domenica 2 settembre 2018

UN PO' DI GLORIA PER IL "PAESE DEGLI UOMINI NERI"

Nel 1970 a pochi mesi dal suo insediamento il presidente sudanese Ja'far al-Nimeyri ritiene che per il suo paese sia giunto il tempo di riorganizzare la Coppa d'Africa, dopo aver ospitato la prima edizione del 1957, nonostante la situazione sociale sia a dir poco critica.
Dal 1955 è in corso in Sudan una sanguinosa guerra civile tra il governo centrale e gli indipendentisti del Sud, con la conseguenza che le già precarie condizioni di vita della popolazione arrivino davvero a livelli disumani, rendendo il paese uno dei più poveri del pianeta.
Fedele alla sua politica di riforma del paese, con lo sport in primo piano, collegata alla necessità/volontà di consolidare il suo ruolo di quarantenne leader, Ja'far al-Nimeyri ottiene l'organizzazione della competizione, consentendo ai Sokoor Al-Jediane (i Falchi di Jediane) di tornare a competere a livello continentale dopo sette anni.
I fasti degli anni'50, con la rappresentativa capace di raccogliere un secondo posto e due posti, sembrano davvero lontani, come inevitabile conseguenza del clima di terrore e delle pessime condizioni di vita  presenti nel povero stato arabo-africano.
Anche a livello logistico le risorse a disposizione sono limitate, tant'è che gli stadi a disposizione sono solo due per tutti e sedici gli incontri in programma: lo stadio Wad Madani dell'omonima città e lo stadio Internazionale di Khartoum ospitano i due gironi iniziali, con la capitale designata per essere la sede delle semifinali e delle due finali.
Gli addetti ai lavori attribuiscono alla viglia poche possibilità di successo ai padroni di casa, ma la spinta di un pubblico voglioso di avere qualcosa per il quale essere orgoglioso e le pressioni del presidente ribaltano il pronostico: il Sudan vince infatti la Coppa d'Africa, battendo in finale il grande favorito Ghana, etichettato da tempo come il Brasile d'Africa.


Grandi meriti vanno al commissario tecnico Abdel-Fattah Hamad Abu-Zeid, il quale pescando gioco forza nel campionato locale allestisce una rosa tenace e di indubbia qualità, rivelandosi un ottimo gestore di risorse, destreggiandosi tra le tante pressioni subite.
Il suo compito è aggravato al fatto di essere subentrato in corsa al cecoslovacco Jiří Starosta, rimosso dall'incarico alla vigilia del torneo, dopo aver condotto la squadra durante le infruttuose qualificazione per il Mondiale (alcune fonti lo indicano comunque come commissario tecnico anche nel 1970).
L'analisi dei componenti della squadra non può non tenere conto delle difficoltà nel reperimento delle fonti, talvolta in contrasto tra loro anche in merito alle formazioni delle singolo partite; altresì le poche cifre a disposizione fanno prese con le pinze, considerando che leggenda e scarsa disponibilità di archivio hanno inevitabilmente aggiunto una "tara" a dati quali presenze e gol.
Anticipo inoltre come ai giocatori sudanesi venga sovente attribuito un soprannome, con il quale vengono ricordati ed indentificati anche in documenti ufficiali, rendendo talvolta difficile abbinare lo stesso al nome di battesimo.
Tra i pali la fiducia viene accordata a Abdel-Aziz Abdellah Abdel-Rahman dell'Al-Merrikh Sporting Club, battuto solamente tre volte nell'arco dell'intero torneo.
Davanti a lui troviamo Mahmoud Saad Salim, per tutti "James", Awad Nasr Musa localmente noto come "Koka", il capitano Mohammed Amin Zaki e Saleh Samir Fahmy a formare una corpulenta retroguardia a quattro.
In mezzo al campo il tecnico si affida a Bushara Wahba Ahmed e Azzedeen Osman Ahmed Suliman El-Shahir, detto il "El Dahish per ignoti motivi, i quali agiscono quale elementi di raccordo tra difesa ed attacco, con compiti prevalentemente di contenimento.
Molto più complessa è la composizione tattica del reparto offensivo, il quale può essere visto con due ali larghe e due punte o un trequartista a sostegno di tre attaccanti.
A farla da padrone è Nasr El-Din Abbas, stella assoluta dell'Al-Hilal con il quale ha segnato più di 200 gol in carriera e con il quale ha ottenuto i primi successi a partite dal 1965.
Pur non essendo una vera punta Jaxa" riesce  trovare la rete con estrema facilità, imponendosi come uno dei trascinatori anche nell'ambito della nazionale, con la quale è stato grande protagonista nel torneo del 1963, quando con tre gol ha di fatto portato la squadra in finale, malamente persa poi contro il Ghana.
Altra stella assoluta della rappresentativa è Haydar Hassan Haj Al-Sidig sempre dell'Al-Hilal, la cui rapida e continua crescita tecnica gli vale nomignolo di "Ali Gagarin".


