacquet (futuro campione del mondo con la nazionale) che può contare su elementi quali Jean Tigana, Patrick Battiston, Alain Girsse e Bernard Lacombe.
Con l'arrivo di Müller la compagine transalpina trova lo stoccatore ideale per fare il decisivo salto di qualità.
Nelle tre stagioni passate a Bordeaux l'attaccante tedesco segna 43 reti in 93 apparizioni in campionato, vincendo il titolo nazionale per ben 2 volte (1983/1984 e 1984/1985).
La squadra si rende altresì protagonista di un ottimo cammino nella Coppa dei Campioni 1984/1985, arrivando fino alle semifinali, dove viene eliminata dalla Juventus, futura vincitrice del torneo nella tragica notte dell'Heysel.
La doppia sfida con la squadra torinese è comunque molto appassionante: nell'andata in Italia la squadra di Trapattoni si impone per 3-0, creando, sulla carta, i presupposti per un comodo passaggio del turno.
Nella gara di ritorno il Bordeaux gioca una grande partita, vincendo per 2-0 e arrivando davvero vicino a riequilibrare le sorti della qualificazioni. La prima è segnata proprio da Müller con un gol tipico del suo repertorio.
La compagine girondina è allenata dal 1980 da Aimè Jacquet (futuro campione del mondo con la nazionale) che può contare su elementi quali Jean Tigana, Patrick Battiston, Alain Girsse e Bernard Lacombe.
Con l'arrivo di Müller la compagine transalpina trova lo stoccatore ideale per fare il decisivo salto di qualità.
Nelle tre stagioni passate a Bordeaux l'attaccante tedesco segna 43 reti in 93 apparizioni in campionato, vincendo il titolo nazionale per ben 2 volte (1983/1984 e 1984/1985).
La squadra si rende altresì protagonista di un ottimo cammino nella Coppa dei Campioni 1984/1985, arrivando fino alle semifinali, dove viene eliminata dalla Juventus, futura vincitrice del torneo nella tragica notte dell'Heysel.
La doppia sfida con la squadra torinese è comunque molto appassionante: nell'andata in Italia la squadra di Trapattoni si impone per 3-0, creando, sulla carta, i presupposti per un comodo passaggio del turno.
Nella gara di ritorno il Bordeaux gioca una grande partita, vincendo per 2-0 e arrivando davvero vicino a riequilibrare le sorti della qualificazioni. La prima è segnata proprio da Müller con un gol tipico del suo repertorio.
Nell'estate del 1985 decide di abbandonare la Francia per andare in Svizzera, dove viene ingaggiato dal Grasshopper: l'avventura dura l'arco di 7 partite, dopo le quali il trentunenne attaccante decide di tornare in patria, per giocare nuovamente in Bundesliga con il Saarbrücken.
Per la prima volta vive una stagione di appannamento, giocando una stagione sottotono rispetto ai suoi normali livelli, arrivando a segnare solo 4 reti nelle 23 partite disputate.
Al termine della stagione opta per ritornare dove la sua carriera è iniziata, vale a dire nel Kickers Offenbach, squadra allora militante nella seconda divisione tedesca.
Nonostante una forma fisica non più ottimale riesce a giocare due positive stagioni, segnando 26 reti in 51 presenze.
Appena prima dell'inizio della stagione 1989/1990 decide di abbandonare definitivamente la carriera agonistica, anche per via di acciacchi che hanno contraddistinto le sue ultime annate di attività.
Al termine di questa analisi viene da chiedersi come mai un tale realizzatore non sia stato anche protagonista con la nazionale del suo paese.
In realtà Müller viene convocato per la prima volta dall'allora Germania Ovest nel 1975, scendendo però in campo solamente 12 volte, l'ultima delle quali nel 1980.
I numeri non rendono merito a quanto da lui offerto soprattutto nei grandi tornei tra nazionali, dove si erge sempre a grande protagonista.
Nell'Europeo del 1976 segna 3 reti in semifinale contro la Jugoslavia, 2 delle quali realizzate nei concitati tempi supplementari e quindi decisive per l'accesso alla finale.
Quest'ultima, vinta dalla Cecoslovacchia ai calcio di rigore, vede Müller segnare il primo gol per i tedeschi, prima che Holzenbein segni il definitivo 2-2.
Con 4 reti si laurea capocannoniere della fase finale, dimostrandosi decisivo anche al di fuori del contesto tedesco e guadagnando consensi a livello internazionale.
Due anni dopo è convocato per il Mondiale in Argentina dove, dopo non aver preso parte all'esordio contro la Polonia, segna la prima rete nella vittoria per 6-0 contro il Messico avversario della seconda partita.
La squadra allenata da Helmut Schon accede al secondo girone con Austria, Olanda ed Italia: l'attaccante del Colonia va a segno nel 2-2 contro la squadra olandese, ma la Germania Ovest viene eliminata anche a seguito della sconfitta per 3-2 contro l'Austria, in quella che viene ricordata come Il Miracolo di Cordoba per gli austriaci.
Come anticipato nel 1980 a soli 26 anni vede terminare la sua esperienza con la nazionale, dove le sole 12 apparizioni vengono nobilitate da ben 9 reti.
Probabilmente lo scarso feeling con la maglia della nazionale resta l'unico rimpianto di una carriera che lo ha visto imporsi come una dei centravanti più forti della sua epoca.
Negli annali restano comunque le sue strepitose cifre (249 gol in 454 partite di campionato) e la sua capacità di essere sempre decisivo nei momenti più importanti.
Nella memoria collettiva il suo nome merita di essere messo accanto ai Müller solo in apparenza più significativi o decisivi.
E visto il valore degli "altri" Müller non è certo cosa da poco.
Giovanni Fasani
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