mercoledì 10 ottobre 2018

L'IMPRESA DEI CRVENO-PLAVI

Tra la fine degli anni'80 e l'inizio degli anni'90 la Stella Rossa ha raggiunto l'apice assoluto della sua storia, imponendosi con una rosa leggendaria sia in Europa che nel mondo.
Quella indimenticabile compagine è ancora oggi considerata per valori tecnici una delle migliori di tale epoca calcistica, con alcuni dei componenti elevati, giustamente, al rango di fenomeni e considerati a tutti gli effetti la perfetta espressione dei valori del calcio balcanico.
Anche i più grandi però possono cadere, in quelle affascinanti rivisitazioni del confronto tra il possente Golia ed il piccolo Davide, da sempre presenti nel mondo del calcio.
Nel maggio del 1988 la squadra allenata dal grande Velibor Vasović viene sconfitta nella finale Coppa di Jugoslavia (ancora Coppa Maresciallo Tito) dal sorprendente FK Borac Banja Luka, in quegli anni matricola terribile della Prva Liga.


La squadra bosniaca, allenata dall'ex gloria locale Husnija Fazlić, conosce anch'essa in quegli anni un periodo indimenticabile, culminato appunto nella storica vittoria ottenuta al Partizan Stadium, oltretutto simbolica e personale rivincita della finale del 1974 persa contro l'Hajudk Spalato.

Il 4-3-3 studiato dal tecnico di Kozarac è dinamico ed al tempo stesso volto a mettere in risalto il talento presente nel reparto offensivo, il vero e proprio punto di forza della squadra.
Davanti all'esperto portiere Slobodan Karalić, nato e cresciuto proprio a Banja Luka con un passato nel campionato greco, viene schierata un linea di difensori a quattro, con Stojan Malbašić e Mario Mataja, anch'essi autoctoni, come esterni bassi: Malbašić in particolare è una colonna della squadra, per la quale gioca dal 1980, sviluppando nel corso della carriera un senso di appartenenza molto apprezzato dalla tifoseria.
Da Sanski Most proviene invece Milorad Bilbija, il quale con il croato Zvonko Lipovac forma un affiatata coppia centrale; le prestazioni di quest'ultimo gli varranno la chiamata della Dinamo Zagabria, dove confermerà solo in parte quanto mostrato con il Borac Banja Luka.
Leader tecnico e caratteriale della squadra è il capitano Damir Špica, nato anch'egli a Banja Luka ed in assoluto uno dei giocatori più forti della squadra.




Pur essendo di fatto un mediano, non è raro vederlo inserirsi in fase offensiva sfruttando tecnica e abilità balistica, dimostrandosi un giocatore estremamente completo e tatticamente sagace.
Completano il reparto il concreto centrocampista serbo Božur Matejić ed il bosniaco Nenad Popović  chiamati a sostenere un reparto offensivo e ad abbassare rapidamente e sistematicamente la propria posizione a seconda delle esigenze.
Come anticipato i tre attaccanti abbondano in quanto a tecnica ed estero, a cominciare dallo sloveno Suad Beširević, il quale oltre ad un affinato senso del gol emerge per rapidità di esecuzione e efficacia nel dribbling, qualità che lo porta a decentrarsi con continuità sulla parte sinistra dell'attacco.
Nel tridente Amir Durgutović funge da classico centravanti tattico, deputato a muoversi e a sacrificare la soddisfazione personale per favorire invece inserimenti e giocate dei compagni. Infaticabile e generoso, è solito sposarsi prevalentemente a destra qualora non tenti di occupare lo spazio nell'area di rigore.
Ad approfittare maggiormente di tale lavoro è Senad Lupić, senza ombra id dubbio il più forte attaccante a disposizione per classe e capacità realizzativa.