Le statistiche gli attribuiscono più di 350 gol, chi l'ha visto lo indica come un giocatore velocissimo e letteralmente incontenibile per gli avversari; facile, in tal senso, trovare un senso al suo soprannome, con Ali quale "più alto" e Gagarin in riferimento al leggendario Jurij che nel 1961 fu il primo uomo ad andare nello spazio.
Poco conosciuto fuori dai confini africani è invece un mito nel continente, tant'è che viene citato come idolo da molti calciatori africani della passata generazione.
DI non meno conto è la presenza di Mohammed El-Bashir Ahmed Bakheit, agli annali come "El-Isied", sulla carta un comprimario dei due sopracitati, ma che saprà nel corso del torneo ricavarsi un posto nella storia calcistica del Sudan;curiosamente è l'unico giocatore a giocare a Wad Madani, nelle file dell'Al-Ahli SC.
Completa l'undici titolare Hasab El-Rassoul Omer, noto ai tifosi dell'Al-Hilal come "Hasabu El-Saghir", perfettamente a suo agio in un reparto che ricalca quasi per intero quella della squadra di club. Altro elemento rapido e sgusciante, devo il suo nomignolo proprio al fisico minuto (Saghir=Piccolo).
Con questi undici il Sudan prende parte alla competizione venendo inserito nel gruppo A con Camerun, Costa d'Avorio e Etiopia, a prima vista un girone equilibrato con gli ivoriani apparentemente superiori.
L'esordio è comunque altamente convincente, dal momento che la selezione etiope viene schiantata con un sonante 3-0, grazie alle reti di Ali Gagarin, Hasabu El-Saghir e Jaxa.
L'inevitabile entusiasmo scoppiato nella capitale Khartoum viene smorzato dalla sconfitta per 1-0 contro la Costa d'Avorio, scaturita da un gol di François Tahi ad un minuto dalla fine; inevitabile quindi per i padroni di casa battere il Camerun nell'ultima partita del raggruppamento.
Sospinta dal proprio pubblico i Sokoor Al-Jediane sconfiggono i Leoni Indomabili per 2-1 grazie alle reti degli ispiratissimi Jaxa e Hasabu El-Saghir, intervallate dal momentaneo pareggio di Jean- Marie Tsébo.
Il secondo posto conquistato alle spalle della Costa d'Avorio consente al Sudan di accedere alla semifinale dopo l'avversario da affrontare è la Repubblica Araba Unita, un'entità statuale formata da Siria ed Egitto, formalmente in essere dal 1958 con la presenza anche dello Yemen del Nord.
In una sfida dura ed equilibrata le due squadra sembrano attendere la parte finale per cercare di dare una svolta al match: all'83° El-Isied porta in vantaggio i padroni di casa, ma la gioia dura un solo minuto, in quanto Hassan El-Chazli trova immediatamente il pareggio, portando la partita ai supplementari.
El-Isied è però scatenato ed al 102° trova nuovamente la rete, difesa con i denti dal Sudan che, con sofferenza, guadagna lo storico accesso alla finale.

A separarlo dalla vittoria, come detto, il Ghana, che viene battuto per 1-0 grazie ad un'altra rete di El-Isied, assoluto protagonista della fase finale del torneo.
Nell'inevitabile gioia del dopo partita c'è spazio anche per un piccolo giallo, dal momento che il Ghana decide di boicottare la cerimonia di premiazione, ufficialmente come protesta per la procedura che li vorrebbe premiati dopo il Sudan.
Il presidente Nimeyri, poco avvezzo a tollerare proteste, risponde a tale atteggiamento imponendo alla selezione ghanese di lasciare il territorio del Sudan in 24 ore.
Una volta tanto a Khartoum può gioire per qualcosa, finendo almeno per una volta per dimenticarsi degli immensi problemi di un paese disastrato.
Inutile aggiungere come la soddisfazione perla vittoria del 1970 sia complessivamente effimera e temporanea, dal momento che, anche dopo la caduta del regime di Nimeyri, il paese non troverà mai stabilità, con guerra interne, carestie, colpi di stato e connesse dittature a flagellare un paese poverissimo.
Dal punto di vista calcistico la nazionale riuscirà saltuariamente a raggiungere la fase finale della Coppa d'Africa, con i quarti di finale del 2012 come miglior risultato; la brillante generazione degli anni'70 non ha trovato eredi e non è stata presa come esempio per implementare un movimento credibile e qualitativo.


In un contesto dove le tematiche sportive sono l'ultima della preoccupazioni, sembra bello pensare che almeno per una volta i sudanesi hanno potuto rispettare al proprio motto nazionale: al-naṣr li-nā (La Vittoria è Nostra).






Giovanni Fasani



(Fonti: www.minutosettantotto.it)

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