Sono appunti i suoi numeri a fare maggiormente impressione:104 gol in 150 partite in campionato, segnati principalmente da punta centrale, sfruttando fisico e doti tecniche notevoli.
A 28 anni l'attaccante nel pieno della maturazione tecnica e nell'ottica dell'economia è indubbiamente il giocatore che riesce a fare maggiormente la differenza.
Tra gli attaccanti a disposizione c'è anche Vladica "Vlado" Lemić, poco fortunato come calciatore, ma ora noto come influente agenti di calciatori.
Appare evidente come la base della rosa sia prevalentemente bosniaca, con le altre etnie perfettamente inserite in uno spogliatoio coeso ed affiatato, con i calciatori che si frequentano anche fuori dal campo.
L'esordio nella competizione è a dir poco roboante, con il malcapitato Radnik travolto in trasferta per 9-0, con mattatore uno scatenato Lupić mattatore con addirittura 5 reti segnate.
La strada per arrivare ai sedicesimi di finale è lunga e vede i successi, anche sofferti, contro Kozara (2-1), Elektrobosna (2-1), Rudar (2-1), Jedinstvo (3-2 ai rigori) e Leotar (4-1).
Finalmente arrivati ai sedicesimi i Crveno-Plavi si qualificano turno successivo battendo ai rigori l'Osijek, necessari per rompere l'equilibrio fermo sul risultato di 1-1 (reti di Beširević).
Anche negli ottavi di finale, prima fase ad andata e ritorno, la qualificazione si decide dagli undici metri, dopo che i due incontri contro lo Spartak Subotica si erano conclusi con un doppio 1-1:a Subotica va a segno ancora Beširević, mentre a Banja Luka apre le marcature Lupić, prima del pareggio ospite e del fortunato epilogo nella lotteria dei rigori.
I quarti di finale iniziano in modo traumatico per gli uomini di Fazlić, sconfitti a Novi Sad dal Vojvodina con un pesante 3-0, maturato tra l'altro nei primi 35 minuti di gioco.
Il ritorno al Gradski Stadion Banja Luka entra di diritto nella storia del club bosniaco, grazie ad una eccezionale prestazione culminata nel clamoroso successo per 6-1, alimentato da un sontuoso poker del solito Lupić .
In semifinale la sfida è contro un'altra matricola, il Prishtina, tignosa formazione della regione del Kosavo che impone un doppio pareggio al Borac (1-1 e 0-0), rendendo necessario un nuovo epilogo ai rigori; da segnalare come la rete nella gara di andata sia realizzata dal centrocampista croato Albert Pobor, una delle alternativa in zona mediana.
Dagli undici metri Popović, Lupić, Durgutović  e Beširević si dimostrano infallibili, mentre il Prishtina realizza solo il tentativo di Kujtim Shala, consentendo lo storico approdo in finale contro la già citata Stella Rossa.
Il match è estremamente equilibrato, con il Borac che tiene perfettamente il campo, imbrigliando al meglio i temibili Robert Prosinečki, Dragiša Binić, Borislav Cvetković, Žarko Đurović e soprattutto il fenomenale Dragan "Piksie"Stojković, riuscendo anche a riproporsi con efficacia.
In uno di questi tentativi, al 60° minuto, una discesa di Durgutović  viene conclusa con un preciso cross che Lupić impatta alla perfezione di testa, battendo l'incolpevole Stevan Stojanović.


L'entusiasmo per il vantaggio si trasforma in una strenua ma ordinata resistenza agli attacchi della Stella Rossa, fino a quando all'81°minuto non diventa protagonista l'arbitro Blažo Zuber, il quale giudica da calcio di rigore un normale spalla a spalla tra Bilbija e Goran Milojević in area del Borac: le proteste dei Crveno-Plavi sono veementi, ma il direttore di gara è irremovibile nel confermare la contestabile decisione.
Dal dischetto si presenta Stojković il quale incredibilmente tenta uno "scavetto" (o cucchiaio) che viene bloccato in presa da Karalić, abile a restare fermo fino all'ultimo: non è dato sapersi se la decisione di non buttarsi sia dipeso da una sua intuizione circa le intenzioni dell'avversario, oppure se la lunga rincorsa di Piksie lo abbia in parte spiazzato.


L'estremo difensore bosniaco calcia immediatamente via il pallone, con un gesto di stizza che sembra destinato al giudice di gara e che serve a sfogare la rabbia e la frustrazione per una decisione che avrebbe potuto cambiare l'esito della contesa; con un'ottica ancora più maliziosa si potrebbe pensare che il portiere si prenda anche una personale rivincita verso una squadra che lo aveva scaricato nel 1984.
Il Borac resiste fino alla fine, potendo così alzare per la prima volta nella sua storia l'ambito trofeo, regalando una gioia immensa ai proprio tifosi, i quali invadono pacificamente piazza Krajina a Banja Luka.



La resistenza offerta e l'ardore con la quale la squadra ha giocato tutta la competizione tengono fede al nome Borac, letteralmente traducibile come Lottatore.
Tra le favole che il calcio ogni tanti ci regala vale la pena inserire anche quella indimenticabile dei Crveno-Plavi di Banja Luka!






Giovanni Fasani







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